Tesi etd-02042016-160008 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
VITI, FILIPPO
URN
etd-02042016-160008
Titolo
La Mediazione Civile e Commerciale - Analisi di casi concreti ed i rapporti con il Processo Civile
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Zumpano, Maria Angela
Parole chiave
- MEDIAZIONE
- PROCESSO CIVILE
Data inizio appello
22/02/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nel 2010, scorrendo le pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore, appresi dell’entrata in vigore, da lì a poco, dell’istituto della “Mediazione Obbligatoria”.
Tralasciando per un momento la ricognizione normativa in materia di mediazione, che sarà oggetto di trattazione nel capitolo 2, quello che mi colpì nell’immediato era il potenziale impatto dell’Istituto sull’iscrizione a ruolo della cause civili nelle varie materie c.d. obbligatorie.
Di fatto presentata come strumento deflattivo del carico giudiziario, la c.d. mediazione obbligatoria avrebbe dovuto ridurre drasticamente il lavoro degli uffici giudiziari.
Le proiezioni della prima ora si sono però rivelate troppo ottimistiche. Non hanno tenuto conto della moltitudine di variabili derivanti dall’applicazione concreta dell’istituto e dalla sua collocazione all’interno dell’ordinamento giuridico italiano.
Partendo dall’esperienza personale, prima come tirocinante, poi come mediatore designato, obbiettivo del progetto è, appunto, sviscerare tutte le sfaccettature che caratterizzano l’applicazione dell’istituto della mediazione al fine di fornire al lettore gli strumenti necessari per valutarne la concreta operatività.
La prima parte sarà dedicata ad una breve ricognizione normativa in materia.
Dalla Direttiva 2008/52/CE, da dove tutto è “nato”, passando per la Legge del 18 giugno 2009, n. 69 con cui il Legislatore italiano conferisce delega al Governo per l’emanazione di norme in materia di mediazione e di conciliazione delle controversie in ambito civile e commerciale tese al recepimento della stessa Direttiva europea, arrivando al D.Lgs. n. 28/2010, fulcro della normativa italiana in materia, “tacciato” di incostituzionalità dalla Corte costituzionale con la nota sentenza n. 272/2012 e riallineato con il dettato costituzionale dalla Legge 9 agosto 2013, n.98.
Un percorso necessarie per inquadrare il contesto in cui si va a collocare l’istituto.
La trattazione proseguirà con il tentativo di delineare i tratti distintivi, le peculiarità e le difficoltà ricorrenti in sede di mediazione, limitatamente ad alcune delle materie in cui il procedimento di mediazione è obbligatorio.
Questa parte dell’elaborato comincerà con l’analisi generale delle singole materie ed in particolare dei criteri per stabilire quando un’azione concerne tali materie, dei casi ricorrenti e delle peculiarità degli interessi coinvolti. Seguirà la trattazione di alcuni casi concreti.
Questa ricognizione, che rappresenta il cuore del progetto, fungerà poi da cartina di tornasole per l'analisi dei dati statistici forniti dal ministero in sede di conclusioni sull’elaborato.
Nel Capitolo successivo, il quarto, verrà affrontato l'aspetto patologico della mediazione e cioè i rapporti con il processo civile in caso di esito negativo del procedimento di conciliativo.
La mediazione, oltre ad essere uno strumento alternativo di risoluzione delle controversie, è anche condizione prevista dal legislatore ai fini dell'accesso alla tutela giurisdizionale, limitatamente ad alcune materie.
E’ necessario, quindi, che sia esperita prima della proposizione della domanda giudiziale, ma soprattutto che sia esperita correttamente e cioè che le parti si attengano a quanto previsto dalla normativa vigente in materia, pena l'improcedibilità della domanda giudiziale stessa.
Vedremo come, nei casi di esito negativo delle procedure di mediazione, con conseguente proposizione di domanda giudiziale, il giudice sarà di volta in volta chiamato a constatare il rispetto di quelli che sono gli elementi essenziali dell'istituto, spesso non emergenti chiaramente dal dettato normativo, con necessaria opera di esegesi da parte sia della dottrina sia della giurisprudenza.
In questo capitolo verranno, quindi, prese in esame le questioni interpretative su cui sia la dottrina, sia la giurisprudenza si sono soffermate maggiormente.
In particolare:
1. la presenza delle parti durante il procedimento di mediazione;
2. la c.d. mediazione delegata;
3. trascrivibilità dell'accordo di conciliazione in materia di usucapione;
4. l’utilizzo della CTU prodotta in mediazione;
Nella fase finale della trattazione si darà spazio ad una riflessione sul percorso sopra descritto, sulle due facce dell''istituto della mediazione: l'istituto così com'è su "carta" e come si interfaccia con la realtà dei casi concreti.
