Tesi etd-02022016-195358 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ALLETTO, CARMELINA
URN
etd-02022016-195358
Titolo
PROFILI FISCALI DEGLI STRUMENTI DI RISOLUZIONE DELLA CRISI DI IMPRESA
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof.ssa Bellé, Brunella
Parole chiave
- risoluzione crisi
Data inizio appello
22/02/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il fenomeno della crisi d’impresa è uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi tempi, a causa della crescente e perdurante crisi economica.
Per molto tempo la crisi è stata vista come una fase fisiologica del normale ciclo di vita dell’impresa, a cui gli imprenditori dovevono essere preparati. Infatti le novità tecnologiche, il cambiamento del mercato e delle esigenze dei consumatori hanno comportato l’apporto di un cambiamento nei processi produttivi e dei prodotti da offrire sul mercato; le imprese che non sono state in grado di effettuare tali cambiamenti sono uscite dal mercato.
A partire dagli anni ‘70, e soprattutto nell’ultimo decennio, la crisi viene interpretata come una caratteristica propria del sistema economico, industriale e finanziario, che impatta anche sul sistema sociale, coinvolgendo più interessi, quali i creditori dell’impresa e i lavoratori.
Una volta che l’impresa riesce a percepire la difficoltà economica in cui versa, deve cercare una soluzione per poter risanare l’impresa e riportarla ad una situazione di stabilità economica-finanziaria. A tal fine il legislatore ha cercato di delineare un sistema normativo adeguato, con il D.L. 35/2005,in modo da superare la legge fallimentare preesistente che proponeva esclusivamente la liquidazione dell’impresa come unica soluzione per la regolazione dell’insolvenza dell’imprenditore. Obiettivo primario del legislatore è quello di garantire la salvaguardia e la continuità dell’attività aziendale, abbandonando la liquidazione dei beni aziendali per il soddisfacimento dei creditori dell’impresa.
La problematica in tale circostanza è la mancanza, da parte del legislatore, di un interesse circa i profili tributari degli istituti concorsuali: l’unica norma di carattere tributario presente nella novellata disciplina è l’art. 182-ter della legge fallimentare che introduce l’istituto della transazione fiscale. L’elaborato si propone l’obiettivo di esaminare le problematiche tributarie che affiorano in relazione alle procedure concorsuali e concordate di gestione della crisi d’impresa, tentando di ripercorrere i tratti salienti dell’evoluzione normativa in materia, di analizzare gli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza al riguardo, nonché di cogliere, in concreto, gli effetti dell’ingerenza dell’Amministrazione Finanziaria all’interno di una procedura negoziale avviata a causa dello stato di insolvenza del debitore. Dal confronto tra le diverse regole fiscali applicabili alle varie soluzioni alla crisi di impresa viene messo in evidenza come non sia presente un regime unitario ed uniforme, ma regole dettagliate di volta in volta riferibili a ciascuna di queste. Questa varietà rischia di condizionare la scelta della procedura da intraprendere, determinando un contesto fiscale non neutrale e contrario alla natura stessa di tali istituti, aventi come obiettivo primario la salvaguardia del valore aziendale.
In particolare, nel primo capitolo ho cercato di tracciare l’evoluzione normativa nell’ambito delle procedure concorsuali, cercando di mettere in evidenza quali sono gli strumenti messi a disposizione dal legislatore, e in che modo ha reso più agevole il loro ricorso per le imprese in difficoltà.
Nel secondo capitolo, partendo da una breve analisi dell’iter procedurale, ho tentato di analizzare l’aspetto fiscale di ogni singolo istituto, tra cui, nel seguente ordine, il concordato preventivo, la ristrutturazione dei debiti e il piano attestato di risanamento, evidenziandone le rispettive problematiche interpretative e le caratteristiche differenti. Questo perché è proprio l’aspetto fiscale che può guidare le scelte intraprese dall’imprenditore, ed in particolare quale tra i diversi strumenti di risanamento è quello più conveniente e adeguato dal punto di vista economico. Sono stati analizzati gli aspetti fiscali di regolazione della crisi, sia dal lato dell’imprenditore proponente, sia dal lato dei creditori, con particolare riferimento alle sopravvenienze, alle plusvalenze, alle perdite su crediti, e gli aspetti inerenti la tassazione diretta e indiretta. Infine sono state esaminate le tappe che hanno segnato il dibattito antecedente l’emanazione del Decreto Sviluppo, in modo da esporre le motivazioni che hanno spinto la Dottrina maggioritaria ad estendere in via interpretativa il bonus da accordo di ristrutturazione al pari di quanto espressamente previsto dall’art. 88, comma 4, in relazione al concordato preventivo. Sono state esaminate, dunque, le novità fiscali apportate dal Decreto Sviluppo, con lo scopo di valutare se l’intervento legislativo suddetto, abbia effettivamente realizzato la sostanziale equiparazione, sul piano fiscale, tra le due procedure.
