Tesi etd-02062013-145827 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ROMBOLI, GABRIELE
URN
etd-02062013-145827
Titolo
Mercati finanziari e prezzi delle commodities. Non è solo una questione di domanda e offerta.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof.ssa Ruiz, Maria Laura
Parole chiave
- Commodities
- financialitazion
- fondamentali
- futures
- hedging
- Index traders
- price
- Speculazione
Data inizio appello
28/02/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Introduzione
A partire da metà degli anni 2000 si è assistito a una dinamica crescente e più volatile dei prezzi delle commodities. Tale comportamento ha avuto un apice proprio nel 2008, cui a seguito un drastico calo dei prezzi per poi recuperare verso la fine della crisi finanziaria. Molteplici cause hanno sicuramente avuto un ruolo, dalla crescente domanda di commodities da parte dei paesi in via di sviluppo, fino al basso livello delle scorte, e in particolare per le commodities alimentari un decennale underinvestiment nel settore unito al crescente utilizzo dei biocarburanti.
Non vi è invece consenso unanime rispetto al ruolo avuto dai mercati finanziari. Se tradizionalmente esso era dominato dalle esigenze degli hedgers, con la recente financialization del settore, un enorme flusso di risorse da parte di operatori finanziari si è indirizzato nei futures/opzioni su commodities trattandoli come veri e propri asset. In larga parte esso è dovuto dalla scoperta di una correlazione negativa fra i futures su commodities e altri assets come bonds e stocks. In particolare è sorta una nuova categoria di operatori, i cosiddetti commodity index traders, che investono parte delle proprie risorse in un paniere variegato di futures su commodities, appunto per beneficiare della diversificazione.
L’idea alla base è che la crescente domanda di futures da parte degli speculatori sul lato long del mercato abbia messo pressione sui prezzi portando quindi a influenzare il mercato spot delle commodities. La bolla speculativa sarebbe poi scoppiata, rivolgendo i soldi degli speculatori verso assets più sicuri. Tale visione si scontrerebbe con le Efficient-Market-Hypotesis, e non sarebbe comprovata da alcuni metodi empirici indiretti, che tuttavia si baserebbero in larga parte su dati non affidabili. Altri metodi indiretti basandosi invece sui prezzi dei futures delle commodities avrebbero trovato risultati tali da far pensare ad un ruolo destabilizzante della speculazione, e quindi alla possibilità che la financialization del settore sia un ulteriore causa dell’andamento dei prezzi relativi al periodo 2005-2009.
La speculazione in tal caso avrebbe acuito i movimenti di prezzo spostandoli dai suoi fondamentali sia verso l’alto che verso il basso, ne risulta una minore funzionalità del mercato dei futures sia nella sua funzione di trasferimento del rischio per gli hedgers sia nella sua funzione di price discovery, inoltre avrebbe aggravato in particolare per le commodities alimentari la situazione di povertà nei paesi emergenti.
A partire da metà degli anni 2000 si è assistito a una dinamica crescente e più volatile dei prezzi delle commodities. Tale comportamento ha avuto un apice proprio nel 2008, cui a seguito un drastico calo dei prezzi per poi recuperare verso la fine della crisi finanziaria. Molteplici cause hanno sicuramente avuto un ruolo, dalla crescente domanda di commodities da parte dei paesi in via di sviluppo, fino al basso livello delle scorte, e in particolare per le commodities alimentari un decennale underinvestiment nel settore unito al crescente utilizzo dei biocarburanti.
Non vi è invece consenso unanime rispetto al ruolo avuto dai mercati finanziari. Se tradizionalmente esso era dominato dalle esigenze degli hedgers, con la recente financialization del settore, un enorme flusso di risorse da parte di operatori finanziari si è indirizzato nei futures/opzioni su commodities trattandoli come veri e propri asset. In larga parte esso è dovuto dalla scoperta di una correlazione negativa fra i futures su commodities e altri assets come bonds e stocks. In particolare è sorta una nuova categoria di operatori, i cosiddetti commodity index traders, che investono parte delle proprie risorse in un paniere variegato di futures su commodities, appunto per beneficiare della diversificazione.
L’idea alla base è che la crescente domanda di futures da parte degli speculatori sul lato long del mercato abbia messo pressione sui prezzi portando quindi a influenzare il mercato spot delle commodities. La bolla speculativa sarebbe poi scoppiata, rivolgendo i soldi degli speculatori verso assets più sicuri. Tale visione si scontrerebbe con le Efficient-Market-Hypotesis, e non sarebbe comprovata da alcuni metodi empirici indiretti, che tuttavia si baserebbero in larga parte su dati non affidabili. Altri metodi indiretti basandosi invece sui prezzi dei futures delle commodities avrebbero trovato risultati tali da far pensare ad un ruolo destabilizzante della speculazione, e quindi alla possibilità che la financialization del settore sia un ulteriore causa dell’andamento dei prezzi relativi al periodo 2005-2009.
La speculazione in tal caso avrebbe acuito i movimenti di prezzo spostandoli dai suoi fondamentali sia verso l’alto che verso il basso, ne risulta una minore funzionalità del mercato dei futures sia nella sua funzione di trasferimento del rischio per gli hedgers sia nella sua funzione di price discovery, inoltre avrebbe aggravato in particolare per le commodities alimentari la situazione di povertà nei paesi emergenti.
File
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