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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01242013-163452


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ZINGONI, ELEONORA
URN
etd-01242013-163452
Titolo
L'autoironia nella Vita di Vittorio Alfieri
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Prof.ssa Guidotti, Angela
Parole chiave
  • Alfieri
  • autobiografia
  • autoironia
Data inizio appello
11/02/2013
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
11/02/2053
Riassunto
Dopo un ampio preambolo sul genere autobiografico, necessario per dare conto della tipicità di alcuni aspetti che non possono essere considerati peculiari dell’opera in esame, il presente lavoro si occupa dell'individuazione e della comprensione di alcune componenti della scrittura autobiografica di Alfieri, senza dimenticare l'ampio contesto del genere letterario.
Per quanto riguarda la specificità dell’opera dell’Astigiano, l’analisi procede in direzione delle tecniche narrative e rappresentative che possono in certa misura essere considerate peculiari dell’Alfieri, sulla base di un breve esame intertestuale dei principali temi che guidano questa rappresentazione del proprio Io.
Si è tentato di mettere in evidenza la presenza connaturata nello scrittore di comicità e ironia, sempre nell’ambito dell’autobiografia, e di indicarne lo sviluppo nei passi dell’opera in cui l’autore anticipa, con brevi schizzi e bozzetti, il ritratto a tutto tondo che consegna nella prosa della Vita.
E' dunque in una prospettiva di intertestualità autobiografica, ovvero in quei testi che, con qualche forzatura della definizione del genere, possono creare un corpus autobiografico, che la ricerca procede, escludendo le opere tragiche in cui l’ironia, e soprattutto l’autoironia, non possono trovare spazio.
Nella Vita l’autorappresentazione alfieriana si muove sotto l’insegna della vocazione poetica, dello sviluppo di una carriera letteraria che si costruisce in una dialettica fra faticosa iniziazione e fulminante genialità; è impossibile non notare come questo tema principale, ovvero l’ingresso dell’autore nel mondo della poesia, sia trattato talvolta con un sovraccarico di autoironia.
Tale autoironia è stata analizzata nell’opera, secondo un ordine che tiene conto della divisione strutturale e temporale delle due redazioni e delle due parti della Vita: è stato seguito lo sviluppo della vena autoironica del testo, che in un confronto fra la prima e la seconda redazione, risulta accentuata.
Tenendo conto delle osservazioni e degli apporti filologici dei più importanti curatori delle edizioni, sono stati indicati i passaggi fra le due stesure con chiara esibizione di tutti i luoghi in cui l' Alfieri del 1803 è intervenuto, attraverso ripensamenti e correzioni, databili fra il 1790 e la data estrema, sulla narrazione della stesura anteriore. Si è tentata un’analisi in grado di mettere in rilievo i livelli ironici presenti nel testo, dei quali sono stati alcuni esempi tramite la citazione di brani significativi, prendendo in considerazione tutti quegli elementi retorici, sintattici, lessicali e linguistici che sul piano dei rapporti sintagmatici concorrono a caratterizzare lo stile autoironico della narrazione autobiografica.
Infine, passando dall’analisi al giudizio, si è cercato di dare un’interpretazione di questa autoironia, sulla scorta di quanto affermato dagli studiosi dell’Alfieri comico.
Alfieri sorridente è un’ immagine che non appartiene affatto alla vulgata; tradizionalmente si è soliti attribuirgli caratteri romantici e vicini al superuomo nicciano più che all’esprit illuminista.
Nella critica, questa “altra faccia del tragico” è diventata oggetto di studio in tempi relativamente recenti, ma con contributi non ignorabili.
Le commedie alfieriane rivelano un sarcasmo, un’ironia feroce che hanno fatto pensare alla disillusione matura di uno spirito appassionato in gioventù; la maggioranza dei critici concorda nel sottolineare l’assenza di una effettiva comicità nelle commedie, inconciliabile con il pessimismo cosmico che le pervade.
La contiguità cronologica delle commedie con la stesura dell’ultima versione e dell’ultima parte dell’opera autobiografica fanno sì che si sia letto in senso distruttivo anche l’elemento autoironico presente nella Vita, secondo una prospettiva per la quale l’ultimo Alfieri arriverebbe a coinvolgere, in una generale decostruzione pessimista attuata attraverso un riso sarcastico, anche il più alto valore, quello della poesia, incarnato dalla figura di Omero presente nella chiusura della Vita e nell’ultima opera dell’autore, la Finestrina.
Un’interpretazione, questa, che rischia di confondere il pessimismo e il comico forte , ravvisato quasi all’unisono dai critici nell’Alfieri comico, con lo stile ironico dell’autobiografia, da esso invece disgiunto.
Una semplice retorica della modestia è ciò che più facilmente spiega tale atteggiamento derisorio, ma sulla base dei valori espressi con forza nel trattato Del Principe e delle lettere, per quanto riguarda la natura del poeta, e nella Virtù Sconosciuta, per quanto invece concerne una scala di valori e leggi morali proferite per l’uomo, si potrà riconoscere la funzione fondamentale che l’autoironia investe come meccanismo narrativo nella strategia dell’autorappresentazione.
Lo scherno, la celia bonaria, il persiflage che Alfieri indirizza al suo stesso personaggio creano, e vivono, nel paradosso dell’esaltazione che della virtù è possibile fare attraverso l’abbassamento comico e parodico, nel modo in cui questa ricerca tenterà di illustrare.
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