Nel terzo e ultimo capitolo, affronterò invece le problematiche riguardanti l’istituto della transazione fiscale, l’istituto attraverso cui si estrinseca l’attività dell’Amministrazione finanziaria e la sua partecipazione nell’individuazione del debito d’imposta relativo al periodo concorsuale.
Dopo un’analisi circa la genesi dell’istituto e gli aspetti procedurali che proponente e Uffici sono chiamati ad adempiere per poter dare avvio alla procedura della transazione, cercherò di mettere in evidenza le problematiche interpretative della stessa, facendo emergere in ogni modo l’importanza di tale istituto, che può essere vantaggioso sia per il soggetto proponente, che avrà la possibilità di chiudere definitivamente i suoi rapporti con il Fisco e con gli Enti previdenziali, sia per lo Stato, che potrà recuperare tutto il denaro, salvaguardando la stabilità economica. Inoltre cercherò di mettere in evidenza i dubbi circa la compatibilità dell’istituto con i principi costituzionali ed la normativa comunitaria. Infatti, aspetto rilevante è l’ambito dei tributi costituenti risorse proprie dell’Unione europea, in particolare l’Iva per cui il Legislatore ne ammette la esclusiva dilazione, e non falcidia, al fine di conformarsi al principio consolidato a livello comunitario. Inoltre tenterò di raffrontare le diverse modalità applicative nell’ambito del concordato preventivo art. 160 legge fallimentare e dell’accordo di ristrutturazione dei debiti art. 182-bis legge fallimentare. Infine procederò all’analisi di alcune pronunce contrapposte della giurisprudenza e della dottrina circa l’obbligatorietà o la facoltatività del ricorso all’istituto della transazione fiscale ex art. 182-ter della legge fallimentare.
Per molto tempo la crisi è stata vista come una fase fisiologica del normale ciclo di vita dell’impresa, a cui gli imprenditori dovevono essere preparati. Infatti le novità tecnologiche, il cambiamento del mercato e delle esigenze dei consumatori hanno comportato l’apporto di un cambiamento nei processi produttivi e dei prodotti da offrire sul mercato; le imprese che non sono state in grado di effettuare tali cambiamenti sono uscite dal mercato.
A partire dagli anni ‘70, e soprattutto nell’ultimo decennio, la crisi viene interpretata come una caratteristica propria del sistema economico, industriale e finanziario, che impatta anche sul sistema sociale, coinvolgendo più interessi, quali i creditori dell’impresa e i lavoratori.
Una volta che l’impresa riesce a percepire la difficoltà economica in cui versa, deve cercare una soluzione per poter risanare l’impresa e riportarla ad una situazione di stabilità economica-finanziaria. A tal fine il legislatore ha cercato di delineare un sistema normativo adeguato, con il D.L. 35/2005,in modo da superare la legge fallimentare preesistente che proponeva esclusivamente la liquidazione dell’impresa come unica soluzione per la regolazione dell’insolvenza dell’imprenditore. Obiettivo primario del legislatore è quello di garantire la salvaguardia e la continuità dell’attività aziendale, abbandonando la liquidazione dei beni aziendali per il soddisfacimento dei creditori dell’impresa.
