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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02062023-101211


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ARENA, GIOSUE'
URN
etd-02062023-101211
Titolo
Protocollo di riatletizzazione post-trauma lesivo del Tendine d'Achille
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA' MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE
Relatori
relatore Nicolini, Ida
Parole chiave
  • achille
  • tendine
Data inizio appello
22/02/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/02/2093
Riassunto
L’elaborato affronta il tema della riatletizzazione a seguito di una lesione completa del Tendine d’Achille e conseguente intervento chirurgico di sutura (tenorrafia).
L’infortunio di entità traumatica è stato subito durante un’attività fisica amatoriale.
Nello specifico sono stati analizzati i diversi aspetti d’intervento con la descrizione degli elementi anatomici, clinici, diagnostici e terapeutici elaborati per il recupero attivo e funzionale dell’arto.
L’approfondimento è stato utile e interessante perché ha permesso una visione più chiara della zona tendineo-calcaneare, al fine di programmare e attuare un protocollo di allenamento idoneo ed efficace per il recupero funzionale del paziente.
Il caso analizzato è riconducibile a un soggetto maschile di mezza età che, a seguito dell’infortunio e poi all’intervento chirurgico di saturazione del Tendine danneggiato, è stato indirizzato in un percorso di riatletizzazione. È bene precisare che il paziente, durante la prima fase di allenamento, ha subito una recidiva che ne ha rallentati i tempi previsti di guarigione.
Nella prima parte della tesi, per meglio comprendere le dinamiche che sollecitano la zona tendinea calcaneare, sono stati esposti alcuni fondamenti dell’anatomia concernente i muscoli del gastrocnemio, del soleo, e dell’inserzione tendinea in corrispondenza dell’osso del calcagno. È stato evidenziato come l’irrorazione sanguigna, la componente nervosa e la risposta biomeccanica diversificata, possano influenzare i fattori di rischio e le zone vulnerabili dei soggetti rendendoli più vulnerabili al rischio di infortuni. Nello specifico è stata illustrata la dinamica del trauma lesivo, gli esami diagnostici, i test eseguiti e il trattamento conservativo utilizzato per capire l’esatta funzionalità residua comparandola con l’arto sano. Sono state esposte, in modo marginale, alcune tecniche chirurgiche che consentono di comprendere e confermare la condizione clinica del paziente a seguito dell’intervento e conseguentemente i tipi d’immobilizzazione dell’arto e le tempistiche d’utilizzo di quest’ultime.
Nella seconda parte, una volta stabilito il deficit funzionale del paziente e gli obiettivi terapeutici da raggiungere, sono stati stabiliti le tecniche e i protocolli da utilizzare per il trattamento fisioterapico e di riatletizzazione, mettendo a confronto il protocollo di lavoro specifico, utilizzato in questo caso, con il protocollo standard previsto in questi casi.
Nello specifico sono state dettagliate tutte le attività fisiche utilizzate dal paziente durante le sedute terapeutiche in palestra e le relative attrezzature innovative utilizzate. Con l’ausilio di test specifici, sono stati invece evidenziati gli scompensi e i progressi benefici ottenuti grazie alle terapie elettromedicali che hanno migliorato lo stato clinico del paziente e ottimizzato il corretto processo di guarigione.
Il protocollo di lavoro specifico, finalizzato al recupero funzionale del paziente, è stato inizialmente concordato da un’equipe formata da un osteopata, un fisioterapista, un ortopedico e un chinesiologo, e personalizzato esclusivamente per quel tipo d’infortunio e per quel tipo di soggetto che, non essendo uno sportivo agonista, non ha avuto particolari esigenze nel ridurre i tempi di recupero.
L’obiettivo prefissato in questo protocollo specifico, è stato il pieno recupero delle facoltà motorie residue possibili da ottenere. Si è pensato che il migliore approccio per iniziare la fase di riatletizzazione fosse l’attività fisica in una piscina riabilitativa controcorrente.
La peculiarità fondamentale nell’esecuzione di uno sforzo motorio nell’acqua, ha reso la scelta semplice e scontata, ed è basata sul principio fisico del galleggiamento di un corpo in un liquido.
Infatti, grazie allo scarico gravitazionale del corpo immerso, si riesce a svolgere compiti motori in condizioni di sicurezza poiché il peso corporeo, non influisce sulla parte lesa, e si riesce a svolgere degli esercizi che sono vivamente sconsigliati a corpo libero in palestra sia per il rischio di recidiva sia per le condizioni di scarsa forza e mobilità che limita in queste tipologie d’infortunio.
Con questa terapia, il paziente ha ottenuto notevoli benefici sia per quanto riguarda la riduzione dell’infiammazione e del gonfiore nella zona operata, sia per la riacquisizione di mobilità della caviglia, sia per potenziamento della forza del tricipite della sura e la componente propriocettiva.
Questo protocollo ha permesso evidenti miglioramenti della funzionalità dell’arto nel breve periodo e di conseguenza anche un netto miglioramento sia nella postura statica, sia nella dinamica dello schema del passo.
Grazie ai risultati ottenuti si è ritenuto opportuno, affinché fossero incrementati i progressi fin qui ottenuti delle funzionalità fisiche del paziente, continuare il recupero attivo in palestra, dove è stato possibile lavorare in maniera specifica nei singoli gesti e nelle singole abilità.
In palestra sono state incrementate gradualmente, in primis la propriocezione e la mobilità, e poi sul recupero della forza statica e dinamica.
I risultati sono stati sorprendenti perché ottenuti in poco tempo considerando il rapporto tra funzione specifica e periodo intercorso. Il paziente, infatti, ha ricominciato a correre già dopo soli quattro mesi dall’infortunio recidivo.
La bibliografia contenuta nell’elaborato, è stata realizzata in parte tramite ricerca effettuata sul portale di “PubMed” e in parte tramite l’ausilio di testi cartacei che trattavano in modo specifico le varie materie di: anatomia, ortopedia, fisiologia, istologia e biomeccanica dello sport.
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