A conclusione verranno illustrati i dati statistici relativi ai procedimenti di mediazione svolti presso l’Organismo a cui lo scrivente è iscritto, comparati con le statistiche pubblicate dal ministero.
Tralasciando per un momento la ricognizione normativa in materia di mediazione, che sarà oggetto di trattazione nel capitolo 2, quello che mi colpì nell’immediato era il potenziale impatto dell’Istituto sull’iscrizione a ruolo della cause civili nelle varie materie c.d. obbligatorie.
Di fatto presentata come strumento deflattivo del carico giudiziario, la c.d. mediazione obbligatoria avrebbe dovuto ridurre drasticamente il lavoro degli uffici giudiziari.
Le proiezioni della prima ora si sono però rivelate troppo ottimistiche. Non hanno tenuto conto della moltitudine di variabili derivanti dall’applicazione concreta dell’istituto e dalla sua collocazione all’interno dell’ordinamento giuridico italiano.
Partendo dall’esperienza personale, prima come tirocinante, poi come mediatore designato, obbiettivo del progetto è, appunto, sviscerare tutte le sfaccettature che caratterizzano l’applicazione dell’istituto della mediazione al fine di fornire al lettore gli strumenti necessari per valutarne la concreta operatività.
La prima parte sarà dedicata ad una breve ricognizione normativa in materia.
Dalla Direttiva 2008/52/CE, da dove tutto è “nato”, passando per la Legge del 18 giugno 2009, n. 69 con cui il Legislatore italiano conferisce delega al Governo per l’emanazione di norme in materia di mediazione e di conciliazione delle controversie in ambito civile e commerciale tese al recepimento della stessa Direttiva europea, arrivando al D.Lgs. n. 28/2010, fulcro della normativa italiana in materia, “tacciato” di incostituzionalità dalla Corte costituzionale con la nota sentenza n. 272/2012 e riallineato con il dettato costituzionale dalla Legge 9 agosto 2013, n.98.
Un percorso necessarie per inquadrare il contesto in cui si va a collocare l’istituto.
La trattazione proseguirà con il tentativo di delineare i tratti distintivi, le peculiarità e le difficoltà ricorrenti in sede di mediazione, limitatamente ad alcune delle materie in cui il procedimento di mediazione è obbligatorio.
Questa parte dell’elaborato comincerà con l’analisi generale delle singole materie ed in particolare dei criteri per stabilire quando un’azione concerne tali materie, dei casi ricorrenti e delle peculiarità degli interessi coinvolti. Seguirà la trattazione di alcuni casi concreti.
Questa ricognizione, che rappresenta il cuore del progetto, fungerà poi da cartina di tornasole per l'analisi dei dati statistici forniti dal ministero in sede di conclusioni sull’elaborato.
Nel Capitolo successivo, il quarto, verrà affrontato l'aspetto patologico della mediazione e cioè i rapporti con il processo civile in caso di esito negativo del procedimento di conciliativo.
La mediazione, oltre ad essere uno strumento alternativo di risoluzione delle controversie, è anche condizione prevista dal legislatore ai fini dell'accesso alla tutela giurisdizionale, limitatamente ad alcune materie.
E’ necessario, quindi, che sia esperita prima della proposizione della domanda giudiziale, ma soprattutto che sia esperita correttamente e cioè che le parti si attengano a quanto previsto dalla normativa vigente in materia, pena l'improcedibilità della domanda giudiziale stessa.
Vedremo come, nei casi di esito negativo delle procedure di mediazione, con conseguente proposizione di domanda giudiziale, il giudice sarà di volta in volta chiamato a constatare il rispetto di quelli che sono gli elementi essenziali dell'istituto, spesso non emergenti chiaramente dal dettato normativo, con necessaria opera di esegesi da parte sia della dottrina sia della giurisprudenza.
In questo capitolo verranno, quindi, prese in esame le questioni interpretative su cui sia la dottrina, sia la giurisprudenza si sono soffermate maggiormente.
In particolare:
1. la presenza delle parti durante il procedimento di mediazione;
2. la c.d. mediazione delegata;
3. trascrivibilità dell'accordo di conciliazione in materia di usucapione;
4. l’utilizzo della CTU prodotta in mediazione;
Nella fase finale della trattazione si darà spazio ad una riflessione sul percorso sopra descritto, sulle due facce dell''istituto della mediazione: l'istituto così com'è su "carta" e come si interfaccia con la realtà dei casi concreti.
A conclusione verranno illustrati i dati statistici relativi ai procedimenti di mediazione svolti presso l’Organismo a cui lo scrivente è iscritto, comparati con le statistiche pubblicate dal ministero.
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