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Thesis etd-02052021-094050


Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
MASTANTUONO, ARMANDO
URN
etd-02052021-094050
Thesis title
Paradosso di Easterlin: spiegazioni del puzzle e rilevanza degli indici economici e dei dati sulla felicita
Department
ECONOMIA E MANAGEMENT
Course of study
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Supervisors
relatore Prof.ssa Vergari, Cecilia
Keywords
  • decision making
  • Easterlin paradox
  • happiness
  • revealed preference
  • utility
Graduation session start date
22/02/2021
Availability
Full
Summary
Gli Stati occidentali, anche se con tassi e in periodi diversi, dal secondo dopoguerra hanno tutti registrato una buona crescita economica. Sempre più persone hanno avuto accesso a beni di consumo grazie a maggiori redditi. Tuttavia, sono frequenti gli studi che testimoniano una non crescita dei livelli di felicità negli stessi Stati che hanno conosciuto e si sono sviluppati grazie al boom economico. Parallelamente a queste analisi, si sono sviluppate ricerche scientifiche in grado di spiegare questo apparente paradosso e hanno indagato sull’affidabilità dei dati sul benessere soggettivo. Ci vorrà ancora tempo per formulare una teoria completa sull’argomento e ancora ci si interroga sulla validità degli indici economici tradizionali (PIL, tasso di disoccupazione, tasso di inflazione…) che hanno guidato e continuano a indirizzare le politiche economiche. Quanto è sbagliato sostituire questi dati con quelli sulla felicità? Come quest’ultimi possono aiutare i decisori politici a correggere quei comportamenti che portano gli agenti economici ad essere insoddisfatti?

Since the second world war, western state, though with different rates and throughout different times, have been recording a fairly good economic growth. More and more people have been given access to consumer goods due to higher incomes. However, across the same regions which experienced the post-war economic expansion, several studies have established that life satisfaction and happiness do not increased with incomes. Along with these theories, other scientific researches have been able to explain the apparent paradox and have investigated the reliability of subjective well-being data. A more comprehensive theory on the topic requires definitely more time, and still we interrogate ourselves upon the validity of traditional economic indicators (GDP, unemployment rate, inflation rate…) that drive economic policies. Is it so procedurally inaccurate replacing this type of data with data generated by happiness? How can they support policy maker in correcting the behaviour of dissatisfied people?
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