Tesi etd-02022016-122938 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CONTINI, GIULIA
URN
etd-02022016-122938
Titolo
Ratio e dimensione del potere discrezionale del giudice nella riabilitazione: scelta legislativa o vuoto normativo?
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. De Francesco, Giovannangelo
Parole chiave
- il potere discrezionale del giudice penale
- riabilitazione
Data inizio appello
22/02/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Introduzione
L'indagine relativa alla ratio e alla dimensione del potere discrezionale del giudice nella concessione della riabilitazione offre l'opportunità di riflettere su alcune dinamiche del settore della punibilità, favorendo considerazioni sia penalistiche che criminologiche. Scopo del presente lavoro sarà dunque evidenziare il ruolo fondamentale che la riabilitazione dovrebbe assumere all'interno del complessivo sistema sanzionatorio, dal momento che l'analisi dottrinaria si è interessata a questo istituto solo marginalmente.
Nel primo dei quattro capitoli in cui è suddivisa la trattazione si esporranno le dinamiche storiche e criminologiche sottese allo sviluppo del modello riabilitativo: alla ricostruzione di una “storia della riabilitazione” si affiancherà l'analisi delle teorie criminologiche che hanno preceduto ed accompagnato le riforme penalistiche, non esclusivamente nazionali, relative a questo argomento.
Dall'analisi dei differenti modelli di riabilitazione (giudiziale e di diritto) emergerà chiaramente come l'elemento maggiormente modificato nel tempo e che, conseguentemente, ha canalizzato l'attenzione della dottrina prevalente, sia il potere discrezionale cui è legata la concessione del beneficio. Per questa ragione è parso opportuno un breve confronto compartatistico con il sistema statunitense dove il bilanciamento tra le opportunità che offre e le difficoltà che crea tale discrezionalità è alla base degli interventi legislativi operati nel settore penale. Proprio nell'ordinamento americano si è assistito al passaggio da un sistema fortemente discrezionale, come il sentencig, ad uno maggiormente tipizzato quale il just desert model.
Dopo aver concluso un inquadramento generale della riabilitazione, i restanti capitoli saranno dedicati alle problematiche che emergono dalla disciplina attuale. Per chiarire quale sia la reale portata del beneficio è stato necessario analizzare, se pur brevemente, le misure sulle quali questo agisce come causa estintiva della pena, infatti, dalla normativa riservata alle pene accessorie e agli effetti penali della condanna emergono le prime difficoltà cui deve far fronte l'interprete nel momento applicativo della riabilitazione. Per questo, nel secondo capitolo, si tenterà di far emergere la contraddizione strutturale della disciplina della riabilitazione nel complessivo quadro di principi imposti dalla Costituzione. Dopo aver constato che l'istituto sembra indispensabile per la legittimità costituzionale delle pene accessorie, nel secondo paragrafo si analizzano analizzeranno la ratio e i profili funzionali caratteristici della riabilitazione. Il capitolo si concluderà con l'analisi delle problematiche relative all'individuazione dei criteri distintivi tra le due tipologie di misure sulle quali essa agisce, per come previsti ex art. 178 c.p.
Nel terzo capitolo invece saranno presi in considerazione i differenti profili di discrezionalità che emergono dalle dinamiche operative dell'istituto, vagliando le differenti condizioni cui l' art. 179 c.p. ne subordina la concessione. Si rifletterà in particolar modo sia sulle problematiche connesse all'aspetto del tempo della buona condotta che sui dubbi interpretativi legati alla formulazione e all'interpretazione delle condizioni ostative. A ciò seguirà la disamina delle soluzioni trovate sia dalla dottrina sia dalla giurisprudenza all'emblematico significato da attribuire alle prove effettive e costanti di buona condotta, cui sono dedicati rispettivamente il secondo ed il terzo paragrafo del capitolo suddetto.
Al fine di fornire un quadro il più esaustivo possibile è stato necessario completare la trattazione con un quarto capitolo nel quale sono riportate le difficoltà di coordinamento tra la disciplina sostanziale e processuale dell'istituto, nonché i possibili profili di disorganicità che tali normative presentano con le forme riabilitative previste in leggi speciali. La prima parte dell'ultimo capitolo sarà dedicata all'analisi del provvedimento di revoca della riabilitazione contenuta nell'art. 180 c.p. e ad i problemi di coordinamento tra tale disposizione e l'art. 683 c.p.p. relativo alla normativa processualistica riservata alla riabilitazione. Nel secondo paragrafo emergeranno in particolare gli ulteriori problemi di coordinamento che crea quella che è stata definita la non felice formulazione della disposizione procedurale in rapporto all'istituto dell'applicazione della pena su richiesta delle parti e alla riabilitazione da misure di prevenzione personali. L'ultimo paragrafo del quarto capitolo tenterà di esporre, se pur brevemente, le forme speciali di riabilitazione ed i relativi problemi di coordinamento con la disciplina codicistica sia processuale che sostanziale.
In conclusione, il lavoro terminerà con il tentativo di individuare un percorso che il legislatore potrebbe e, auspicabilmente, dovrebbe seguire per valorizzare l'importanza di un trattamento sanzionatorio individualizzato, ma altresì coerente con il rispetto della Costituzione, in particolare con i principi di rieducazione del condannato, uguaglianza e laicità. Protagonista di tale intervento risulterà il potere discrezionale del giudice che rappresenta una valida opportunità per il diritto penale se regolato in modo chiaro dal legislatore e su cui, dunque, varrebbe la pena di riflettere approfonditamente.
