Tesi etd-02022012-121321 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
GRUPILLO, GIUSEPPE
URN
etd-02022012-121321
Titolo
ESPERIMENTO PILOTA DI DECONTAMINAZIONE DI SEDIMENTI DI DRAGAGGIO PORTUALE MEDIANTE FITORIMEDIAZIONE.
Dipartimento
INGEGNERIA
Corso di studi
INGEGNERIA CIVILE
Relatori
relatore Prof. Iannelli, Renato
relatore Dott.ssa Masciandaro, Grazia
relatore Prof. Milano, Valerio
relatore Dott.ssa Masciandaro, Grazia
relatore Prof. Milano, Valerio
Parole chiave
- dragaggio
- Fitorimediazione
- metalli pesanti
Data inizio appello
27/02/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/02/2052
Riassunto
La presente Tesi tratta dell’applicazione della fitorimediazione a sedimenti contaminati di dragaggio portuale, tecnica naturale di decontaminazione, che prevede l’utilizzo di piante, previo condizionamento fisico-strutturale della matrice da trattare (sedimento marino).
Generalmente per le frazioni di sedimenti dragati da zone portuali che manifestano bassi livelli di inquinamento organico ed inorganico, è ipotizzabile l’uso di piante per la loro bonifica.
Oltre a non essere impattante dal punto di vista ambientale, questa tecnica, risulta efficiente per migliorare, dal punto di vista geologico e biofisico, la matrice suolo-sedimento che viene ad assumere così, caratteristiche di un tecno-suolo utile ai fini di un ripristino ambientale, paesaggistico o ricreativo.
Tale tecnica consente di effettuare senza alcun rischio ambientale e a costi competitivi rispetto ad altre forme di trattamento e allo smaltimento, un intervento di bonifica delle matrici ambientali inquinate da metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi, basandosi sull’uso di specie arbustive e/o erbacee, opportunamente selezionate in funzione della tipologia fisico-meccanica della matrice e delle sue caratteristiche chimiche-biologiche.
L'azione decontaminante è assicurata dall’azione delle radici delle piante che, a livello di rizosfera, attivano i processi biochimici per metabolizzare gli inquinanti organici. L’abbondante attività biologica a livello di rizosfera, e la presenza continua di essudati radicali e sostanza umica (acidi umici) favorisce inoltre la solubilizzazione dei metalli pesanti e quindi il loro assorbimento nei tessuti vegetali.
La presente Tesi scaturisce dalla stretta collaborazione con l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR di Pisa e applica la tecnica esposta a sedimenti marini dragati dal Porto di Livorno, utilizzando particolari essenze vegetali resistenti alla salinità (Tamarix gallica, Paspalum vaginatum e Spartium junceum).
Lo studio, svolto su circa 80 m3 di sedimento, si è basato su precedenti sperimentazione che hanno studiato la fattibilità di un approccio integrato per la decontaminazione di sedimenti contaminati.
La ricerca è finanziata dalla Commissione Europea col progetto triennale Eco-Innovation “AGRIPORT” cofinanziato dal Ministero Italiano dell’Ambiente ed è finalizzata a portare la tecnica di fitorimediazione, ad una fase applicativa, che includa il riuso dei sedimenti a fini produttivi.
Nell’ottica del progetto AGRIPORT, si è svolto uno studio volto all’ottimizzazione dei costi di gestione di impianto, in primo luogo puntando ad ottenere una programmazione corretta ed adeguata della risorsa idrica a scopo irriguo.
Partendo dall’impostazione di un bilancio idrico di impianto, si è calibrato un coefficiente Kc, fondamentale per la stima dell’evapotraspirazione reale delle specie vegetative adottate. È stata, inoltre, valutata la capacità di rimozione dei metalli pesanti impostando un bilancio di massa al fine di comprendere i meccanismi di trasferimento degli inquinanti dal sedimento alle acque di percolazione.
Buoni risultati sono stati ottenuti in termini di adattamento delle piante utilizzate, incremento dei nutrienti e delle attività enzimatiche ad essi associate ed abbattimento dei contaminanti (circa il 20% per i metalli ed il 70% per gli idrocarburi).
Dal punto di vista idraulico, il corretto monitoraggio dell’irrigazione ha permesso di azzerare i volumi di lisciviato, garantendo comunque la capacità di campo ed il decremento della salinità nel medium.
Generalmente per le frazioni di sedimenti dragati da zone portuali che manifestano bassi livelli di inquinamento organico ed inorganico, è ipotizzabile l’uso di piante per la loro bonifica.
Oltre a non essere impattante dal punto di vista ambientale, questa tecnica, risulta efficiente per migliorare, dal punto di vista geologico e biofisico, la matrice suolo-sedimento che viene ad assumere così, caratteristiche di un tecno-suolo utile ai fini di un ripristino ambientale, paesaggistico o ricreativo.
Tale tecnica consente di effettuare senza alcun rischio ambientale e a costi competitivi rispetto ad altre forme di trattamento e allo smaltimento, un intervento di bonifica delle matrici ambientali inquinate da metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi, basandosi sull’uso di specie arbustive e/o erbacee, opportunamente selezionate in funzione della tipologia fisico-meccanica della matrice e delle sue caratteristiche chimiche-biologiche.
L'azione decontaminante è assicurata dall’azione delle radici delle piante che, a livello di rizosfera, attivano i processi biochimici per metabolizzare gli inquinanti organici. L’abbondante attività biologica a livello di rizosfera, e la presenza continua di essudati radicali e sostanza umica (acidi umici) favorisce inoltre la solubilizzazione dei metalli pesanti e quindi il loro assorbimento nei tessuti vegetali.
La presente Tesi scaturisce dalla stretta collaborazione con l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR di Pisa e applica la tecnica esposta a sedimenti marini dragati dal Porto di Livorno, utilizzando particolari essenze vegetali resistenti alla salinità (Tamarix gallica, Paspalum vaginatum e Spartium junceum).
Lo studio, svolto su circa 80 m3 di sedimento, si è basato su precedenti sperimentazione che hanno studiato la fattibilità di un approccio integrato per la decontaminazione di sedimenti contaminati.
La ricerca è finanziata dalla Commissione Europea col progetto triennale Eco-Innovation “AGRIPORT” cofinanziato dal Ministero Italiano dell’Ambiente ed è finalizzata a portare la tecnica di fitorimediazione, ad una fase applicativa, che includa il riuso dei sedimenti a fini produttivi.
Nell’ottica del progetto AGRIPORT, si è svolto uno studio volto all’ottimizzazione dei costi di gestione di impianto, in primo luogo puntando ad ottenere una programmazione corretta ed adeguata della risorsa idrica a scopo irriguo.
Partendo dall’impostazione di un bilancio idrico di impianto, si è calibrato un coefficiente Kc, fondamentale per la stima dell’evapotraspirazione reale delle specie vegetative adottate. È stata, inoltre, valutata la capacità di rimozione dei metalli pesanti impostando un bilancio di massa al fine di comprendere i meccanismi di trasferimento degli inquinanti dal sedimento alle acque di percolazione.
Buoni risultati sono stati ottenuti in termini di adattamento delle piante utilizzate, incremento dei nutrienti e delle attività enzimatiche ad essi associate ed abbattimento dei contaminanti (circa il 20% per i metalli ed il 70% per gli idrocarburi).
Dal punto di vista idraulico, il corretto monitoraggio dell’irrigazione ha permesso di azzerare i volumi di lisciviato, garantendo comunque la capacità di campo ed il decremento della salinità nel medium.
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