Tesi etd-01262015-220222 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
MACORI, GUERRINO
URN
etd-01262015-220222
Titolo
Virus responsabili di malattie trasmesse da alimenti (MTA), focus sul virus dell’epatite A (HAV)
Settore scientifico disciplinare
MED/07
Corso di studi
FISIOPATOLOGIA CLINICA E SCIENZE DEL FARMACO
Relatori
tutor Prof. Ceccherini Nelli, Luca
Parole chiave
- alimenti
- epatite A
- HAV
- MTA
- virus
Data inizio appello
11/02/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il virus dell’epatite A (Hepatitis A Virus, HAV) è un virus a RNA appartenente agli Heparnavirus è responsabile della trasmissione all’uomo della malattia attraverso diverse vie tra le quali il consumo di acqua e alimenti contaminati. Tra gli alimenti più frequentemente implicati nella trasmissione dell’infezione all’uomo risulta importante il consumo di frutti di mare, vegetali e frutti di bosco. Nell’aprile del 2013 sono stati registrati, tramite i sistemi internazionali di segnalazione (EPIS-FWD ed EWRS) due cluster internazionali di Epatite A, il primo che ha coinvolto pazienti dei Paesi nord europei (cluster presumibilmente legato al consumo di frutti di bosco congelati di importazione extra-UE), il secondo ha coinvolto invece dei turisti di rientro dall’Egitto.
In relazione ad un cluster familiare di epatite A, a seguito di consumo di una torta guarnita con frutti di bosco, verificatosi ad aprile 2013, è stato effettuato il campionamento e l’analisi di una confezione ancora integra di frutti di bosco misti congelati, sui quali è stato riscontrato il virus. E’ stato avviato pertanto il “sistema di allerta rapido comunitario (RASFF)” sugli alimenti in quanto i frutti di bosco sottoposti ad analisi erano originari di diversi Paesi esteri (Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada). Il genotipo IB è stato individuato come agente responsabile dell’epidemia tra ottobre 2012 e aprile 2013 in quattro Paesi nord-europei (Report ECDC and EFSA, 2013; Gillesberg et al., 2013).
Sebbene ci sia un solo sierotipo, attraverso le analisi di sequenziamento del genoma sono stati identificati differenti genotipi di HAV. Il virus dell’epatite A, sopravvive anche in condizioni ambientali estreme come il congelamento ed è sufficientemente resistente al calore, inoltre può infettare il fegato umano anche se presente in basse concentrazioni. Il Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) ha consentito di individuare, a partire dal gennaio 2013, un rilevante aumento dei casi di Epatite A sull’intero territorio nazionale, in particolare in alcune regioni del Nord, con un incremento pari al 70% rispetto al triennio precedente (Rizzo et al., 2013).
In seguito alla segnalazione dei casi, il Ministero della Salute con una nota del 23 maggio 2013 ha raccomandato di provvedere tempestivamente al campionamento degli alimenti sospetti, inviando i campioni agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, individuati come Laboratori Pubblici territorialmente competenti, tra cui il laboratorio Controllo Alimenti di Torino (Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta - IZSPLVA). Si sono affiancate le attività di routine di analisi e controllo ufficiale ad attività di messa a punto di nuove metodiche per la rilevazione del virus e tipizzazione dei cluster individuati a oggi sui campioni positivi. Il protocollo attualmente in uso è una un metodo di prova accreditato presso l’IZPLVA in accordo alla ISO_TS 15216-2. Il protocollo è stato messo a punto anche presso il laboratorio e prevede l’estrazione dell’RNA virale seguita da una seminested PCR con primer specifici per la regione conservata VP1/VP3 del genoma virale già descritta in letteratura (Apaire-Marchais et al, 1994). Al fine di caratterizzare genotipicamente i ceppi di HAV rilevati è stata utilizzata una nested-PCR con primer degeneri e diretti verso una regione meno conservata e più variabile denominata VP1/2A. Il sequenziamento di specifiche porzioni del genoma del virus presente nei casi di epatite A e la successiva analisi con tecniche filogenetiche permettono di classificare gli isolati virali in genotipi e, all’interno di un singolo genotipo, di identificare varianti virali riconducibili ad uno stesso focolaio epidemico.
