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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-02072011-152643


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
NANNERINI, CATERINA
URN
etd-02072011-152643
Titolo
Strategia aziendale, Intangible Assets ed Etica aziendale: spunti critici di analisi per la valutazione delle performance aziendali
Settore scientifico disciplinare
SECS-P/07
Corso di studi
ECONOMIA AZIENDALE
Relatori
tutor Prof. Marchi, Luciano
Parole chiave
  • Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
02/05/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
La misurazione delle performance aziendali ha sempre rivestito un ruolo basilare nella gestione dell’impresa e l’interesse scaturente dall’argomento ha favorito, negli ultimi decenni, la creazione di modelli e metodologie finalizzati all’individuazione di tutti i fattori tangibili ed intangibili, che influiscono su di essa. Infatti dall’inizio degli anni ottanta si è andata sempre più diffondendo l’idea che gli strumenti tradizionalmente usati per misurare l’andamento di un’impresa non fossero più sufficienti ad orientare la gestione di aziende che operavano sempre più in mercati competitivi.
Sul tema della misurazione delle performance aziendali si è sviluppata un’ampia letteratura formatasi sia grazie al contributo di accademici sia di professionisti provenienti in modo particolare dal mondo della consulenza, tanto che le nuove metodologie di misurazione delle performance sono spesso basate su differenti prospettive e presupposti che però devono tenere conto della fisiologica evoluzione dell’impresa in quella che viene definita l’era dell’economia della conoscenza .
In questo lavoro ci si prefigge non tanto di ripercorrere più di trent’anni di letteratura e studi sulla materia quanto di riuscire ad analizzare quelle che comunemente vengono, ad oggi, ritenute le variabili maggiormente critiche per quanto concerne la tematica della valutazione delle performance aziendali. Verrà trattata pertanto la tematica della strategia aziendale in quanto le aziende esistono al fine di creare valore e la creazione di quest’ultimo sta diventando regola basilare nella competizione internazionale a cui nessuna impresa può permettersi di sottrarsi.
Le imprese devono sempre più soddisfare le attese dei vari interlocutori con cui operano . Appare quindi evidente che le aziende si trovano al centro di una complessa catena di giudizi di valore . Tutte le imprese per sopravvivere devono perseguire delle condizioni di equilibrio economico creando valore sia per gli interlocutori esterni che interni ad essa. Al pari dell’ambiente competitivo anche l’ambiente sociale ha assunto delle caratteristiche intrinseche molto complesse che devono essere affrontate dall’azienda nello stesso modo anticipatorio usato per le sfide commerciali in maniera da rappresentare l’azienda non più come mero strumento economico ma anche socio-economico. Il ruolo della strategia è quello di coniugare ed integrare in modo creativo i vari bisogni del mercato con le molteplici attese sociali. L’attuale tendenza è quella di un sistema organizzativo aperto e di un soggetto economico sociale. La logica basata sull’apertura dell’azienda verso l’ambiente circostante adottando un’ottica di interscambio reciproco sta a significare un mutamento radicale della cultura di impresa. In questa attività comunicativa vengono coinvolte prima di tutto le risorse umane dell’organizzazione permettendo il confronto delle conoscenze e delle idee dei soggetti che fanno parte del sistema economico. E’ necessario, quindi, un processo di analisi accurato in cui il governo dell’impresa, nella formulazione della strategia aziendale, deve ricercare una coerenza tra risorse e competenze interne, struttura e sistemi organizzativi, ambiente esterno e cultura aziendale in modo da elaborare una visione che abbia un orizzonte di lungo termine che coinvolga l’intera struttura dell’azienda.
Partendo dall’idea che la competitività di lungo periodo di un’impresa sia strettamente legata all’abilità di creare conoscenza ed apprendere continuamente si sostiene che le risorse interne aziendali abbiano delle loro competenze distintive difficili da imitare e di conseguenza non trasferibili .
La conoscenza è l’asset più importante delle imprese e rappresenta il differenziale competitivo di maggior valore; si tratta di un complesso processo di integrazione di una pluralità di conoscenze specialistiche e di risorse elementari, di un processo di apprendimento imprenditoriale, un orientamento condiviso che coinvolge ed impegna il management e tutto il personale nel suo insieme. In quest’ottica diventa centrale la figura dell’uomo in azienda, tanto che si parla di Knowledge worker in una prospettiva che deriva dalla considerazione che le persone in azienda sono i potenziali portatori di conoscenza in quanto produttori di idee, informazioni e concetti che consentono la comunicazione e la diffusione del sapere facilitando l’accesso di informazioni.
