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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02022022-112552


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LAZZERINI, LORENZO
URN
etd-02022022-112552
Titolo
Mosca e le due sinistre italiane Storia dei rapporti fra PCI, PSI e Unione Sovietica durante la guerra fredda
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Paoli, Simone
Parole chiave
  • Sinistra
Data inizio appello
21/02/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/02/2092
Riassunto
Il rapporto del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano nei confronti dell’Unione Sovietica ha influenzato in maniera significativa il dialogo fra i due partiti e determinato, in parte, anche l’incompiutezza della democrazia italiana durante tutto l’arco della Guerra Fredda. A partire dal 1956 con la Rivoluzione Ungherese i rapporti fra i due partiti cominciarono a mutare in maniera sostanziale. Il PSI ruppe l’alleanza con i comunisti e criticò fortemente Mosca. I comunisti decisero di sostenere l’azione sovietica contro Nagy anche se, successivamente, fu lo stesso Togliatti a produrre due documenti di grande rilevanza: la Via Italiana al Socialismo e il Memoriale di Yalta, con i quali, per la prima volta, si metteva in discussione l’alleanza incondizionata a Mosca e la piena aderenza al suo modello.
Dopo Budapest, un altro passaggio cruciale fu Praga e la sua Primavera del 1968. In quell’anno, sia i comunisti sia i socialisti guardarono con speranza alle riforme che Dubček stava portando avanti in Cecoslovacchia, con la speranza che il socialismo si potesse modificare in senso democratico. Quando Bréžnev decise di stroncare, come fatto da Chruščëv dodici anni prima, l’esperimento cecoslovacco, si ebbe una prima vera frattura fra Mosca e i comunisti italiani, i quali, però, non riuscirono, o non vollero, fare quel passaggio decisivo che gli avrebbe permesso di rompere con l’Unione Sovietica. I socialisti, dal canto loro, decisero di aprire le proprie porte al dissenso cecoslovacco accogliendo fra le propria fila e candidando successivamente all’europarlamento Jiri Pelikan.
Cinque anni dopo gli avvenimenti di Praga, i comunisti italiani proposero un compromesso storico con la Democrazia Cristiana e, di lì a poco, tentarono di coinvolgere i partiti fratelli dell’Europa Occidentale nel progetto dell’Eurocomunismo. Nessuno di questi due progetti vide mai veramente la luce a causa della morte di Moro e, poi, dell’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica, atto che non trovò la sincera opposizione da parte dei comunisti francesi, facendo di fatto morire il progetto eurocomunista.
Tutta la debolezza dell’Unione Sovietica e del suo blocco diventò palese di lì a pochi anni quando l’intero blocco orientale entrò in fibrillazione fino a portare al crollo del Muro di Berlino. Un avvenimento dalla portata così grande che comportò l’inizio della fine della Guerra Fredda, da un lato, e della cosiddetta Prima Repubblica, dall’altro; con quest’ultima, in particolare, fu segnata dalla dissoluzione del Partito Comunista, che, per potersi mantenere vivo, decise di cambiare nome ed identità diventando un nuovo soggetto politico, e dalla contestuale scomparsa di tutti gli altri partiti che si definivano i vincitori della Guerra Fredda dalla scena politica italiana.
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