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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02012005-144217


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
FUOCO, EVELINA
Indirizzo email
evelinafuoco@yahoo.it, e.fuoco@sertec.livorno.it
URN
etd-02012005-144217
Titolo
Sviluppo di una metodologia integrata per la valutazione della molestia olfattiva. Applicazione al caso della discarica di Legoli, Comune di Peccioli (PI).
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
SCIENZE AMBIENTALI
Relatori
relatore Dott. Di Francesco, Fabio
relatore Prof. Tognotti, Leonardo
relatore Ing. Grassi, Carlo
Parole chiave
  • Inquinamento olfattivo
  • modelli diffusionali
  • odori
  • olfattometria
Data inizio appello
18/02/2005
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
18/02/2045
Riassunto
Il crescente interesse dell’uomo verso la qualità dell’ambiente e della vita ha portato a riconoscere gli odori molesti come inquinanti atmosferici a tutti gli effetti, e si usa il termine “inquinamento olfattivo” per indicare il loro impatto negativo sull’ambiente circostante e sulla popolazione esposta.
Le emissioni maleodoranti sono associate principalmente alle attività di gestione dei rifiuti, liquidi e solidi (impianti di depurazione e trattamento delle acque, discariche, impianti di selezione, compostaggio, inceneritori, ecc.), ma anche ad impianti produttivi di vario tipo, dal settore agro-alimentare a quello industriale (cartiere, concerie, impianti chimici, industria alimentare, ecc.).
Sebbene all’impatto olfattivo di sorgenti connesse con attività di gestione dei rifiuti non sia quasi mai associato un reale rischio tossicologico-sanitario, sia per la natura raramente pericolosa degli odoranti che per le concentrazioni generalmente molto basse, nell’immaginario collettivo, ai cattivi odori si associano spesso condizioni di “non salubrità” dell’aria; anzi, molte volte ad essi si attribuisce una valenza superiore rispetto a quella di inquinanti più pericolosi, ma non direttamente percepiti dai nostri sensi. L’imprevedibilità del disturbo, la sua presenza continuata nel tempo, l’impossibilità di difendersi da esso, determinano un effetto sinergico negativo a livello psicologico, generando tensione e stati d’ansia, con conseguenti proteste da parte dei cittadini. Pertanto, l’inserimento nella realtà locale di un impianto produttivo e la sua accettazione da parte della popolazione, sono condizionati in misura sempre più rilevante, oltre che dagli impatti ambientali legati alle emissioni di inquinanti tossici o nocivi, dall’impatto olfattivo spesso associato a tali installazioni.
È stata quindi avvertita da tempo la necessità di monitorare la qualità dell’aria anche per quanto riguarda i livelli ambientali di odore. Tuttavia, la particolare e complessa natura degli odori, la variabilità e la soggettività della percezione olfattiva, sono fattori che complicano l’approccio agli odori come inquinanti atmosferici e che ne hanno ritardato la regolamentazione, rispetto ad altri settori dell’inquinamento atmosferico. Attualmente, non esistono, a livello nazionale, normative specifiche in materia di inquinamento olfattivo, né metodologie oggettive e ufficialmente riconosciute per la misura dei livelli di odore. A livello europeo invece, è stata redatta dal la Normativa Tecnica EN 13725 “Qualità dell’aria - Misura della concentrazione di odore mediante olfattometria dinamica” (dal CEN, Comitato Europeo per la Normalizzazione, 2003). La Norma adotta l’olfattometria dinamica, tecnica sensoriale che impiega il naso umano come detector, come metodo ufficiale per la misura della concentrazione di odore in campioni gassosi (di effluente o di aria ambiente). C’è ormai quasi totale accordo nel mondo scientifico nel riconoscere il metodo olfattometrico come il più adatto alla particolare natura degli odori, poiché l’unico che fornisce una misura oggettiva della sensazione complessiva di odore generata da un odorante singolo o da una miscela di composti odorigeni. Tuttavia, se da una parte l’impiego del panel rende i risultati dell’analisi più significativi, perché direttamente correlati all’effetto che l’odorante ha su chi lo percepisce (e quindi al disturbo), dall’altra, trattandosi di un “sensore umano”, per sua stessa natura fortemente irriproducibile, è fonte di una notevole incertezza, dovuta all’inevitabile componente soggettiva che interviene nelle valutazioni. Per garantire un grado accettabile di oggettività e riproducibilità ai risultati delle analisi sensoriali, la Normativa Tecnica Europea fornisce procedure standard per la:
· misura della concentrazione di odore in OU/m3 (l’Unità di Odore è una grandezza introdotta per esprimere la quantità di odore, in relazione alla soglia olfattiva di percezione);
· selezione del panel secondo opportuni criteri, che garantiscono la standardizzazione del sensore;
· calibrazione strumentale del dispositivo di diluizione (olfattometro) impiegato nelle analisi olfattometriche.
Inoltre, la Norma definisce i criteri di qualità, in termini di accuratezza e precisione, sia per i risultati sperimentali che per l’olfattometro (la stabilità strumentale va regolarmente verificata).