L'indagine relativa alla ratio e alla dimensione del potere discrezionale del giudice nella concessione della riabilitazione offre l'opportunità di riflettere su alcune dinamiche del settore della punibilità, favorendo considerazioni sia penalistiche che criminologiche. Scopo del presente lavoro sarà dunque evidenziare il ruolo fondamentale che la riabilitazione dovrebbe assumere all'interno del complessivo sistema sanzionatorio, dal momento che l'analisi dottrinaria si è interessata a questo istituto solo marginalmente.
Nel primo dei quattro capitoli in cui è suddivisa la trattazione si esporranno le dinamiche storiche e criminologiche sottese allo sviluppo del modello riabilitativo: alla ricostruzione di una “storia della riabilitazione” si affiancherà l'analisi delle teorie criminologiche che hanno preceduto ed accompagnato le riforme penalistiche, non esclusivamente nazionali, relative a questo argomento.
Dall'analisi dei differenti modelli di riabilitazione (giudiziale e di diritto) emergerà chiaramente come l'elemento maggiormente modificato nel tempo e che, conseguentemente, ha canalizzato l'attenzione della dottrina prevalente, sia il potere discrezionale cui è legata la concessione del beneficio. Per questa ragione è parso opportuno un breve confronto compartatistico con il sistema statunitense dove il bilanciamento tra le opportunità che offre e le difficoltà che crea tale discrezionalità è alla base degli interventi legislativi operati nel settore penale. Proprio nell'ordinamento americano si è assistito al passaggio da un sistema fortemente discrezionale, come il sentencig, ad uno maggiormente tipizzato quale il just desert model.
Dopo aver concluso un inquadramento generale della riabilitazione, i restanti capitoli saranno dedicati alle problematiche che emergono dalla disciplina attuale. Per chiarire quale sia la reale portata del beneficio è stato necessario analizzare, se pur brevemente, le misure sulle quali questo agisce come causa estintiva della pena, infatti, dalla normativa riservata alle pene accessorie e agli effetti penali della condanna emergono le prime difficoltà cui deve far fronte l'interprete nel momento applicativo della riabilitazione. Per questo, nel secondo capitolo, si tenterà di far emergere la contraddizione strutturale della disciplina della riabilitazione nel complessivo quadro di principi imposti dalla Costituzione. Dopo aver constato che l'istituto sembra indispensabile per la legittimità costituzionale delle pene accessorie, nel secondo paragrafo si analizzano analizzeranno la ratio e i profili funzionali caratteristici della riabilitazione. Il capitolo si concluderà con l'analisi delle problematiche relative all'individuazione dei criteri distintivi tra le due tipologie di misure sulle quali essa agisce, per come previsti ex art. 178 c.p.
Nel terzo capitolo invece saranno presi in considerazione i differenti profili di discrezionalità che emergono dalle dinamiche operative dell'istituto, vagliando le differenti condizioni cui l' art. 179 c.p. ne subordina la concessione. Si rifletterà in particolar modo sia sulle problematiche connesse all'aspetto del tempo della buona condotta che sui dubbi interpretativi legati alla formulazione e all'interpretazione delle condizioni ostative. A ciò seguirà la disamina delle soluzioni trovate sia dalla dottrina sia dalla giurisprudenza all'emblematico significato da attribuire alle prove effettive e costanti di buona condotta, cui sono dedicati rispettivamente il secondo ed il terzo paragrafo del capitolo suddetto.
Al fine di fornire un quadro il più esaustivo possibile è stato necessario completare la trattazione con un quarto capitolo nel quale sono riportate le difficoltà di coordinamento tra la disciplina sostanziale e processuale dell'istituto, nonché i possibili profili di disorganicità che tali normative presentano con le forme riabilitative previste in leggi speciali. La prima parte dell'ultimo capitolo sarà dedicata all'analisi del provvedimento di revoca della riabilitazione contenuta nell'art. 180 c.p. e ad i problemi di coordinamento tra tale disposizione e l'art. 683 c.p.p. relativo alla normativa processualistica riservata alla riabilitazione. Nel secondo paragrafo emergeranno in particolare gli ulteriori problemi di coordinamento che crea quella che è stata definita la non felice formulazione della disposizione procedurale in rapporto all'istituto dell'applicazione della pena su richiesta delle parti e alla riabilitazione da misure di prevenzione personali. L'ultimo paragrafo del quarto capitolo tenterà di esporre, se pur brevemente, le forme speciali di riabilitazione ed i relativi problemi di coordinamento con la disciplina codicistica sia processuale che sostanziale.
In conclusione, il lavoro terminerà con il tentativo di individuare un percorso che il legislatore potrebbe e, auspicabilmente, dovrebbe seguire per valorizzare l'importanza di un trattamento sanzionatorio individualizzato, ma altresì coerente con il rispetto della Costituzione, in particolare con i principi di rieducazione del condannato, uguaglianza e laicità. Protagonista di tale intervento risulterà il potere discrezionale del giudice che rappresenta una valida opportunità per il diritto penale se regolato in modo chiaro dal legislatore e su cui, dunque, varrebbe la pena di riflettere approfonditamente.
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