Tesi etd-02042021-090548 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BAZZICHI, EMANUELE
URN
etd-02042021-090548
Titolo
Labour Productivity and Structural Change
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
ECONOMICS
Relatori
relatore Prof. Fiaschi, Davide
Parole chiave
- apprendimento
- cambiamento strutturale
- crescita economica
- economic growth
- labour productivity
- learning
- produttività del lavoro
- progresso tecnologico
- structural change
- technological progress
Data inizio appello
22/02/2021
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo lavoro vuole essere un’indagine riguardo alle trasformazioni sottostanti a un’economia durante il processo di crescita, con una particolare attenzione alla dinamica della produttività del lavoro ed è basato sul modello di crescita multi-settoriale di Pasinetti. Abbiamo anche esaminato i cambiamenti nella struttura dell’impiego e nelle quote di reddito nazionale destinate al lavoro e al capitale in Italia. Inoltre, siamo anche andati ad analizzare il sistema economico ad un livello maggiore di disaggregazione per tenere conto delle relazioni di interdipendenza tra i diversi campi di attività.
Il tentativo è quello di rendere le persone, in particolare gli economisti, più consapevoli che soffermarsi su un’analisi aggregata nasconde molte informazioni riguardanti la dinamica delle variabili economiche di interesse e riguardo alla struttura dell’economia continuamente in cambiamento. L’attore principale dietro queste trasformazioni è il progresso tecnologico che, con la sua natura cumulativa e di continuità, porta i lavoratori – possibilmente sostituiti dalle nuove macchine – a fronteggiare la sfida della disoccupazione e li forza ad un’intensa attività di apprendimento.
Lo stato della conoscenza di una società è estremamente importante, ma non sufficiente. Sebbene la conoscenza può essere considerata un bene pubblico che gode di una sorta di proprietà di “libera scala”, cioè può essere riprodotta a basso costo o addirittura gratuitamente, spesso essa comporta apprendere in pratica come eseguire le operazioni richieste in uno specifico processo produttivo e l’unico modo per fare ciò, è tramite l’esperienza lavorativa. L’apprendimento attraverso la pratica è un’attività chiave per ottenere le abilità e competenze necessarie, ma spesso necessita di periodi di formazione e, in generale, di tempo.
I lavoratori hanno bisogno di tempo per imparare ad usare le nuove macchine, ma il progresso tecnico rivoluziona continuamente il mondo e questo implica che anche il suddetto apprendimento debba essere un’attività continua. Tutto questo per dire che la crescita è tutt’altro che un processo “dolce”, ma è piuttosto “dolorosa” e può anche comportare lunghi periodi di disoccupazione dato che la riallocazione di disoccupati non è una sfida di facile soluzione.
C’è anche un altro fattore importante: la domanda. In un’economia in crescita, la struttura della domanda cambia e i consumatori devono prima imparare le proprie preferenze riguardo i nuovi prodotti che non esistevano prima o che non potevano permettersi. Ma il progresso tecnologico, se direzionato verso settori con una domanda satura, perde tutti i suoi effetti benefici; le innovazioni devono essere dirette verso settori con una crescente domanda se il pieno impiego vuole essere raggiunto o mantenuto.
Le produttività del lavoro settoriali riflettono il risultato “netto” della spinta data dal progresso tecnico da una parte e dall’attività di apprendimento dall’altra; per questo ci siamo concentrati sui loro movimenti per l’economia italiana nel ventennio 1995-2015. Per considerare le relazioni inter-industriali, abbiamo usato il concetto di integrazione verticale, come descritto nell’analisi di Pasinetti. Ciò è necessario perché aumenti o cali della produttività in un’attività, non restano confinati dove si sono originati, ma si propagano anche negli altri settori.
Infine, abbiamo cercato una possibile correlazione tra i tassi di crescita dei salari e delle produttività poiché questo potrebbe essere un utile indizio riguardo ai possibili fattori dietro il declino della quota di reddito nazionale destinata ai lavoratori. Tale declino è pericoloso e alimenta le paure di alcuni economisti verso il ritorno ad un periodo caratterizzato da elevati livelli di disuguaglianza propri dell’epoca vittoriana.
