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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02032020-100950


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CORIZZO, JLENIA
URN
etd-02032020-100950
Titolo
Il consiglio di amministrazione nelle public utilities quotate italiane:un'analisi empirica
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Prof.ssa Romano, Giulia
Parole chiave
  • Italia
  • CDA
  • Public utilities
  • Quotate
  • Servizio pubblico
Data inizio appello
24/02/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il Consiglio di Amministrazione svolge un ruolo centrale nella governance delle società: ad esso spetta il compito di gestire l’impresa cercando di creare valore per i molteplici stakeholders che gravitano intorno ad essa. La sua funzione si riassume, infatti, nel binomio “check and balance” che si esplica nel detenere il controllo delle attività svolte all'interno della società e allo stesso tempo nel mantenere l’equilibrio tra i vari soggetti coinvolti.
L’importanza di dotarsi di un organo amministrativo efficace ed efficiente è il punto focale del dibattito sulla corporate governance a seguito degli scandali societari che hanno coinvolto alcune grandi aziende nazionali e internazionali all'inizio del nuovo secolo. La centralità del dibattito verte nella possibilità di considerare una “buona governance”, uno strumento fondamentale per accrescere la creazione di valore per le imprese. Gli studiosi, in Italia come in altri paesi, si interrogano su quali caratteristiche debba possedere l’organo amministrativo affinché venga garantita l’efficacia nello svolgimento dei propri compiti. Sono nati così, i Codici di Autodisciplina: documenti contenenti le migliori pratiche in materia di diritto societario, indirizzati principalmente alle società quotate. Essi seguono la logica del “comply or explain”, pertanto l’adesione agli stessi è assolutamente volontaria. Il primo Codice fu stilato in Gran Bretagna nel 1992 acquisendo elevata notorietà; sulle orme inglesi, furono redatti successivamente, in ogni Paese economicamente avanzato, numerosi codici di autoregolamentazione. Ogni nazione possiede uno o più rapporti a cui fare riferimento nel rispetto delle normative presenti e delle esigenze delle singole imprese. In Italia è vigente il Codice di autodisciplina (noto anche come Codice Preda), la cui prima versione risale al 1999. Le best practice contenute al suo interno si riferiscono principalmente al CDA a cui sono dedicati sei articoli su dieci: essi si focalizzano maggiormente sulla struttura e sulla composizione dello stesso. L’adesione ai rapporti di Autodisciplina rappresenta per le società “un marchio di qualità”, spendibile sul mercato per accrescere la fiducia degli investitori e per migliorare la reputazione aziendale.
Conscia del forte impatto sociale ed economico delle società che si occupano dell’erogazione di servizi pubblici, il presente elaborato, si pone l’obiettivo di verificare l’adesione, sia formale che sostanziale, delle public utilities italiane al Codice di Autodisciplina, analizzando in particolare se esse rispettano i principi guida in merito alla composizione, alla dimensione e al funzionamento dell’organo amministrativo. Queste ultime, insieme all'assetto proprietario delle utilities quotate su Borsa Italiana, sono state le variabili oggetto di studio il cui scopo, oltre a verificare la compliance delle società al Codice Preda, è l’individuazione di un’eventuale omogeneità nella governance delle stesse.
È rilevante sottolineare che le public utilities si sono sviluppate in seguito ad un percorso di evoluzione normativa che termina con l’apertura alla concorrenza di alcune fasi della filiera produttiva dei servizi pubblici, dopo la perdita di condizioni di monopolio legale da parte dello Stato o degli enti locali. Si è assistito, infatti, ad una progressiva diminuzione del peso degli stessi nell'economia a seguito dei processi di privatizzazione e liberalizzazione.
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