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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01242013-102241


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BOGAZZI, MADDALENA
URN
etd-01242013-102241
Titolo
Emma (et Charles) Bovary c'est nous. Su alcune metamorfosi ottocentesche del tema letterario dell'adulterio
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Prof. Brugnolo, Stefano
correlatore Prof. Zatti, Sergio
Parole chiave
  • adulterio
  • marito tradito
  • amante
  • Francesco Orlando
  • Ottocento
  • Madame Bovary
  • Flaubert
  • L'esclusa
  • Pirandello
  • La virtù di Checchina
  • Serao
  • bovarismo
  • Gaultier
  • Girard
Data inizio appello
11/02/2013
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
11/02/2053
Riassunto
A lungo è stata, erroneamente, attribuita a Gustave Flaubert la frase «Madame Bovary, c'est moi». Per quanto questa attribuzione sia improbabile, non si può non pensare a quella frase leggendo il romanzo. E proprio da quella stessa frase nasce lo spunto per questa tesi, da quella e da tutte le altre simili che si possono pronunciare: «Effi Briest, c'est moi», «Anna Karenina, c'est moi» o, ancora, «Marta Ajala, c'est moi», e si potrebbe andare avanti per molto.

Scrive Emilia Fiandra riguardo l'Ottocento: “Potremmo definirlo il secolo d'oro dell'adulterio, se questa affermazione non rasentasse il cattivo gusto”. Eppure è vero, nel XIX secolo si ha un proliferare di queste scritture, ma ciò che stupisce non è solo la loro quantità – la fortuna del tema risale infatti già all'epoca classica – ma il fatto che i tradizionali canoni della letteratura dell'adulterio, stabilitisi fin dal Medioevo, abbiano subìto nell'Ottocento un vero e proprio sconvolgimento, in cui le variabili fondamentali risiedono nel trattamento delle tre parti coinvolte nel triangolo dell'adulterio: moglie, marito e amante.
L'enorme quantità di testi impedisce di affrontare l'argomento nella sua totalità3: ciò che qui ci si propone di fare è fornire un modello che sia, in linea di massima, applicabile ai tesi letterari che si avvalgono dell'adulterio come tematica più o meno centrale nell'Ottocento.
Punto di partenza è un breve intervento, in cui Francesco Orlando ha affrontato la letteratura dell'adulterio nel Medioevo, elaborando una teoria in chiave di ritorno del represso. Partendo dal presupposto che dopo il Medioevo la fortuna del tema era andata scemando, per tornare a nuova vita solamente nell'Ottocento, è necessario un (considerevole) salto cronologico proprio dal Medioevo all'Ottocento, per occuparci nello specifico di questo periodo.
In una prima fase si cerca di dar conto delle varie possibilità che possono presentarsi nell'ambito dell'identificazione, laddove in precedenza lo schema era invece piuttosto rigido.
Nel Medioevo, infatti, l'identificazione ricadeva quasi sempre sulla coppia di amanti in quanto tale ed il marito era oggetto di avversione e di scherno; se nella letteratura del XIX secolo è contemplata la possibilità di identificazione sia con l'amante maschio che con il marito, la linea dominante di identificazione è però quella con la donna. All'interno di questo filone, che comprende alcuni dei più importanti romanzi del periodo, il marito non è però più né antagonista né ridicolo, ma, anzi, su di lui ricade spesso una qualche forma di compassione e non è totalmente escluso dall'identificazione come in precedenza. A contrario del marito, invece, che è spesso anche portatore di un sentimento autentico, l'amante maschio è spessissimo personaggio negativo, vuoto e calcolatore.
Madame Bovary di Gustave Flaubert è assumibile come caso esemplare di questa fenomenologia. Anche se la tesi, infatti, non tratta specificamente di questo romanzo, esso è da ritenersi imprescindibile in questo contesto, in quanto, da un lato, presenta, in modo anche piuttosto esasperato, tutti i topoi della letteratura dell'adulterio nell'Ottocento e, dall'altro, in quanto opera fondante di questo “genere”, con cui tutte le successive hanno dovuto, in un modo o nell'altro, fare i conti. Un intero capitolo si occuperà dunque della sua ricezione – in tre sezioni: processo, critica e corrispondenza – soprattutto per mettere in luce nel migliore dei modi il meccanismo dell'identificazione con il personaggio femminile e darne, in qualche modo, anche una controprova.
L'utilità di Madame Bovary è evidente anche nella prima esemplificazione della sezione più espressamente teorica, in cui si mostra come tutti questi romanzi, che si avvalgono del tema dell'adulterio, seguano un modello.
I testi a cui questo modello viene poi applicato sono L'esclusa di Luigi Pirandello e La virtù di Checchina di Matilde Serao. La scelta è ricaduta, fra i tanti, su questi due romanzi brevi, poiché in essi si può cogliere la tradizionale fenomenologia dei romanzi d'adulterio nel XIX secolo, ma vi si trovano anche alcune interessanti variazioni sul tema.
In conclusione sarà possibile ricavare le caratteristiche fondamentali della trattazione di questo fortunato tema letterario nell'Ottocento. Si terrà conto, nei limiti del possibile, anche delle peculiarità di molti casi e delle eccezioni, di cui si darà segnalazione nel testo o in nota.

Tutta la tesi è permeata delle teorie di Francesco Orlando, sia quelle legate al suo lavoro, per il momento inedito, sull'adulterio in letteratura, sia quelle più generalmente legate alla sua teoria freudiana della letteratura. Si dovrà dunque tener presente nel corso della lettura del concetto basilare che la letteratura è sempre «un ritorno del represso reso fruibile per una pluralità sociale di uomini, ma reso innocuo dalla sublimazione e dalla finzione»
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