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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02022024-152312


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PACCHINI, CHIARA
URN
etd-02022024-152312
Titolo
L'imposizione dei redditi di lavoro dipendente ed il principio di progressività: analisi critica del sistema vigente
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Prof.ssa Bellé, Brunella
Parole chiave
  • Redditi di lavoro dipendente
  • principio di progressività
Data inizio appello
26/02/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/02/2094
Riassunto
La finalità del presente elaborato è stata quella di condurre un’analisi critica sulle ragioni che hanno condotto a generare una disparità di trattamento nell’imposizione dei redditi di lavoro dipendente rispetto alle altre categorie reddituali che, in linea teorica, dovrebbero essere soggetti ad IRPEF.
Nel contesto attuale, l’analisi critica dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, alla luce delle trasformazioni sostanziali che questa imposta ha subito nel corso del tempo, emerge come un’importante questione da affrontare. Pertanto, il presente elaborato, si propone di approfondire questa complessa realtà fiscale.
A tal fine è stato necessario analizzare anzitutto le modalità di imposizione di detta categoria reddituale, partendo dalla nozione fiscale di reddito di lavoro dipendente, confrontandola con la nozione attribuita a tale fattispecie nel contesto civilistico, poiché queste costituiscono il nucleo attorno al quale si sviluppa l’intera struttura normativa e fiscale inerente al lavoro dipendente.
Dall’analisi delle disposizioni che regolano la tassazione del reddito di lavoro dipendente emerge un quadro normativo incentrato principalmente sul primo comma dell’art. 51 del TUIR, in specie al principio di omnicomprensività, secondo il quale qualsiasi somma o valore, purché riconducibile ad un rapporto di lavoro subordinato, concorre alla formazione del reddito in esame.
I successivi commi dell’art. 51, in deroga al suddetto principio, trattano l’esclusione di alcune particolari fattispecie dal calcolo della base imponibile, la valorizzazione dei beni in natura corrisposti al lavoratore, la forfettizzazione del valore di alcuni servizi offerti dal datore di lavoro e di alcune somme corrisposte.
Una volta analizzate le disposizioni che regolano la determinazione della base imponibile della categoria reddituale in esame si è ritenuto doveroso procedere con lo studio dei meccanismi che regolano l’applicazione dell’imposta ai redditi di lavoro dipendente, esaminando le diverse componenti che contribuiscono al calcolo dell’imposta dovuta.
Un’attenzione particolare è stata rivolta all’utilizzo di due possibili approcci necessari per determinare l’imposta lorda e alle modalità di calcolo delle detrazioni, fondamentali, invece, per determinare l’imposta netta. Viene, inoltre, sottolineata la particolare modalità di tassazione di questo reddito, caratterizzata dall’intervento del datore di lavoro che, agendo in qualità di sostituto d’imposta, trattiene dalla busta paga del dipendente le imposte da esso dovute.
Un approfondimento è stato rivolto anche a due distinti istituti che influenzano indirettamente il calcolo della base imponibile. In particolare, l’analisi si concentra su una misura governativa introdotta nel 2015 volta a ridurre il cuneo fiscale, inteso quale incidenza del carico fiscale sulla retribuzione, attraverso il c.d. trattamento integrativo IRPEF, ossia un beneficio erogato al lavoratore dipendente in base a specifici requisiti. Un secondo istituto riguarda, invece, le modalità di tassazione di due componenti reddituali del lavoro dipendente, ossia la tassazione separata degli emolumenti arretrati e del trattamento di fine rapporto, ponendo poi attenzione ad un particolare fattispecie reddituale legata alle transazioni di lavoro.
L’analisi si è poi concentrata sull’identificazione degli adempimenti fiscali cui il lavoratore dipendente è tenuto, focalizzandosi, in particolare, sulla compilazione, salvo casi di esclusione, del Modello 730 o, in alternativa, del Modello Redditi Persone Fisiche, per i quali ne sono state esaminate le differenze più significative.
L’elaborato si conclude con un’analisi critica della struttura dell’IRPEF, concentrandosi in particolare sull’aspetto della progressività e sulle disparità di trattamento dei redditi di lavoro dipendente.
Al fine di stabilire le basi per un’approfondita analisi circa le criticità insite nell’imposta cui i lavoratori dipendenti sono soggetti, è stato rilevante esaminarne le principali caratteristiche.
Si è, difatti, evidenziato come l’IRPEF possa dirsi un’imposta diretta, personale e progressiva; principio in base al quale le aliquote fiscale aumentano in modo più che proporzionale all’aumentare della base imponibile. Quest’ultimo principio, unito alla volontà di avere un’imposta personale omnicomprensiva, ossia un’imposta che colpisce il reddito complessivo della persona fisica, è volto a realizzare un’equità fiscale. In altre parole, l’IRPEF, in ragione della sua progressività e omnicomprensività dovrebbe garantire che i soggetti con redditi più elevati contribuiscano in misura maggiore al finanziamento delle spese pubbliche e che, a parità di reddito, indipendentemente dalla categoria reddituale di appartenenza, i contribuenti pagano la medesima imposta.