Tuttavia, il metodo olfattometrico, da solo, non è sufficiente a valutare in modo esaustivo un caso di molestia olfattiva, poiché fornisce dati puntuali di concentrazione dell’odore, ma non consente di valutare l’entità del disturbo olfattivo a cui è esposta la popolazione, né il contributo effettivo della sorgente in esame al livello di odore ambientale (e quindi la sua responsabilità nella generazione del disturbo). Pertanto, lo scopo della parte sperimentale di questo lavoro di tesi è stato lo sviluppo (e poi l’applicazione al caso reale della discarica di Legoli) di un metodo integrato che consentisse di valutare in modo completo ed efficace l’impatto olfattivo indotto da attività connesse con la gestione dei rifiuti solidi urbani. La metodologia è fondata su:
o olfattometria dinamica, per la stima dei fattori di emissione di odore (flusso in OU/sec);
o analisi chimiche (gas cromatografia – spettrometria di massa), per la caratterizzazione della composizione dell’effluente, in modo da individuare gli odoranti con il maggior contributo all’odore complessivo (in base al rapporto tra concentrazione e soglia di percezione), che rappresentano una sorta di “impronta digitale” dell’effluente, e che possono essere seguiti come traccianti della sua presenza;
o modelli di dispersione atmosferica, per simulare il trasporto degli odori in atmosfera ed effettuare previsioni sulla distribuzione dell’effluente nell’intorno della sorgente.
Integrando i risultati delle analisi olfattometriche e chimiche è possibile ottenere un quadro completo ed oggettivo delle emissioni della sorgente odorigena, sia dal punto di vista del livello di odore emesso complessivamente, sia per quanto riguarda le specie chimiche presenti ed il loro contributo all’odore complessivo. Inoltre, mediante la simulazione della dispersione atmosferica, è possibile non solo definire l’area di potenziale impatto olfattivo della fonte (ossia fin dove è percepibile l’odore proveniente da essa), ma anche approfondire l’indagine limitando il campo a pochi composti, indicatori della presenza di cattivi odori provenienti dalla sorgente.

Questa tesi si propone, nella prima parte, di riassumere quanto fino ad ora è stato fatto nella ricerca sugli odori, con particolare riferimento allo stato attuale delle metodologie di campionamento e di misura per la valutazione delle emissioni ambientali. Nel Capitolo 1 viene descritto il complesso e sofisticato sistema olfattivo umano. Nel Capitolo 2 è introdotto l’inquinamento olfattivo, presentando in modo sintetico le principali sostanze e sorgenti odorigene, i parametri più significativi per la caratterizzazione degli odori e le principali tecniche di misura disponibili. Nel Capitolo 3 è dettagliatamente descritto il metodo olfattometrico, così come riportato dalla Normativa Tecnica Europea EN 13725, evidenziandone i vantaggi rispetto alle altre tecniche di misura, i principali limiti che tutt’oggi presenta, e i possibili sviluppi futuri.
Nel Capitolo 4 vengono prima introdotti i principi che governano la dispersione degli inquinanti nella parte di atmosfera più vicina al suolo (strato limite terrestre), e poi descritti i modelli matematici diffusionali più comunemente impiegati per lo studio della qualità dell’aria, con particolare riferimento al sistema di modelli CALMET/CALPUFF/CALPOST impiegato per l’applicazione del metodo al caso riportato nel Capitolo 6.
Nella parte sperimentale viene prima di tutto (Capitolo 5) presentata la sorgente oggetto dello studio: l’impianto di smaltimento per RSU di Legoli, Comune di Peccioli (Pi). Nell’ultimo capitolo (Capitolo 6) viene sviluppato il metodo di valutazione dell’impatto olfattivo indotto da sorgenti connesse con attività di gestione dei rifiuti, definendone scopo, strategia generale e singole fasi; nella seconda parte il metodo viene applicato al caso di Legoli, e viene descritta in dettaglio l’indagine condotta presso il sito per valutare l’impatto della discarica sull’ambiente circostante e sulla popolazione esposta. Lo studio ha previsto:
- Inquadramento geografico del sito: definizione del dominio d'indagine, all'interno del quale è stata effettuata la valutazione dell'impatto olfattivo, e delle caratteristiche geografiche;
- Caratterizzazione dell'atmosfera: inquadramento meteoclimatico e cenni alla qualità dell'aria, effettuati utilizzando i dati di centraline di monitoraggio atmosferico opportunamente scelte;
- Definizione dello scenario emissivo: campagna di analisi olfattometriche per la stima del flusso di odore complessivamente emesso dalla discarica; acquisizione dei dati su composizione chimica del biogas e soglie olfattive dei componenti odorigeni;
- Studio della dispersione atmosferica dell'odore e di selezionati odoranti-campione (seguiti come indicatori della possibile presenza di odori sgradevoli dovuti al biogas) mediante il sistema modellistico "Calpuff Model System";
- Valutazione dell'impatto olfattivo indotto dalla discarica sulla popolazione locale.
Dallo studio è emerso che le emissioni odorigene dell'impianto interessano un'area limitata di raggio pari a circa 5 Km, con effetti di entità medio-bassa sui centri abitati presenti nell'area di riferimento.
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