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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01242024-091746


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FABOZZI, GUIDO
URN
etd-01242024-091746
Titolo
La disuguaglianza economica in Italia negli anni della seconda globalizzazione
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTÀ
Relatori
relatore Lavista, Fabio
correlatore Lazzeroni, Michela
Parole chiave
  • economia
  • inquinamento
  • disuguaglianza
Data inizio appello
09/02/2024
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il concetto di diseguaglianza può essere applicato a diversi aspetti delle società umane. Può riguardare alimentazione, statura, salute, istruzione, reddito, proprietà, inquinamento ambientale, etc. Si possono anche trovare dei legami tra le diverse categorie di disuguaglianza: in genere chi è ricco è anche più sano, meglio nutrito e più istruito. Ma le differenze di status possono avere caratteristiche di omogeneità anche a livello territoriale, come di Stato o Regione, oppure tra Stati o tra aree geografiche di estensione continentale, o comunque per raggruppamenti di entità politiche i cui legami presentano caratteristiche di reciproca influenza, che rendono interessante un approccio di analisi aggregante, come, ad esempio, l’Unione Europea o la NATO, et similia. Non si può non considerare che tutti gli esseri biologici, abitano un pianeta dotato di risorse materiali endogene limitate, che condizionano le nostre attività e comportamenti. Un altro fattore di preoccupazione per lo sviluppo delle società umane è legato al riscaldamento climatico, alterato anche dalle attività umane, che porta a catastrofi climatiche con effetti drammatici sul benessere collettivo, quali carestie, siccità, innalzamento del livello dei mari, inondazioni, etc. Ma non tutti i paesi contribuiscono in egual misura al consumo delle risorse, all’inquinamento e alla dinamica del cambiamento climatico. In linea di massima si può affermare che i paesi ricchi consumino più risorse di tutti gli altri paesi poveri. Quindi un tentativo di perequare consumi e ricchezze dovrebbe essere un obiettivo planetario per il conseguimento di un benessere più diffuso. Dando per scontato che esista, ad oggi, una relazione diretta tra ricchezza ed inquinamento, così come è testimoniato dai dati disponibili, ci troviamo davanti ad un problema di difficile soluzione. Indubbiamente la crescita porta ad un migliore livello di benessere materiale ma, in sostanza, i due problemi, crescita economica e riscaldamento climatico, sono legati tra loro. Ma la frammentazione della popolazione del pianeta in aree politiche di differenti condizioni socio-economiche incide in maniera divergente sulle politiche economiche dei paesi ricchi, che dovrebbero, in prospettiva, almeno limitare la crescita (se non avviare pratiche di decrescita, assai improbabile senza forzature) rispetto ai paesi poveri, che da un condizione di marcata disuguaglianza aspirano, legittimamente, a perseguire un miglior benessere fino alla riduzione progressiva del divario rispetto alle aree più ricche (altrettanto improbabile). Quanto detto tratta di temi che sono di carattere transnazionale, ma non esiste un governo politico transnazionale che possa affrontare la complessità, quindi aldilà della diffusione a livello di opinione pubblica della presa di coscienza del problema, le azioni dei singoli paesi sono influenzate dalle loro diverse condizioni sociali, ambientali ed economiche che potrebbero richiedere tempi anche molto lunghi per raggiungere condizioni di convergenza efficaci. Pertanto, in questo lavoro, mi occupo di descrivere la dinamica della diseguaglianza economica nella società italiana, limitatamente agli aspetti del reddito della popolazione nei decenni dell’ultimo dopoguerra e cercando di capire quale relazione, eventualmente, ci possa essere tra l’andamento della diseguaglianza nella economia nazionale e gli eventi economico-politici critici coevi della situazione economica internazionale, avendo presente lo scenario più ampio nel quale è calata la nostra realtà nazionale, perché è comunque necessario che la disuguaglianza tra i cittadini di uno stato sia una premessa per il perseguimento di una maggiore uguaglianza anche tra Stati. Al fine di inquadrare gli elementi che concorrono a definire l’ambito dell’argomentazione, mi è parso utile chiarire prima gli aspetti significanti della questione. Come punto di partenza tratteggio i limiti esogeni, cioè i limiti dello sviluppo, che devono necessariamente condizionare tutte le scelte tese alla limitazione dei processi di consumo delle risorse materiali ed energetiche del pianeta da un lato e dall’altro a contrastare la deriva climatica attraverso azioni ecosostenibili. Si vedrà che a partire dagli anni Settanta il tema della disponibilità delle risorse terrestri entra nel dibattito pubblico. Mai risolto ma, tuttavia, aperto ancora oggi anche se con orizzonti temporali più ampi dovuti alla tecnologia che ha consentito di meglio razionalizzarne lo sfruttamento. Dal momento che la diseguaglianza economica tra cittadini di uno stato è anche un elemento del problema della diseguaglianza dei consumi e, in parte, dei comportamenti che sono alla base delle dinamiche climatiche che hanno conseguenze dei disastri ambientali, tratto, innanzi tutto, il tema della diseguaglianza economica in Italia come esempio. Farò, quindi, cenno agli indici utilizzati nella teoria economica corrente per “misurare il benessere” dei raggruppamenti sociali, per poi accennare alle teorie che definiscono l’ambito di sviluppo possibile, economico e sociale, della umanità, compatibile con i limiti fisici del pianeta sul quale tutti dobbiamo convivere. Un cenno alla teoria delle scelte operate dagli individui che vivono in un mercato di beni e servizi, che è proprio di una umanità composta da una polverizzazione di esseri dotati di pensiero razionale e di emotività. Questo passaggio mi pare utile perché consente di relativizzare i meccanismi di funzionamento del mercato e rende praticabile la formulazione di teorie politico-economiche che consentano di dirigere e governare le dinamiche di sviluppo sociale nella direzione della missione citata nell’aforisma iniziale. Prima di affrontare l’argomento specifico della evoluzione della disuguaglianza in Italia negli ultimi decenni, ho voluto tratteggiare sommariamente la dinamica della crescita economica dell’Italia dal periodo unitario, avvalendomi in larga misura della lettura dei testi di G. Vecchi e V. Zamagni. In chiusura del lavoro, per provare ad essere ottimista, nonostante la mia età, ho citato gli studi di alcuni autori, che indicano come teoricamente praticabili dei percorsi virtuosi, ma che sono ostacolati dalla politica, per il timore che modifiche radicali provochino una perdita di consenso. Quindi, solo in occasione di rotture improvvise dell’ordine sociale, causato da crisi economiche, o da eventi climatici catastrofici o crisi politiche e militari estreme, sovvertimenti radicali potrebbero trovare uno sbocco, come del resto è quasi sempre accaduto anche se la svolta non è detto che sia necessariamente nel senso auspicato. Come corollario ho voluto completare il lavoro con un paragrafo dove ho riportato una scheda per molti degli autori delle opere citate, per rendere palese l’ambito nel quale essi hanno maturato le loro opinioni.
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