Tesi etd-01242022-234709 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
GIANNOTTI, ALICE
URN
etd-01242022-234709
Titolo
Denervazione delle arterie renali: esperienza in un unico centro in pazienti con ipertensione arteriosa
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Taddei, Stefano
correlatore Dott.ssa Bacca, Alessandra Violet
correlatore Dott.ssa Bacca, Alessandra Violet
Parole chiave
- denervazione renale
- hypertension
- ipertensione
- RDN
- renal denervation
- sistema nervoso simpatico
- sympathetic nervous system
Data inizio appello
15/02/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/02/2092
Riassunto
Lo scopo dello studio di questa tesi è stato la valutazione prospettica di un gruppo di pazienti consecutivi, con ipertensione resistente o con ipertensione difficile da trattare, sottoposti alla procedura di RDN tramite catetere a radiofrequenza multielettrodo elicoidale Symplicity SpyralTM, eseguita presso la SOD Laboratorio di Emodinamica AOUP, in pazienti arruolati, ricoverati e seguiti ambulatorialmente presso la Medicina I Universitaria dell’AOUP.
La procedura di RDN prevede il cateterismo dell’arteria renale distale attraverso accesso percutaneo dell’arteria femorale con l’impiego di un catetere, sulla cui estremità, viene applicata un’energia a RF che, in calore, produce una lesione a livello dell’endotelio vasale. Tale procedura ha lo scopo di eliminare le afferenze simpatiche renali e quindi ridurre la ritenzione renale di sodio e acqua, limitare la secrezione di renina ed incrementare il flusso ematico renale, attraverso la mancata vasocostrizione delle arteriole renali.
In letteratura, pazienti con ipertensione resistente o con ipertensione difficilmente trattabile, hanno mostrato benefici in termini di riduzioni significative e progressive della pressione arteriosa nel tempo.
La popolazione di riferimento è costituita da un campione dei primi 6 pazienti arruolati, affetti da ipertensione resistente o ipertensione difficilmente trattabile. Sono state valutate caratteristiche come: l’efficacia a breve termine attraverso la misurazione dinamica della pressione arteriosa nelle 24 ore (ABPM) a 6 mesi; il monitoraggio dei valori pressori ambulatoriali a 0 (terza giornata dalla procedura) e 3 mesi; il monitoraggio dei valori pressori domiciliari a 1, 3 e 6 mesi; la tolleranza della procedura da parte del paziente attraverso la valutazione del dolore tramite scala VAS intra e post procedurale a 0 (prima giornata dalla procedura), 3 e 6 mesi; la necessità di antidolorifici intra e post procedurali a 0-7 giorni, 3 e 6 mesi; i giorni di ospedalizzazione; le reazioni avverse; il trattamento antipertensivo intra e post procedurale a 0 (a tre giorni dalla procedura) e 3 mesi.
L’obiettivo principale è stato quello di valutare se i pazienti post-RDN, rispetto al basale, presentassero una riduzione dei valori pressori e del numero di farmaci assunti.
I risultati non hanno mostrato delle differenze statisticamente significative tra i gruppi, ma emerge un trend in riduzione tra i gruppi basale e post, sia considerando i valori pressori della PA domiciliare (PAS 155,5 ± 39,2 e PAD 95 ± 15,5 al basale vs. PAS 150,7 ± 29 e PAD 92 ± 14,6 dopo 1 mese) ed ambulatoriale (PAS 160,2 ± 37,6 e PAD 102,5 ± 15 al basale vs. PAS 154,3 ± 22,3 e PAD 100 ± 4 dopo 3 mesi), sia considerando il numero di farmaci assunti (2,8 ± 1,5 al basale vs. 1,3 ± 1,5 dopo 3 mesi). Inoltre, i pazienti non hanno riportato reazioni avverse maggiori ma solo reazioni avverse minori autorisolutive e nessuno di questi ha necessitato di antidolorifici oltre il settimo giorno post-degenza.
La prospettiva futura è quella di ampliare il campione proseguendo con l’arruolamento ed il follow-up, in modo da confermare i risultati ottenuti aumentandone il potere statistico, in quanto il reale scopo della RDN è quello, non solo di ridurre la PA a breve termine, ma bensì, di mantenere tali risultati nel tempo, possibilmente per anni, limitando la tendenza all’aumento dei valori pressori e delle forme resistenti al trattamento.
La procedura di RDN prevede il cateterismo dell’arteria renale distale attraverso accesso percutaneo dell’arteria femorale con l’impiego di un catetere, sulla cui estremità, viene applicata un’energia a RF che, in calore, produce una lesione a livello dell’endotelio vasale. Tale procedura ha lo scopo di eliminare le afferenze simpatiche renali e quindi ridurre la ritenzione renale di sodio e acqua, limitare la secrezione di renina ed incrementare il flusso ematico renale, attraverso la mancata vasocostrizione delle arteriole renali.
In letteratura, pazienti con ipertensione resistente o con ipertensione difficilmente trattabile, hanno mostrato benefici in termini di riduzioni significative e progressive della pressione arteriosa nel tempo.
La popolazione di riferimento è costituita da un campione dei primi 6 pazienti arruolati, affetti da ipertensione resistente o ipertensione difficilmente trattabile. Sono state valutate caratteristiche come: l’efficacia a breve termine attraverso la misurazione dinamica della pressione arteriosa nelle 24 ore (ABPM) a 6 mesi; il monitoraggio dei valori pressori ambulatoriali a 0 (terza giornata dalla procedura) e 3 mesi; il monitoraggio dei valori pressori domiciliari a 1, 3 e 6 mesi; la tolleranza della procedura da parte del paziente attraverso la valutazione del dolore tramite scala VAS intra e post procedurale a 0 (prima giornata dalla procedura), 3 e 6 mesi; la necessità di antidolorifici intra e post procedurali a 0-7 giorni, 3 e 6 mesi; i giorni di ospedalizzazione; le reazioni avverse; il trattamento antipertensivo intra e post procedurale a 0 (a tre giorni dalla procedura) e 3 mesi.
L’obiettivo principale è stato quello di valutare se i pazienti post-RDN, rispetto al basale, presentassero una riduzione dei valori pressori e del numero di farmaci assunti.
I risultati non hanno mostrato delle differenze statisticamente significative tra i gruppi, ma emerge un trend in riduzione tra i gruppi basale e post, sia considerando i valori pressori della PA domiciliare (PAS 155,5 ± 39,2 e PAD 95 ± 15,5 al basale vs. PAS 150,7 ± 29 e PAD 92 ± 14,6 dopo 1 mese) ed ambulatoriale (PAS 160,2 ± 37,6 e PAD 102,5 ± 15 al basale vs. PAS 154,3 ± 22,3 e PAD 100 ± 4 dopo 3 mesi), sia considerando il numero di farmaci assunti (2,8 ± 1,5 al basale vs. 1,3 ± 1,5 dopo 3 mesi). Inoltre, i pazienti non hanno riportato reazioni avverse maggiori ma solo reazioni avverse minori autorisolutive e nessuno di questi ha necessitato di antidolorifici oltre il settimo giorno post-degenza.
La prospettiva futura è quella di ampliare il campione proseguendo con l’arruolamento ed il follow-up, in modo da confermare i risultati ottenuti aumentandone il potere statistico, in quanto il reale scopo della RDN è quello, non solo di ridurre la PA a breve termine, ma bensì, di mantenere tali risultati nel tempo, possibilmente per anni, limitando la tendenza all’aumento dei valori pressori e delle forme resistenti al trattamento.
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