Tesi etd-01312011-202927 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
OLIVARI, GIORGIA
URN
etd-01312011-202927
Titolo
"Il prurito post dialitico: stato dell'arte"
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Cervadoro, Gregorio
Parole chiave
- dialisi
- prurito
Data inizio appello
22/02/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
22/02/2051
Riassunto
Il prurito è uno dei sintomi più comuni e sgradevoli che interessa circa la metà dei pazienti in emodialisi e dialisi peritoneale. Questo sintomo ha un grande impatto sulla qualità di vita dei pazienti, portando ad una grave compromissione della percezione di benessere, spesso associata ad irritabilità, ansietà, instabilità emotiva e depressione, e a lungo termine può influenzare molto negativamente la prognosi di malattia.
La patogenesi del prurito post dialitico, che per convenzione viene definito come “uremico”, è di tipo multifattoriale e ancora poco conosciuta. In merito a ciò sono state avanzate quattro ipotesi principali: alterazioni dermatologiche, uno squilibrio del sistema immunitario che si traduce in uno stato proinfiammatorio, uno squilibrio del sistema endogeno oppioidergico, e un meccanismo neuropatico.
La neurofisiologia del prurito è stato dimostrato essere abbastanza simile a quella del dolore, sostenendo l'ipotesi che i due fenomeni possano essere strettamente correlati in pazienti in dialisi, che spesso presentano anche una neuropatia uremica, oltre ad una serie di altri fattori scatenanti, che includono tossine uremiche, un'infiammazione sistemica, xerosi cutanea, e alcune comorbilità come il diabete mellito, endocrinopatie e l'epatite virale.
Il trattamento del prurito post-dialitico oggi si basa su un approccio costituito da step successivi. La base rimane l’ottimizzazione della terapia sostitutiva con una buona efficienza dialitica e l’uso di membrane in polimetilmetacrilato, mentre una seconda fase può comprendere una terapia farmacologica sistemica e topica, con l'applicazione di emollienti cutanei o creme alla capsaicina. Infine, trattamenti sistemici con risultati promettenti sono quelli che si basano sull’uso dei raggi ultravioletti (UVB) o sulla somministrazione di antiepilettici come il gabapentin o agonisti del recettore oppioide κ, la nalfurafina.
La patogenesi del prurito post dialitico, che per convenzione viene definito come “uremico”, è di tipo multifattoriale e ancora poco conosciuta. In merito a ciò sono state avanzate quattro ipotesi principali: alterazioni dermatologiche, uno squilibrio del sistema immunitario che si traduce in uno stato proinfiammatorio, uno squilibrio del sistema endogeno oppioidergico, e un meccanismo neuropatico.
La neurofisiologia del prurito è stato dimostrato essere abbastanza simile a quella del dolore, sostenendo l'ipotesi che i due fenomeni possano essere strettamente correlati in pazienti in dialisi, che spesso presentano anche una neuropatia uremica, oltre ad una serie di altri fattori scatenanti, che includono tossine uremiche, un'infiammazione sistemica, xerosi cutanea, e alcune comorbilità come il diabete mellito, endocrinopatie e l'epatite virale.
Il trattamento del prurito post-dialitico oggi si basa su un approccio costituito da step successivi. La base rimane l’ottimizzazione della terapia sostitutiva con una buona efficienza dialitica e l’uso di membrane in polimetilmetacrilato, mentre una seconda fase può comprendere una terapia farmacologica sistemica e topica, con l'applicazione di emollienti cutanei o creme alla capsaicina. Infine, trattamenti sistemici con risultati promettenti sono quelli che si basano sull’uso dei raggi ultravioletti (UVB) o sulla somministrazione di antiepilettici come il gabapentin o agonisti del recettore oppioide κ, la nalfurafina.
File
Nome file | Dimensione |
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