Tesi etd-01302019-153537 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BONGIORNI, CHIARA
URN
etd-01302019-153537
Titolo
Le dispute territoriali e marittime nel Mar Cinese Meridionale e Orientale: una minaccia alla stabilità della regione
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Tamburini, Francesco
Parole chiave
- Mar Cinese Meridionale
- Mar Cinese Orientale
- Paracelso
- Senkaku/Diaoyu
- Spratly
Data inizio appello
04/03/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/03/2089
Riassunto
Il Mar Cinese Meridionale e quello Orientale rappresentano oggi una delle aree più critiche dell’Asia - Pacifico, uno spazio cruciale divenuto negli ultimi decenni oggetto di rivendicazioni e progetti geopolitici contrastanti.
I Mari Cinesi sono costellati dai microscopici arcipelaghi disabitati delle Spratly e delle Paracelso in quello Meridionale, e delle Senkaku/Diaoyu in quello Orientale. Questi sono costituiti da isolotti e barriere coralline semisommerse contesi tra i paesi rivieraschi per assicurarsi il controllo delle risorse naturali presenti nella acque circostanti. Le Spratly e le Paracelso sono rivendicate, interamente o solo in parte, da RPC, Repubblica di Cina (le cui rivendicazioni sono assimilabili a quelle della prima), Malaysia, Brunei, Filippine e Vietnam; Le Senkaku/Diaoyu invece coinvolgono solamente la RPC e il Giappone. La rilevanza di queste formazioni insulari non è solo economica, bensì strategica: nei Mari Cinesi transita un terzo di tutto il traffico marittimo mondiale. Nell’ottica della RPC, impegnata negli ultimi decenni ad assicurarsi uno status politico e militare confacente alla propria statura economica, gli arcipelaghi contesi si configurano così come avamposti per la difesa delle coste e delle vitali rotte di rifornimento. Il controllo dei Mari Cinesi è inoltre considerato imprescindibile per la proiezione della propria potenza nel Pacifico. Pechino ha così adottato politiche sempre più assertive negli spazi marittimi contesi, spingendo i paesi rivieraschi suoi antagonisti a ricercare la protezione statunitense. Gli USA si contrappongono alla RPC e quella che percepiscono come una riedizione cinese della dottrina Monroe, cercando di impedirne l’ascesa a potenza marittima. Le dispute territoriali e marittime assumono in tal modo importanza anche a livello internazionale, e i Mari Cinesi si configurano come teatro di scontro della rivalità sino - statunitense: la posta in gioco nel lungo periodo è il controllo degli oceani, dunque l’egemonia mondiale. Le tensioni latenti e le diffidenze tra tutti gli attori coinvolti rischiano di dar luogo ad incidenti, creando le condizioni per pericolose escalation che rischiano di compromettere la stabilità regionale. Sebbene nessuna delle potenze coinvolte sia disposta ad uno scontro diretto, tale eventualità non è scartabile a priori data la precarietà del contesto.
La tesi si propone pertanto di indagare, attraverso l’utilizzo di fonti quali pubblicazioni accademiche e rapporti redatti da istituti di ricerca internazionali, l’origine delle dispute da un punto di vista storico e giuridico, nonché la loro collocazione nei mutamenti intercorsi nella regione negli ultimi decenni, delineandone infine i possibili scenari futuri.
I Mari Cinesi sono costellati dai microscopici arcipelaghi disabitati delle Spratly e delle Paracelso in quello Meridionale, e delle Senkaku/Diaoyu in quello Orientale. Questi sono costituiti da isolotti e barriere coralline semisommerse contesi tra i paesi rivieraschi per assicurarsi il controllo delle risorse naturali presenti nella acque circostanti. Le Spratly e le Paracelso sono rivendicate, interamente o solo in parte, da RPC, Repubblica di Cina (le cui rivendicazioni sono assimilabili a quelle della prima), Malaysia, Brunei, Filippine e Vietnam; Le Senkaku/Diaoyu invece coinvolgono solamente la RPC e il Giappone. La rilevanza di queste formazioni insulari non è solo economica, bensì strategica: nei Mari Cinesi transita un terzo di tutto il traffico marittimo mondiale. Nell’ottica della RPC, impegnata negli ultimi decenni ad assicurarsi uno status politico e militare confacente alla propria statura economica, gli arcipelaghi contesi si configurano così come avamposti per la difesa delle coste e delle vitali rotte di rifornimento. Il controllo dei Mari Cinesi è inoltre considerato imprescindibile per la proiezione della propria potenza nel Pacifico. Pechino ha così adottato politiche sempre più assertive negli spazi marittimi contesi, spingendo i paesi rivieraschi suoi antagonisti a ricercare la protezione statunitense. Gli USA si contrappongono alla RPC e quella che percepiscono come una riedizione cinese della dottrina Monroe, cercando di impedirne l’ascesa a potenza marittima. Le dispute territoriali e marittime assumono in tal modo importanza anche a livello internazionale, e i Mari Cinesi si configurano come teatro di scontro della rivalità sino - statunitense: la posta in gioco nel lungo periodo è il controllo degli oceani, dunque l’egemonia mondiale. Le tensioni latenti e le diffidenze tra tutti gli attori coinvolti rischiano di dar luogo ad incidenti, creando le condizioni per pericolose escalation che rischiano di compromettere la stabilità regionale. Sebbene nessuna delle potenze coinvolte sia disposta ad uno scontro diretto, tale eventualità non è scartabile a priori data la precarietà del contesto.
La tesi si propone pertanto di indagare, attraverso l’utilizzo di fonti quali pubblicazioni accademiche e rapporti redatti da istituti di ricerca internazionali, l’origine delle dispute da un punto di vista storico e giuridico, nonché la loro collocazione nei mutamenti intercorsi nella regione negli ultimi decenni, delineandone infine i possibili scenari futuri.
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