Tesi etd-02022023-151247 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
EL ADIMI, NORA
URN
etd-02022023-151247
Titolo
Benessere e sessualità femminile. Il diritto all'affettività nel contesto carcerario e l'obiettivo del reinserimento sociale
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Biancheri, Rita
Parole chiave
- benessere psico fisico
- carcere
- Donne
- reiserimento sociale
- sessualità
Data inizio appello
20/02/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/02/2093
Riassunto
L’elaborato nasce da un interesse personale e da un interrogativo intorno al funzionamento del sistema
penitenziario italiano, spesso trascurato come argomento sia dalla politica che dalla società, soprattutto per quanto riguarda il benessere e la sessualità delle detenute. Queste tematiche si sono fatte più urgenti durante il periodo della pandemia, unite alla percezione che i detenuti dovessero scontare quella che possiamo definire una doppia pena, la “pena pandemica”, ed è allora che è spontaneamente sorta la domanda: “Chissà in carcere che situazione stanno vivendo?”
Ma la riflessione è andata oltre, dato che soprattutto le donne detenute non possono manifestare la propria affettività, emotività e sessualità, vivendo così forti ripercussioni sul proprio benessere psico-fisico sia all’interno del contesto carcerario, sia una volta uscite da esso.
Buona parte del presente lavoro è rivolto a rintracciare e analizzare con un approccio psico-sociologico motivi per cui il carcere dovrebbe aprirsi alla sessualità e ai sentimenti, due aspetti di grande importanza per le persone. Di conseguenza, è fondamentale fare un lavoro di progettazione per poter stimolare la sfera affettiva ed emotiva della detenuta/o.
Nel primo capitolo ci si concentrerà sul tema della salute e dell’esigibilità di questo diritto, su come sia fondamentale applicare determinate leggi e renderle effettive, in particolar modo si analizzerà il valore della sfera emotiva nella salute del detenuto/a.
Nel capitolo secondo si affronterà la sfera emotiva e sessuale femminile e l’importanza di come l’identità di genere viene a rimodellarsi nel contesto carcerario.
Infatti non è rieducativa una pena che conduce al peggioramento del benessere del/la detenuto/a e alla
disintegrazione dei rapporti che aveva o avrebbe voluto avere con il mondo esterno. Non è realisticamente pensabile che possa intervenire un percorso di risocializzazione di fronte a una persona destrutturata, alienata e privata di qualsiasi supporto significativo dei propri cari.
Nella terza parte affronteremo la tematica della tutela affettiva e intima di ogni detenuta, dell’importanza degli stimoli culturali essenziali per il reinserimento sociale, e dei progetti che sono stati realizzati all'interno del carcere. Ne deriva che per portare avanti, come molta letteratura di settore ha da tempo evidenziato, un processo rieducativo mirato all’importanza degli stimoli culturali non si possa prescindere dalla sfera intima, affettiva, ed emotiva, così come da quella della realizzazione personale per dare corpo ad una progettazione futura con l’obiettivo del reinserimento sociale. Il fine è proprio quello di far crescere nelle detenute uno stimolo e promuoverne l’ empowerment a partire dal contesto carcerario, che potrà poi essere
messo in pratica anche una volta uscite.
L’elaborato è in particolare un appello per portare l’attenzione al benessere e alla sessualità femminile carceraria, una voce per tutte le donne detenute che non possono esprimere questo loro bisogno.
penitenziario italiano, spesso trascurato come argomento sia dalla politica che dalla società, soprattutto per quanto riguarda il benessere e la sessualità delle detenute. Queste tematiche si sono fatte più urgenti durante il periodo della pandemia, unite alla percezione che i detenuti dovessero scontare quella che possiamo definire una doppia pena, la “pena pandemica”, ed è allora che è spontaneamente sorta la domanda: “Chissà in carcere che situazione stanno vivendo?”
Ma la riflessione è andata oltre, dato che soprattutto le donne detenute non possono manifestare la propria affettività, emotività e sessualità, vivendo così forti ripercussioni sul proprio benessere psico-fisico sia all’interno del contesto carcerario, sia una volta uscite da esso.
Buona parte del presente lavoro è rivolto a rintracciare e analizzare con un approccio psico-sociologico motivi per cui il carcere dovrebbe aprirsi alla sessualità e ai sentimenti, due aspetti di grande importanza per le persone. Di conseguenza, è fondamentale fare un lavoro di progettazione per poter stimolare la sfera affettiva ed emotiva della detenuta/o.
Nel primo capitolo ci si concentrerà sul tema della salute e dell’esigibilità di questo diritto, su come sia fondamentale applicare determinate leggi e renderle effettive, in particolar modo si analizzerà il valore della sfera emotiva nella salute del detenuto/a.
Nel capitolo secondo si affronterà la sfera emotiva e sessuale femminile e l’importanza di come l’identità di genere viene a rimodellarsi nel contesto carcerario.
Infatti non è rieducativa una pena che conduce al peggioramento del benessere del/la detenuto/a e alla
disintegrazione dei rapporti che aveva o avrebbe voluto avere con il mondo esterno. Non è realisticamente pensabile che possa intervenire un percorso di risocializzazione di fronte a una persona destrutturata, alienata e privata di qualsiasi supporto significativo dei propri cari.
Nella terza parte affronteremo la tematica della tutela affettiva e intima di ogni detenuta, dell’importanza degli stimoli culturali essenziali per il reinserimento sociale, e dei progetti che sono stati realizzati all'interno del carcere. Ne deriva che per portare avanti, come molta letteratura di settore ha da tempo evidenziato, un processo rieducativo mirato all’importanza degli stimoli culturali non si possa prescindere dalla sfera intima, affettiva, ed emotiva, così come da quella della realizzazione personale per dare corpo ad una progettazione futura con l’obiettivo del reinserimento sociale. Il fine è proprio quello di far crescere nelle detenute uno stimolo e promuoverne l’ empowerment a partire dal contesto carcerario, che potrà poi essere
messo in pratica anche una volta uscite.
L’elaborato è in particolare un appello per portare l’attenzione al benessere e alla sessualità femminile carceraria, una voce per tutte le donne detenute che non possono esprimere questo loro bisogno.
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