In questo lavoro sono state adottate due strategie di analisi del rischio e verifica della prevalenza di HAV, analisi di campioni provenienti dal controllo ufficiale nel contesto dell’emergenza “frutti di bosco congelati” e campioni di piccoli frutti freschi prelevati direttamente presso piccoli e grandi produttori. La prima strategia ha permesso di tracciare i prodotti coinvolti nei casi di malattia trasmessa da alimento (MTA) mentre il secondo ha permesso di stabilire la limitata presenza di rischio per prodotti freschi caratteristici di una zona geografica molto importante per questa tipologia di prodotti.
In relazione ad un cluster familiare di epatite A, a seguito di consumo di una torta guarnita con frutti di bosco, verificatosi ad aprile 2013, è stato effettuato il campionamento e l’analisi di una confezione ancora integra di frutti di bosco misti congelati, sui quali è stato riscontrato il virus. E’ stato avviato pertanto il “sistema di allerta rapido comunitario (RASFF)” sugli alimenti in quanto i frutti di bosco sottoposti ad analisi erano originari di diversi Paesi esteri (Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada). Il genotipo IB è stato individuato come agente responsabile dell’epidemia tra ottobre 2012 e aprile 2013 in quattro Paesi nord-europei (Report ECDC and EFSA, 2013; Gillesberg et al., 2013).
Sebbene ci sia un solo sierotipo, attraverso le analisi di sequenziamento del genoma sono stati identificati differenti genotipi di HAV. Il virus dell’epatite A, sopravvive anche in condizioni ambientali estreme come il congelamento ed è sufficientemente resistente al calore, inoltre può infettare il fegato umano anche se presente in basse concentrazioni. Il Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) ha consentito di individuare, a partire dal gennaio 2013, un rilevante aumento dei casi di Epatite A sull’intero territorio nazionale, in particolare in alcune regioni del Nord, con un incremento pari al 70% rispetto al triennio precedente (Rizzo et al., 2013).
In seguito alla segnalazione dei casi, il Ministero della Salute con una nota del 23 maggio 2013 ha raccomandato di provvedere tempestivamente al campionamento degli alimenti sospetti, inviando i campioni agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, individuati come Laboratori Pubblici territorialmente competenti, tra cui il laboratorio Controllo Alimenti di Torino (Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta - IZSPLVA). Si sono affiancate le attività di routine di analisi e controllo ufficiale ad attività di messa a punto di nuove metodiche per la rilevazione del virus e tipizzazione dei cluster individuati a oggi sui campioni positivi. Il protocollo attualmente in uso è una un metodo di prova accreditato presso l’IZPLVA in accordo alla ISO_TS 15216-2. Il protocollo è stato messo a punto anche presso il laboratorio e prevede l’estrazione dell’RNA virale seguita da una seminested PCR con primer specifici per la regione conservata VP1/VP3 del genoma virale già descritta in letteratura (Apaire-Marchais et al, 1994). Al fine di caratterizzare genotipicamente i ceppi di HAV rilevati è stata utilizzata una nested-PCR con primer degeneri e diretti verso una regione meno conservata e più variabile denominata VP1/2A. Il sequenziamento di specifiche porzioni del genoma del virus presente nei casi di epatite A e la successiva analisi con tecniche filogenetiche permettono di classificare gli isolati virali in genotipi e, all’interno di un singolo genotipo, di identificare varianti virali riconducibili ad uno stesso focolaio epidemico.
In questo lavoro sono state adottate due strategie di analisi del rischio e verifica della prevalenza di HAV, analisi di campioni provenienti dal controllo ufficiale nel contesto dell’emergenza “frutti di bosco congelati” e campioni di piccoli frutti freschi prelevati direttamente presso piccoli e grandi produttori. La prima strategia ha permesso di tracciare i prodotti coinvolti nei casi di malattia trasmessa da alimento (MTA) mentre il secondo ha permesso di stabilire la limitata presenza di rischio per prodotti freschi caratteristici di una zona geografica molto importante per questa tipologia di prodotti.
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