Tuttavia, è stato evidenziato come l’RPEF, fin dalla sua introduzione, ha subito processi di erosione, ossia di assoggettamento delle categorie reddituali che originariamente sarebbero dovute rientrare nella sua base imponibile, a regimi fiscali agevolati, e di conseguenza di esclusione da detta imposta, trasformando l’IRPEF da un’imposta generale sul reddito complessivo in un’imposta “speciale” applicata, essenzialmente, ai soli redditi da lavoro e da pensione, nonostante anche all’interno di detta categoria si generano disparità di trattamento, soprattutto con riferimento a quei soggetti che trasferiscono la residenza fiscale in Italia per svolgere attività di lavoro, per i quali, appunto, è previsto uno regime fiscale agevolato.
La disparità che si è venuta a creare è stata ulteriormente aggravata dal fenomeno dell’evasione fiscale. Detto fenomeno è incentivato dalla percezione di un sistema fiscale iniquo, generato dalla concessione di trattamenti agevolati a determinate categorie reddituali, che conduce coloro che non ne beneficiano a compiere azioni evasive. Nonostante ciò, si è evidenziato che, comunque, coloro che evadono le tasse sono essenzialmente coloro che già beneficiano di trattamenti fiscali preferenziali, generando ulteriori disparità di trattamento.
Queste distorsioni del sistema tributario minano la corretta applicazione del principio di progressività, compromettendo l’equità del sistema. Difatti, l’applicazione di trattamenti differenziati per le diverse categorie reddituali, comporta che, a parità di reddito, diversi soggetti paghino imposte diverse, violando il principio di equità orizzontale e, a cascata, il principio di equità verticale, poiché la mancata inclusione nell’imponibile fiscale di alcune componenti reddituali impedisce l’eventuale assoggettamento dei redditi ad aliquote previste per uno scaglione più elevato.
Da queste criticità emerge la necessità di individuare possibili alternative rispetto all’attuale modello impositivo.
Una proposta che ha suscitato notevole interesse è rappresentata dalla flat tax, ossia un’imposta ad aliquota proporzionale uguale per tutti i redditi, accompagnata da un’esenzione alla base e da altri accorgimenti necessari ad assicurare l’equità del prelievo.
In Italia sono state presentate diverse proposte affinché operasse la sua introduzione, ma le stesse non sono andate a buon fine, poiché, nonostante la sua implementazione comporterebbe notevoli vantaggi, quali ad esempio di semplificazione del sistema fiscale, di potenziale riduzione dell’evasione e di stimolazione della crescita economica, la stessa presenta alcune limitazioni attinenti alla sua incapacità di garantire lo stesso ammontare di gettito allo Stato, contrariamente, per garantire parità di gettito si andrebbero a creare nuovamente iniquità tra i diversi contribuenti, e al rispetto del principio di progressività, il quale non si considera pienamente rispettato nel caso di introduzione di un tributo ad aliquota unica accompagnato da un’esenzione alla base.
Pertanto, è risultato rilevante individuare possibili alternative per affrontare la crisi della progressività dell’imposta personale.
A tal fine, nonostante si ritenga difficoltoso reintrodurre nella progressività dell’IRPEF quei redditi che ne sono usciti, si tiene comunque doveroso una riforma del sistema tributario orientato alla progressività, ad esempio, intervenendo, innanzitutto, sulla flat tax degli autonomi, che presenta soglie irragionevoli e crea forti iniquità del sistema.
Si ritiene inoltre indispensabile una revisione completa delle aliquote, con l’obiettivo di ridurre il peso fiscale sulla middle – class, che, in virtù delle aliquote applicate ai diversi scaglioni, questa è la categoria maggiormente incisa dal prelievo.
Un’alternativa più radicale potrebbe essere rappresentata dall’implementazione di una progressività sulla base del modello tedesco, in base al quale, attraverso l’applicazione di formule matematiche, si determina un aumento graduale dell’imposta all’aumentare della base imponibile, evitando significativi salti di aliquota, garantendo perciò, maggiore equità tra le diverse classi soggette alla progressività dell’IRPEF.
Infine, si ritiene doveroso agire sull’evasione fiscale, sia a livello normativo, quindi riordinando le norme vigenti per rendere il sistema fiscale più trasparente, sia promuovendo una maggiore consapevolezza tra i cittadini.
L’analisi condotta rappresenta un contributo significativo alla comprensione delle sfide e delle opportunità intrinseche all’imposizione dei redditi di lavoro dipendente.
Le proposte avanzate, infatti, offrono una base per avviare un processo di riforma dell’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche, che dovrebbe mirare a ridurre le disparità di trattamento tra i diversi percettori di reddito, migliorare l’equità del sistema fiscale e garantire una maggiore giustizia nell’imposizione.
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