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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01262021-111420


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
DE MEO, FLORIANA
URN
etd-01262021-111420
Titolo
Analisi della contaminazione da plastica sul territorio della Lunigiana. Casi studio: litorale marino e centro urbano di Marina di Carrara e Canale Lunense.
Dipartimento
INGEGNERIA DELL'ENERGIA, DEI SISTEMI, DEL TERRITORIO E DELLE COSTRUZIONI
Corso di studi
INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Relatori
relatore Prof. Pagliara, Stefano
relatore Prof. Palermo, Michele
relatore Ing. Nieri, Ilaria
Parole chiave
  • barriera
  • canale
  • centro urbano
  • litorale
  • plastica
Data inizio appello
18/02/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/02/2091
Riassunto
Il danno che la plastica provoca è una questione di interesse comune per l’intera popolazione mondiale e possiamo associarla non solo al deterioramento delle risorse idriche e terrestri, ma anche alla repentina alterazione della qualità della vita dell’essere umano. Recenti studi attribuiscono ai fiumi la responsabilità di essere i maggiori vettori di diffusione dei detriti di origine antropica. Ogni anno il sistema fluviale globale rilascia negli oceani un quantitativo di plastica che può raggiungere più di 2 milioni di tonnellate. Nello specifico, l’86% dell’input globale di detriti è accreditabile ai fiumi asiatici e il 14% ai fiumi del resto del mondo. Il primo approccio politico all'inquinamento marino risale al 2008, quando venne istituita una Direttiva europea (2008/56/CE) che ha determinato l’attivazione di Agenzie e Enti nazionali per la salvaguardia e la protezione dell’ambiente. La crescente sensibilità nei confronti dell’ambiente e le disposizioni assunte dalla normativa hanno incentivato le Istituzioni a promuovere intense attività di indagine e di misurazione degli input globali di detriti plastici accumulati nel tempo. La dispersione nell'ambiente marino avviene anche per mezzo del mal funzionamento e della cattiva gestione degli impianti di trattamento delle acque reflue e di quelli di smaltimento dei rifiuti. Le attività di monitoraggio e i relativi risultati, che hanno portato alle suddette conclusioni, sono molteplici poiché ogni Ente competente o Agenzia nazionale ha la facoltà di utilizzare metodologie di indagine differenti a livello mondiale. Per questo, la tracciabilità e la comparabilità dei dati raccolti non permette di ottenere risultati globali coerenti. Bisogna inoltre sottolineare che l’inquinamento da plastica ha ripercussioni non solo su un contesto di tipo ambientale, ma anche di tipo economico-finanziario. Pertanto, lo scopo della presente attività di ricerca è stato quello di delineare le cause e le criticità legate all’impatto della plastica su parte del territorio della Lunigiana e infine di formulare un’idea progettuale di recupero di quest’ultima. L’attività di monitoraggio è stata condotta nell’arco di un anno su tre zone principali: lungo il litorale marino che si estende dalla foce del fiume Magra al porto di Marina di Carrara, sul manto stradale del centro urbano di Marina di Carrara, in prossimità di alcuni sgrigliatori del Canal Lunense. La raccolta dati è stata impostata sulla falsa riga del protocollo di indagine Sea Cleaner del CNR e le modalità di acquisizione di questi ultimi differiscono per ciascuna zona. I rilevamenti hanno tenuto conto delle diverse combinazioni di eventi metereologici di modesta entità, i quali hanno permesso di stimare la provenienza dei rifiuti plastici. L’apporto maggiore di rifiuti è stato riscontrato lungo il litorale marino. Al contrario, il centro urbano di Marina di Carrara, che si affaccia parzialmente sulla spiaggia monitorata, non ha presentato criticità significative o quantomeno paragonabili, nell’ordine di peso, a quelle riscontrate sulla costa. Peraltro, anche il Canal Lunense rimane una realtà controllata e marginale al computo globale del livello di contaminazione, nonostante il suo tracciato raggiunga i 23 km. Il modello matematico ipotizzato, che stima il deposito medio di materiale sul litorale costiero, stabilisce che sia presente sulla spiaggia una quantità di detriti plastici pari a 0,039 kg/m. Suddetto valore risulta essere notevole poiché il peso di una bottiglia di plastica corrisponde all’incirca a 40g e di conseguenza si presume di rilevarne una ogni passo d’uomo. In considerazione dei risultati ottenuti, l’attività svolta in laboratorio si è focalizzata sulla progettazione di un dispositivo atto a ostacolare il transito di materiali galleggianti. Il sistema di captazione richiama il modello olandese attualmente installato in uno dei canali di Amsterdam. La scelta di una barriera sommersa, che fosse in grado di bloccare detriti sospesi in tutta la colonna d’acqua, sembra possa essere una soluzione potenzialmente ottimale. La cortina di bolle prodotta dal compressore genera un flusso ascensionale che permette anche ai detriti sommersi di risalire in superficie ed essere recuperati e successivamente riciclati. La barriera di bolle, inoltre, non fornisce una copertura così intensa e fitta da ostacolare il transito di elementi di grosse dimensioni, quali tronchi e rami d’albero. La progettazione e il collaudo della barriera nel canale rettilineo del laboratorio di idraulica hanno fornito un’idea qualitativa del meccanismo e della sua operatività. Per quanto riguarda la fattibilità di tale intervento si demanda tutto a un’analisi più approfondita e dettagliata del luogo di indagine, delle normative urbanistiche in vigore, subordinate all’Autorità di bacino Interregionale del fiume Magra e dell’ottimizzazione del processo di raccolta testato in laboratorio. Lo scopo della sperimentazione è quello di fornire una possibile idea progettuale di recupero della plastica fluviale prima che essa entri a far parte dell’ecosistema marino. In conclusione si può affermare che la seguente attività di ricerca ha avuto come obiettivo primario quello di produrre un mezzo concreto di valutazione di un fenomeno che attualmente non può più essere messo da parte. A conferma di ciò, alcuni studi dichiarano che il recupero della plastica in ambiente fluviale costituisca l’alternativa più conveniente, anche da un punto di vista economico, perché le attività di pulizia su spiaggia incidono maggiormente sulle spese delle Amministrazioni locali. Inoltre, il materiale spiaggiato può essere reintegrato nel mercato globale di produzione della plastica per mezzo di un sistema di riciclo di tipo chimico. Suddetto sistema deve costituire un incentivo per sollecitare le Istituzioni ad approcciarsi ad una gestione del paese più sostenibile promuovendo innovative tecniche di riciclo dei materiali proprie di un sistema economico circolare.
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