La problematica in tale circostanza è la mancanza, da parte del legislatore, di un interesse circa i profili tributari degli istituti concorsuali: l’unica norma di carattere tributario presente nella novellata disciplina è l’art. 182-ter della legge fallimentare che introduce l’istituto della transazione fiscale. L’elaborato si propone l’obiettivo di esaminare le problematiche tributarie che affiorano in relazione alle procedure concorsuali e concordate di gestione della crisi d’impresa, tentando di ripercorrere i tratti salienti dell’evoluzione normativa in materia, di analizzare gli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza al riguardo, nonché di cogliere, in concreto, gli effetti dell’ingerenza dell’Amministrazione Finanziaria all’interno di una procedura negoziale avviata a causa dello stato di insolvenza del debitore. Dal confronto tra le diverse regole fiscali applicabili alle varie soluzioni alla crisi di impresa viene messo in evidenza come non sia presente un regime unitario ed uniforme, ma regole dettagliate di volta in volta riferibili a ciascuna di queste. Questa varietà rischia di condizionare la scelta della procedura da intraprendere, determinando un contesto fiscale non neutrale e contrario alla natura stessa di tali istituti, aventi come obiettivo primario la salvaguardia del valore aziendale.
In particolare, nel primo capitolo ho cercato di tracciare l’evoluzione normativa nell’ambito delle procedure concorsuali, cercando di mettere in evidenza quali sono gli strumenti messi a disposizione dal legislatore, e in che modo ha reso più agevole il loro ricorso per le imprese in difficoltà.
Nel secondo capitolo, partendo da una breve analisi dell’iter procedurale, ho tentato di analizzare l’aspetto fiscale di ogni singolo istituto, tra cui, nel seguente ordine, il concordato preventivo, la ristrutturazione dei debiti e il piano attestato di risanamento, evidenziandone le rispettive problematiche interpretative e le caratteristiche differenti. Questo perché è proprio l’aspetto fiscale che può guidare le scelte intraprese dall’imprenditore, ed in particolare quale tra i diversi strumenti di risanamento è quello più conveniente e adeguato dal punto di vista economico. Sono stati analizzati gli aspetti fiscali di regolazione della crisi, sia dal lato dell’imprenditore proponente, sia dal lato dei creditori, con particolare riferimento alle sopravvenienze, alle plusvalenze, alle perdite su crediti, e gli aspetti inerenti la tassazione diretta e indiretta. Infine sono state esaminate le tappe che hanno segnato il dibattito antecedente l’emanazione del Decreto Sviluppo, in modo da esporre le motivazioni che hanno spinto la Dottrina maggioritaria ad estendere in via interpretativa il bonus da accordo di ristrutturazione al pari di quanto espressamente previsto dall’art. 88, comma 4, in relazione al concordato preventivo. Sono state esaminate, dunque, le novità fiscali apportate dal Decreto Sviluppo, con lo scopo di valutare se l’intervento legislativo suddetto, abbia effettivamente realizzato la sostanziale equiparazione, sul piano fiscale, tra le due procedure.
Nel terzo e ultimo capitolo, affronterò invece le problematiche riguardanti l’istituto della transazione fiscale, l’istituto attraverso cui si estrinseca l’attività dell’Amministrazione finanziaria e la sua partecipazione nell’individuazione del debito d’imposta relativo al periodo concorsuale.
Dopo un’analisi circa la genesi dell’istituto e gli aspetti procedurali che proponente e Uffici sono chiamati ad adempiere per poter dare avvio alla procedura della transazione, cercherò di mettere in evidenza le problematiche interpretative della stessa, facendo emergere in ogni modo l’importanza di tale istituto, che può essere vantaggioso sia per il soggetto proponente, che avrà la possibilità di chiudere definitivamente i suoi rapporti con il Fisco e con gli Enti previdenziali, sia per lo Stato, che potrà recuperare tutto il denaro, salvaguardando la stabilità economica. Inoltre cercherò di mettere in evidenza i dubbi circa la compatibilità dell’istituto con i principi costituzionali ed la normativa comunitaria. Infatti, aspetto rilevante è l’ambito dei tributi costituenti risorse proprie dell’Unione europea, in particolare l’Iva per cui il Legislatore ne ammette la esclusiva dilazione, e non falcidia, al fine di conformarsi al principio consolidato a livello comunitario. Inoltre tenterò di raffrontare le diverse modalità applicative nell’ambito del concordato preventivo art. 160 legge fallimentare e dell’accordo di ristrutturazione dei debiti art. 182-bis legge fallimentare. Infine procederò all’analisi di alcune pronunce contrapposte della giurisprudenza e della dottrina circa l’obbligatorietà o la facoltatività del ricorso all’istituto della transazione fiscale ex art. 182-ter della legge fallimentare.
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