This work tries to be an enquiry into the transformations undergoing an economy during the process of growth with a particular focus on the dynamics of labour productivity and is based on Pasinetti’s multi-sectoral growth model. We also looked at the changes in the employment structures and in the shares of national income going to labour and capital in Italy. Moreover, we have gone to analyze the economic system at a more disaggregated level in order to take into account the relations of interdependence among the different branches of activity.
The attempt is to make people, in particular economists, aware of the fact that resting on an aggregate analysis hides a lot of information about the dynamics of economic variables of interest and about the ever-changing structure of the economy. The main player behind such transformations is technological progress which, with its continuous and cumulative character, make workers – possibly replaced by new machines – face the challenge of unemployment and forces them to an intense activity of learning.
The state of knowledge in a society is extremely important, but not sufficient. Although it could be considered a public good which benefits from a sort of free-scale property, i.e. it can be reproduced at a low or null cost, it often involves learning how to practically perform the needed operations in a specific production process and the only way to do it, is through working experience. Learning by doing is a key activity for obtaining the required skills, but this also involves periods of training and, in general, time.
Workers need time to learn how to operate new machines, but technical progress continuously revolutionize the world, implying that the above said activity of learning must be a continuous one, as well. All this to say that growth is far from a smooth process, but it is rather “painful” and it may also imply long periods of unemployment, since the reallocation of displaced workers is not an easy challenge.
There is another important factor: demand. In a growing economy, demand patterns change and consumers must firstly learn their preferences among new products that did not exist before or that they could not afford. But technical progress, if directed towards sectors with a saturated demand loses all its beneficial effects ; innovations must be directed towards sectors with a growing demand if full-employment is to be reached or maintained.
Sectoral labour productivities reflect the “net” outcome of the technological push on one side and of the learning activities, on the other so that we focused on their movements for the Italian economy in the twenty-years period 1995-2015. To take into account the inter-industry relations we used the concept of vertical integration among different sectors, as described in Pasinetti’s analysis. This is necessary since productivity improvements or drops in one activity do not stay where they are originated, but they also spread in other sectors.
Finally, we searched for a possible correlation between wages and productivities growth rates since this would be a useful insight on the possible factors behind the decline of the labour share on the national income. Such decline is dangerous and it feeds the fears of some economists about the coming back to a period characterized by high levels of inequality, like the Victorian age.
Il tentativo è quello di rendere le persone, in particolare gli economisti, più consapevoli che soffermarsi su un’analisi aggregata nasconde molte informazioni riguardanti la dinamica delle variabili economiche di interesse e riguardo alla struttura dell’economia continuamente in cambiamento. L’attore principale dietro queste trasformazioni è il progresso tecnologico che, con la sua natura cumulativa e di continuità, porta i lavoratori – possibilmente sostituiti dalle nuove macchine – a fronteggiare la sfida della disoccupazione e li forza ad un’intensa attività di apprendimento.
Lo stato della conoscenza di una società è estremamente importante, ma non sufficiente. Sebbene la conoscenza può essere considerata un bene pubblico che gode di una sorta di proprietà di “libera scala”, cioè può essere riprodotta a basso costo o addirittura gratuitamente, spesso essa comporta apprendere in pratica come eseguire le operazioni richieste in uno specifico processo produttivo e l’unico modo per fare ciò, è tramite l’esperienza lavorativa. L’apprendimento attraverso la pratica è un’attività chiave per ottenere le abilità e competenze necessarie, ma spesso necessita di periodi di formazione e, in generale, di tempo.
I lavoratori hanno bisogno di tempo per imparare ad usare le nuove macchine, ma il progresso tecnico rivoluziona continuamente il mondo e questo implica che anche il suddetto apprendimento debba essere un’attività continua. Tutto questo per dire che la crescita è tutt’altro che un processo “dolce”, ma è piuttosto “dolorosa” e può anche comportare lunghi periodi di disoccupazione dato che la riallocazione di disoccupati non è una sfida di facile soluzione.
