Tesi etd-02022016-104235 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CABIDDU, ELISA
URN
etd-02022016-104235
Titolo
Nuovi orientamenti sull'organizzazione del processo del credito. Un'analisi del portafoglio crediti alla luce AQR nel periodo 2010-2015: il caso Carismi
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof.ssa Bruno, Elena
Parole chiave
- accesso al credito
- credito
- rapporto banca-impresa
Data inizio appello
22/02/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il sistema finanziario internazionale è sottoposto a forti tensioni a partire dall’ultimo semestre del 2007. La crisi è arrivata a colpire i bilanci degli istituti bancari: crisi che ha seguito uno sviluppo complesso e in parte inatteso. Si stima che le perdite complessive legate al segmento subprime siano comprese tra i 400 e i 500 miliardi di dollari; dall’inizio della crisi le banche hanno registrato perdite per circa 350 miliardi di dollari ripartite pressoché equamente tra banche statunitensi ed europee .
La crisi economica del 2007, originata negli Stati Uniti, ha avuto luogo dai primi mesi del 2008 in tutto il mondo. Gli Stati Uniti, l’economia più grande del mondo, sono entrati in una grave crisi creditizia e ipotecaria che si è sviluppata a seguito della forte bolla speculativa immobiliare (mutui subprime) e del valore del dollaro molto basso rispetto all’euro e alle altre valute.
Tutta questa debolezza ha portato al collasso tra il 2007 e il 2008: infatti, si registra il fallimento di banche ed istituti finanziari e si rileva una forte riduzione dei valori borsistici, della capacità di consumo e risparmio della popolazione mondiale.
In particolare, a partire dal settembre 2008, i problemi si sono particolarmente aggravati: infatti, risalgono a tale periodo il fallimento della banca di investimenti Lehman Brothers, le società di mutui Fannie Mae e Freddie Mac e la società di assicurazioni AIG.
Il governo nordamericano è intervenuto iniettando liquidità per centinaia di miliardi di dollari con l’obiettivo di salvare alcune di queste società, ma a causa delle banche, il fenomeno si è espanso velocemente in diversi paesi europei poiché, gli istituti bancari e le istituzioni finanziarie che hanno investito sui mutui subprime, sono le società che maggiormente risentono della crisi.
Esistono però dei limiti riguardanti ciò che possono fare le banche centrali per riportare i mercati al loro normale funzionamento. Innanzitutto, è necessario ricondurre su valori più contenuti il rischio di controparte, attraverso la trasparenza dei bilanci e, se necessario, la ricapitalizzazione. Inoltre, è fondamentale ristabilire l’operatività di alcuni mercati grazie alla semplificazione dei prodotti scambiati e ad una valutazione più appropriata. In questo modo sarà possibile ripristinare condizioni migliori di finanziamento per gli intermediari e si riuscirà a contenere gli effetti restrittivi sull’economia dovuti ad un aumento del costo del credito.
Prima dell’insorgere della crisi, la Banca d’Italia ha seguito linee prudenziali con la convinzione che il rischio di credito e di liquidità possano derivare dalla necessità per gli istituti bancari di preservare la reputazione sui mercati, onorando i loro impegni.
Inoltre, da alcuni anni sono state introdotte norme, riferite esclusivamente ad operatori con adeguati presidi organizzativi e di controllo, che consentono di operare con prodotti finanziari e derivati complessi.
Tuttavia, dall’insorgere della crisi, sono state avviate azioni di sensibilizzazione degli operatori, volte a sottolineare la necessità che gli organi di governo dispongano di una piena consapevolezza dei rischi delle operazioni di finanza strutturata; a rafforzare gli strumenti per la valutazione dell’impatto di scenari avversi sulle posizioni di liquidità; a ribadire la necessità di operare valutazioni in bilancio improntate al rigore con riferimento a tutti gli strumenti di finanza strutturata che hanno risentito dell’effetto della crisi.
In sintesi, possiamo affermare che il sistema bancario italiano ha fronteggiato relativamente bene l’impatto delle turbolenze sui mercati creditizi e finanziari, ma rimangono sfide, di natura più strutturale, che le banche italiane sono chiamate ad affrontare nel prossimo futuro poiché rivestono un ruolo cruciale sia per la capacità competitiva nel sistema economico sia per il benessere dei cittadini.
La crisi economica del 2007, originata negli Stati Uniti, ha avuto luogo dai primi mesi del 2008 in tutto il mondo. Gli Stati Uniti, l’economia più grande del mondo, sono entrati in una grave crisi creditizia e ipotecaria che si è sviluppata a seguito della forte bolla speculativa immobiliare (mutui subprime) e del valore del dollaro molto basso rispetto all’euro e alle altre valute.
Tutta questa debolezza ha portato al collasso tra il 2007 e il 2008: infatti, si registra il fallimento di banche ed istituti finanziari e si rileva una forte riduzione dei valori borsistici, della capacità di consumo e risparmio della popolazione mondiale.
In particolare, a partire dal settembre 2008, i problemi si sono particolarmente aggravati: infatti, risalgono a tale periodo il fallimento della banca di investimenti Lehman Brothers, le società di mutui Fannie Mae e Freddie Mac e la società di assicurazioni AIG.
Il governo nordamericano è intervenuto iniettando liquidità per centinaia di miliardi di dollari con l’obiettivo di salvare alcune di queste società, ma a causa delle banche, il fenomeno si è espanso velocemente in diversi paesi europei poiché, gli istituti bancari e le istituzioni finanziarie che hanno investito sui mutui subprime, sono le società che maggiormente risentono della crisi.
Esistono però dei limiti riguardanti ciò che possono fare le banche centrali per riportare i mercati al loro normale funzionamento. Innanzitutto, è necessario ricondurre su valori più contenuti il rischio di controparte, attraverso la trasparenza dei bilanci e, se necessario, la ricapitalizzazione. Inoltre, è fondamentale ristabilire l’operatività di alcuni mercati grazie alla semplificazione dei prodotti scambiati e ad una valutazione più appropriata. In questo modo sarà possibile ripristinare condizioni migliori di finanziamento per gli intermediari e si riuscirà a contenere gli effetti restrittivi sull’economia dovuti ad un aumento del costo del credito.
Prima dell’insorgere della crisi, la Banca d’Italia ha seguito linee prudenziali con la convinzione che il rischio di credito e di liquidità possano derivare dalla necessità per gli istituti bancari di preservare la reputazione sui mercati, onorando i loro impegni.
Inoltre, da alcuni anni sono state introdotte norme, riferite esclusivamente ad operatori con adeguati presidi organizzativi e di controllo, che consentono di operare con prodotti finanziari e derivati complessi.
Tuttavia, dall’insorgere della crisi, sono state avviate azioni di sensibilizzazione degli operatori, volte a sottolineare la necessità che gli organi di governo dispongano di una piena consapevolezza dei rischi delle operazioni di finanza strutturata; a rafforzare gli strumenti per la valutazione dell’impatto di scenari avversi sulle posizioni di liquidità; a ribadire la necessità di operare valutazioni in bilancio improntate al rigore con riferimento a tutti gli strumenti di finanza strutturata che hanno risentito dell’effetto della crisi.
In sintesi, possiamo affermare che il sistema bancario italiano ha fronteggiato relativamente bene l’impatto delle turbolenze sui mercati creditizi e finanziari, ma rimangono sfide, di natura più strutturale, che le banche italiane sono chiamate ad affrontare nel prossimo futuro poiché rivestono un ruolo cruciale sia per la capacità competitiva nel sistema economico sia per il benessere dei cittadini.
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