In contesti turbolenti come quelli attuali si pone attenzione anche agli aspetti dinamici della conoscenza, ai conseguenti cambiamenti evolutivi ed alla necessaria rivisitazione dei modelli di business aziendali. Si parla di una conoscenza che coinvolge anche l’organo di governo che, artefice della strategia aziendale e del sistema delle idee, del livello di conoscenza e dei processi di apprendimento aziendali ne è influenzato nell’ideazione e formazione della strategia.
I soggetti preposti all’area di governo dell’azienda detengono un certo margine di discrezionalità nel selezionare e sfruttare le opportunità ambientali, nel determinare la strategia da adottare e nell’impiegare in modo efficace ed efficiente lo stock di competenze e risorse che hanno a disposizione . Di conseguenza la diversità di competenze e risorse possedute da un’azienda rispetto ad un’altra diventano un punto chiave nel determinare il successo o meno dell’impresa. Questo vuol dire che il successo di un’impresa dipende dalle sue risorse che devono essere rare e difficilmente imitabili. Il funzionamento dell’azienda fa riferimento ad un insieme di attività sia cognitive, sia decisionali sia operative che interagiscono tra loro in quanto il sistema azienda è un complesso di variabili strutturali, di attività e di risultati in continuo rapporto con l’ambiente. Le variabili strutturali dell’azienda sono costituite da un insieme organizzato di risorse, materiali ed immateriali ma anche di competenza. Le risorse in senso stretto sono costituite da stock di fattori produttivi, sia materiali che immateriali, a disposizione dell’impresa, che vengono trasformati in prodotti o servizi mediante le azioni ed interazioni attivate dalle decisioni strategiche ed operative che si concretizzano nelle attività aziendali. Le risorse sono formate da fattori produttivi originari, ovvero lavoro e capitale, e dalle risorse immateriali. Queste risorse che possono essere acquisite direttamente sul mercato ma anche realizzate internamente all’azienda perdono valore una volte utilizzate e sono suscettibili di determinazione monetaria . All’interno della classe dei fattori immateriali possono essere configurati diversi patrimoni: il “patrimonio tecnologico”, quello “commerciale”, quello “direzionale” . Il concetto di risorse in senso stretto deve essere differenziato da quello delle competenze. In effetti possono essere individuate altre risorse immateriali che non sono riferite ad ambienti specifici della produzione aziendale ma all’attività generale dell’azienda e, anche se non suscettibili di misurazione monetaria, condizionano in maniere evidente la gestione aziendale: sono le risorse intangibili. Sono legate ai soggetti che operano interni all’azienda, ne rappresentano le qualità e le capacità di utilizzare le risorse in modo creativo, efficace ed efficiente.
Negli ultimi anni, inoltre, anche la tematica dell’etica e della coerenza aziendali e del loro effetto sulla performance aziendali è divenuto oggetto di ricerca sia in ambito imprenditoriale che accademico. L’etica come valore diffuso, attraverso la comunicazione, a tutti i livelli dell’organizzazione in maniera da diventare un asset strategico per l’impresa stessa.
Molti sono gli scritti e le ricerche che provano a fornire una spiegazione alla relazione sussistente tra elementi tanto differenti: uno prettamente filosofico ed umanistico come l’etica e la coerenza; ed un altro più pragmatico e quantitativo ovvero la gestione dell’impresa.
Nel corso dei decenni la dottrina ha approfondito molto la definizione di quella particolare inclinazione dell’etica che è l’etica aziendale ed allo stesso tempo molte aziende si sono dotate di strumenti atti alla definizione e misurazione del loro comportamento etico. Le motivazioni per le quali le imprese effettuino ingenti investimenti in questa direzione sono ancora oggetto di studio; certo è che l’impresa dovendo generare profitto ha come fine perseguito una legittimazione della propria reputazione nell’ambiente che la circonda. Per questo motivo le imprese, anche individuando differenti percorsi, hanno incrementato e comunicato i propri atteggiamenti etici non soltanto attraverso i codici etici ma anche sperimentando una moltitudine di reportistica periodica per rendere pubblici ed accertare i progressi/processi adottati dall’impresa inerenti alla responsabilità sociale. La difficoltà che si presenta sta nel fatto che per sua natura un comportamento etico è difficilmente misurabile e quantificabile tanto che i vari studiosi dell’argomento stanno ancora cercando di individuare delle metodologie di calcolo al fine di riuscire a trasformare un comportamento etico in performance aziendale.
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