L’obiettivo principale del lavoro di tesi riguarda la bonifica di sedimenti marini di dragaggio mediante tecniche di disinquinamento biologiche (bioremediation). La caratterizzazione dei sedimenti ha evidenziato 2 problematiche principali: 1) la struttura fisica compatta e asfittica e 2) la presenza di inquinanti organici ed inorganici (idrocarburi e metalli pesanti). Per il miglioramento delle caratteristiche fisiche dei sedimenti, sono state allestite prove in microcosmo, che hanno previsto il miscelamento dei sedimenti con diversi materiali organo-minerali: a) sansa (residuo solido ligneo-cellulosico derivante dalla lavorazione delle olive); b) terreno di scavo (terreno derivante dalla macinazione di materiali per l’edilizia e di scavo) e c) compost (materiale organico ottenuto dal processo di vermicompostaggio). Le analisi eseguite sulle miscele hanno dimostrato che l’aggiunta di questi materiali organo-minerali migliora le caratteristiche chimico-fisiche e biologiche dei sedimenti di dragaggio, riducendo la compattazione, eliminando i problemi di fitotossicità, apportando maggiore contenuto di nutrienti (carbonio e azoto) e aumentando l’attività microbica. Quindi, questa prima fase sperimentale ha permesso di individuare una miscela con caratteristiche simili ad un suolo agricolo naturale (tecnosuolo), capace cioè di sostenere la germinazione e la crescita di specie vegetali. Sulla base della reperibilità e dei costi, la scelta è stata indirizzata verso l’utilizzo della miscela composta da sedimento e terreno di scavo. Con queste caratteristiche il tecnosuolo può essere sottoposto a fitorimediazione, tecnica di disinquinamento biologico che prevede l’utilizzo delle piante per favorire l’abbattimento degli inquinanti organici e inorganici. Sono stati allestiti esperimenti preliminari per testare l’addattabilità di specie vegetali al tecnosuolo; le piante usate sono state: Girasole (Helianthus annus), Loglierella (Lolium perenne), Agrostis, Avena sativa, Alisso (Alyssum saxatile) e Paspalum vaginatum. I risultati hanno individuato il Paspalum vaginatum come specie vegetale con migliore crescita, grazie alla elevata tolleranza alla salinità e buona adattabilità a suoli compatti (argillosi). Infine è stata valutata la capacità fitoestrattiva del Paspalum vaginatum utilizzando diversi chelanti chimici (EDTA) ed organici (Acido Citrico e Acidi Umici), al fine di aumentare la disponibilità di metalli pesanti e favorire l’assorbimento da parte della pianta. Gli obiettivi futuri di ricerca sono quelli di testare l’efficacia della tecnica di fitoestrazione dei sedimenti in prove pilota su mesocosmi e di associare colture per garantire una continua copertura vegetale al fine di ridurre i tempi di bonifica