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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01252018-183616


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MAGGIANI, DENISE
URN
etd-01252018-183616
Titolo
Tesi di diritto previdenziale " I benefici previdenziali per gli esposti all'amianto".
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Mariani, Michele
Parole chiave
  • Benefici previdenziali amianto
Data inizio appello
30/04/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto



L'amianto , detto anche asbesto è un minerale naturale a struttura fibrosa appartenente alla classe chimica dei silicati e alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli, le cui particolari proprietà risultano conosciute ed apprezzate sin dai tempi più antichi.
Romani e Persiani lo utilizzavano infatti per finalità magiche e rituali, come ad esempio la creazione di tuniche funebri, impiegate nella cremazione dei defunti, con lo scopo di far ottenere alle ceneri un aspetto più puro e chiaro, ovvero utilizzato come isolante acustico, veniva infatti avvolto attorno ad arbusti da abbattere per attutire il rumore nella caduta .
Tra le svariate doti di questo materiale, spicca una grandissima resistenza alle alte temperature ed agli agenti chimici-biologici che lo rendono particolarmente resistente all'usura , proprietà fonoassorbenti e un'ottima capacità di legarsi con altri materiali, caratteristiche che, unite ad un elevata facilità nella reperibilità, ed un basso costo di lavorazione, finirono per far ottenere all'amianto la fama di “ miglior termodispersore al mondo ”.
Grazie a tali indubbie qualità, l'asbesto, a partire dalla rivoluzione industriale, fu oggetto di impiego massiccio e sproporzionato, venne infatti usato nella creazione di svariati prodottii , nessun settore escluso, dall'industria, ove venne utilizzato per la produzione di innumerevoli manufatti, all'edilizia, per la realizzazione di tetti, lastre, cementi, rivestimenti e canne fumarie, al settore trasporti per la costruzione di freni, frizioni, vernici e guarnizioni.
Una rapida diffusione mondiale di proporzioni ciclopiche , un utilizzo smodato che colpì anche lo Stato italiano , uno dei maggior produttori al mondo di amianto, grazie al all'elevato numero di giacimenti amiantiferi presenti sul territorio nazionale .
Milioni di lavoratori furono impegnati nella lavorazione e utilizzo di quello che per molti anni è stato considerato un materiale ideale, incredibilmente duttile e versatile, di facile fruizione e soprattutto economico, ma che si è invece rivelato essere tossico e mortale.
Sofferenza, morte e gravi patologie respiratorie si sono rivelate essere l'altra faccia della medaglia di quello che per anni ed anni venne considerato un materiale industrialmente perfetto.
L'amianto uccide , questo è quello che la scienza medica ha accertato con un significativo grado di probabilità.
Ad oggi infatti risulta pacificamente accertata la correlazione tra esposizione a fibre di amianto ed emersione di gravissime patologie respiratorie e cardiache, tra le quali l'asbestosi, il mesiotelioma pleurico, le placche pleuriche e tumori del polmone.
La pericolosità dell'amianto deriva dalla particolare composizione morfologica, dal fatto che una volta soggetto a disgregazione è in grado di rilasciare fibre aereodisperse nell'ambiente circostante, facilmenti inalabili e ingeribili, talmente minuscole da riuscire a penetrare negli alveoli polmonari e responsabili dell'insorgenza di gravissimi e irreversibili danni a carico dell'apparato respiratorio.
La tossicità dipende quindi dalla possibilità che l'amianto venga frantumato, ergo risultano decisamente piu pericolosi i tipi di amianto friabile che, data la particolare composizione, può essere facilmente ridotto in polvere con la semplice pressione manuale, mentre con riferimento all'amianto compatto, ove le fibre si trovano legate in una matrice stabile, il rischio morbigeno è connesso al grado di conservazione e manutenzione dei materiali
Risulta così chiaro come i soggetti maggiormente esposti al rischio di contrarre le c.d. malattie asbesto-correlate siano i lavoratori che per anni sono stati adibiti alla lavorazione e manipolazione di amianto e dei prodotti composti da esso.
Per lungo tempo milioni di lavoratori hanno manenggiato quello che è stato definito sostanza killer, il più delle volte senza alcun minima protezione sanitaria che li tutelasse anche solo parzialmente dal rischio di inalare fibre tossiche.