C’è anche un altro fattore importante: la domanda. In un’economia in crescita, la struttura della domanda cambia e i consumatori devono prima imparare le proprie preferenze riguardo i nuovi prodotti che non esistevano prima o che non potevano permettersi. Ma il progresso tecnologico, se direzionato verso settori con una domanda satura, perde tutti i suoi effetti benefici; le innovazioni devono essere dirette verso settori con una crescente domanda se il pieno impiego vuole essere raggiunto o mantenuto.
Le produttività del lavoro settoriali riflettono il risultato “netto” della spinta data dal progresso tecnico da una parte e dall’attività di apprendimento dall’altra; per questo ci siamo concentrati sui loro movimenti per l’economia italiana nel ventennio 1995-2015. Per considerare le relazioni inter-industriali, abbiamo usato il concetto di integrazione verticale, come descritto nell’analisi di Pasinetti. Ciò è necessario perché aumenti o cali della produttività in un’attività, non restano confinati dove si sono originati, ma si propagano anche negli altri settori.
Infine, abbiamo cercato una possibile correlazione tra i tassi di crescita dei salari e delle produttività poiché questo potrebbe essere un utile indizio riguardo ai possibili fattori dietro il declino della quota di reddito nazionale destinata ai lavoratori. Tale declino è pericoloso e alimenta le paure di alcuni economisti verso il ritorno ad un periodo caratterizzato da elevati livelli di disuguaglianza propri dell’epoca vittoriana.
This work tries to be an enquiry into the transformations undergoing an economy during the process of growth with a particular focus on the dynamics of labour productivity and is based on Pasinetti’s multi-sectoral growth model. We also looked at the changes in the employment structures and in the shares of national income going to labour and capital in Italy. Moreover, we have gone to analyze the economic system at a more disaggregated level in order to take into account the relations of interdependence among the different branches of activity.
The attempt is to make people, in particular economists, aware of the fact that resting on an aggregate analysis hides a lot of information about the dynamics of economic variables of interest and about the ever-changing structure of the economy. The main player behind such transformations is technological progress which, with its continuous and cumulative character, make workers – possibly replaced by new machines – face the challenge of unemployment and forces them to an intense activity of learning.
The state of knowledge in a society is extremely important, but not sufficient. Although it could be considered a public good which benefits from a sort of free-scale property, i.e. it can be reproduced at a low or null cost, it often involves learning how to practically perform the needed operations in a specific production process and the only way to do it, is through working experience. Learning by doing is a key activity for obtaining the required skills, but this also involves periods of training and, in general, time.
Workers need time to learn how to operate new machines, but technical progress continuously revolutionize the world, implying that the above said activity of learning must be a continuous one, as well. All this to say that growth is far from a smooth process, but it is rather “painful” and it may also imply long periods of unemployment, since the reallocation of displaced workers is not an easy challenge.
There is another important factor: demand. In a growing economy, demand patterns change and consumers must firstly learn their preferences among new products that did not exist before or that they could not afford. But technical progress, if directed towards sectors with a saturated demand loses all its beneficial effects ; innovations must be directed towards sectors with a growing demand if full-employment is to be reached or maintained.
Sectoral labour productivities reflect the “net” outcome of the technological push on one side and of the learning activities, on the other so that we focused on their movements for the Italian economy in the twenty-years period 1995-2015. To take into account the inter-industry relations we used the concept of vertical integration among different sectors, as described in Pasinetti’s analysis. This is necessary since productivity improvements or drops in one activity do not stay where they are originated, but they also spread in other sectors.
Finally, we searched for a possible correlation between wages and productivities growth rates since this would be a useful insight on the possible factors behind the decline of the labour share on the national income. Such decline is dangerous and it feeds the fears of some economists about the coming back to a period characterized by high levels of inequality, like the Victorian age.
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