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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01282013-171819


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
TARANI, TOMMASO
URN
etd-01282013-171819
Titolo
LA LINEA SIMBOLISTA FRANCESE NEL "GIUSTO DELLA VITA" DI MARIO LUZI (1935-1956)
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/11
Corso di studi
STUDI ITALIANISTICI
Relatori
tutor Prof. Donnarumma, Raffaele
relatore Prof. Vegliante, Jean-Charles
Parole chiave
  • Rapporti poetici italia/Francia
  • ermetismo
  • simbolismo
Data inizio appello
01/02/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’obiettivo principale del presente lavoro è quello di proporre una linea interpretativa alla prima parte dell’opera poetica luziana, dall’autore stesso raccolta sotto il nome di Giusto della vita (1935-1956), mediante il confronto con alcuni motivi e autori classici della lirica simbolista francese.
Le tre parti della tesi seguono l’evoluzione cronologica delle raccolte luziane, considerate nella loro versione definitiva all’interno della prima parte del corpus poetico pubblicato in volume dall’autore nel 1960. La prima parte verterà dunque sull’analisi del primo libro poetico di Luzi, La Barca, la seconda sulle raccolte cosiddette ermetiche, Avvento Notturno, Un Brindisi, Quaderno Gotico, la terza sulle due raccolte dell’immediato dopoguerra, Primizie del Deserto e Onore del Vero.
La prima parte della tesi introdurrà, a partire da un plausibile legame intertestuale con una lirica di Apollinaire, il problema centrale di poetica di cui la poesia luziana è oggetto. Si tratterà cioè di capire come la barca risulti una metafora del pensiero poetico in cammino verso l’avvenire. Cercando di ricostruire la rete tematica del libro con l’ausilio di alcuni ipotesti francesi (Apollinaire, Hugo, Baudelaire), si cercherà di vedere come tutti i temi e motivi presenti nella Barca (la primavera, la barca, il porto, la morte) siano tenuti assieme da una poetica di fortissimo stampo orfico la cui derivazione francese ci sembra molto plausibile.
Nella seconda parte si procederà invece all’analisi delle raccolte ermetiche mostrando l’evoluzione della poetica luziana in riferimento alla costellazione tematica simbolistico-surrealista (il fantasma della femme, il vetro, lo specchio). Si tratterà in particolare di esplorare la nozione, anche surrealista, di soglia e di limite. Del pensiero poetante, cioè, come punto di contatto, di mediazione e frontiera tra l’alterità e l’immaginazione. Un’immagine in un certo senso «doppia» in cui concretezza e spiritualità coesistano. Questo peculiare discorso estetico può essere agevolmente ritrovato nei saggi critici coevi di Luzi.
Nella terza e ultima parte si cercheranno di esplorare, mediante l’analisi delle raccolte Primizie del deserto e Onore del vero, le evoluzioni della poesia di Luzi nell’immediato dopoguerra. In particolare, sarà presa in considerazione la nozione di parusia in quanto categoria chiave della poetica luziana di quegli anni. Tale nozione ci mostrerà come Luzi abbia forgiato, in un periodo come il dopoguerra italiano in cui il dibattito sul realismo in letteratura risultava molto vivo, una categoria poetica personalissima, la naturalezza, in cui conciliare le antitesi tra realtà e finzione. La nozione di parusia ci consentirà tra l’altro di abbordare un problema estetico della massima importanza in Luzi. Che tipo di luoghi sono descritti nella seconda poesia luziana? Si tratta di luoghi reali, in cui i referenti mondani ritrovano un forte legame con la parola che li esprime; oppure di luoghi vuoti, in cui i segni risultano sempre connotati in altro modo, additando verso una semantica che non è quella del mondo ma al contrario della parola, del vuoto enunciativo ? Sciogliere questo quesito significherà anche mettersi sulle tracce della complessa e ambigua nozione luziana di natura, attorno a cui ruotano tutte le complesse riflessioni estetiche di Luzi degli anni ’50. Anche in questo frangente, la cultura poetica francese si rivelerà un interlocutore privilegiato, soprattutto autori come Chateaubriand, Lamartine e Villiers de l’Isle-Adam, le cui tracce nella produzione luziana del dopoguerra appaiono più che plausibili.
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