E questo, per quanto riguarda l'italia fino al 1992, quando finalmente, con la legge 27 Marzo 1992 n. 257 è stata bandita “ l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto” .
Una normativa vergognosamente tardiva, visto che le certezze scientifiche sulla correlazione tra esposizione alle fibre di amianto e rischio morbigeno, risalirebbero ad oltre un secolo fa, un lasso di tempo infinito, in cui, come spesso accade, purtroppo, la salute dei lavoratori è stata sacrificata in favore dei forti interessi economici delle società operanti nel mercato dell'amianto.
La messa al bando non ha tuttavia lasciato il terreno saturo da problematiche, da una parte si pone infatti il problema della salvaguardia della salute di quei lavoratori adibiti alle operazioni di bonifica e rimozione, che risultano tuttora correntemente esposti, dall'altra si pone il problema di assicurare un'adeguata tutela per gli ex esposti, tanto i soggetti malati, tanto i c.d.“esposti sani” visto che le patologie sopracitate hanno un elevato grado di latenza , cosi che anche se l' amianto non è piu usato continua incessantemente a mietere vittime anche a distanza di anni dalla sua dismissione.
La legge 257/92 oltre a vietarne l'utilizzo, ha previsto a favore dei soggetti dipendenti delle imprese lavoranti l'amianto un triplice ordine di benefici previdenziali, consistenti in una maggiorazione contributiva per gli anni dell'esposizione, un trattameno di integrazione salariale e la possibilità di accedere anticipatmente al trattamento pensionistico.
La norma, che nel prevedere i suddetti benefici non si fa aprezzare per una particolare minuzia nella predisposizione dei criteri necessari per ottenere il trattamento, ha posto non pochi problemi interpretativi, tanto in ordine ai requisiti utili alla maturazione di tali provvidenze, quanto all'individuazione dei soggetti destinatari della normativa stessa e dunque rea di essere caraterizzata da un esagerata vaghezza prescrittiva, fu alla base di un vivace dibattito interpretativo già dai primi anni dopo la sua entrata in vigore.
Nel tentativo di risolvere il contenzioso dilagante in materia di benefici previdenziali, negli anni si è assistito ad un susseguirsi di leggi, decreti legge e provvedimenti amministrativi, che più che porre linee guida per l'accesso alle provvidenze disciplinate dall'art 13 legge 257, hanno complicato la materia, creando un clima d'incertezze e contraddizioni.
Non solo interventi legislativi, ma anche un'opera creativo-restrittiva della giurisprudenza, il cui intento comune, altro non fu che quello di ridurre in maniera drastica la platea dei soggetti legittimati a richiedere tali situazioni di favore, in vista di un unica finalità, quella di salvaguardare la spesa pubblica, riducendo i costi sociali.
Fu così che in materia amianto, cominciarono ad essere creati limiti di varia natura, come ad esempio l'introduzione, prima solo giurisprudenziale e poi legislativa, di una soglia di esposizione, sotto la quale “l'amianto è respirabile ”, ovvero la condizione dei soggetti già pensionati all'entrata in vigore della legge del 92, per i quali “ l'amianto non è dannoso” .
La tesi si propone quindi di analizzare i punti critici principali di una normativa fumosa, contradditoria e imprecisa, che ha dato vita ad una serie di diseguaglianze inspiegabili.
Un quadro normativo che ha dato vita ad un contenzioso senza fine, non ancora giunto al termine, che ha posto i lavoratori esposti all'amianto nella condizione di dover affrontare, per vedersi riconosciuto quanto a loro spettante a norma di legge, anni e anni di battaglie legali.
Una situazione inconcepibile dove enti previdenziali, giurisprudenza e lo stesso legislatore sembrano esseresi prodigati per creare nuovi sbarramenti all'accesso alle maggiorazioni contributive previste per gli esposti all'amianto, colpevoli di aver preferito, alla corretta applicazione della legge, l 'interesse economico al minor esborso a carico dello stato, negando ai lavoratori del settore amiantifero qualsivoglia tutela previdenziale a vedersi riconosciuto un conforto quantomeno economico per i danni che l'esposizione professionale ha prodotto o che presumibilmente produrrà in futuro.
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