Tesi etd-01242012-205317 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
DE SANTIS, RICCARDO
URN
etd-01242012-205317
Titolo
Epidemiologia del virus West Nile in Italia
Settore scientifico disciplinare
MED/07
Corso di studi
VIROLOGIA FONDAMENTALE E CLINICA
Relatori
tutor Prof.ssa Azzi, Alberta
Parole chiave
- antigeni
- epidemiologia
- wnv
Data inizio appello
02/02/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
Negli ultimi 10 anni le malattie emergenti o riemergenti hanno destato l’attenzione della comunità internazionale. Il virus West Nile, che si supponeva limitato a determinate aree dell’Africa, si è diffuso in Europa e negli Stati Uniti in seguito a fenomeni come il cambiamento climatico, che ha influito anche sulle rotte degli uccelli migratori, o il fenomeno della globalizzazione, che di fatto ha causato l’abbattimento delle barriere naturali. Il virus West Nile è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda nel distretto del Nilo occidentale. Dopo il primo isolamento, sporadiche epidemie sono state registrate in Africa, Medio oriente ed in alcune zone dell’Asia. La diffusione del virus nell’emisfero occidentale è iniziata nel 1999 a New York, probabilmente in seguito all’introduzione da parte di zanzare o uccelli infetti, propagandosi nell’arco dei successivi dieci anni in tutti gli Stati Uniti. In Italia la prima epidemia si è registrata nel 1998 in Toscana tra i cavalli di alcuni allevamenti. Dopo un silenzio di 10 anni il virus è ricomparso nelle regioni del nord-est, dove si sono registrati casi di malattie neuro-invasive sia nei cavalli che nell’uomo in Veneto ed in Emilia-Romagna. Lo scopo di questo studio era di valutare la circolazione del virus West Nile in Italia, con particolare attenzione per quelle aree attualmente non considerate endemiche per questo agente infettivo. Un altro obiettivo che questo lavoro si è posto è stato quello di valutare differenti antigeni, sia quelli descritti in letteratura, come il dominio DIII della proteina dell’envelope (E), la porzione N-terminale della proteina NS5 e la proteina PrM/M, sia nuovi antigeni come la regione corrispondente ai domini DI e DII della proteina E, allo scopo di valutarne sensibilità e specificità. A tale scopo abbiamo prodotto due proteine ricombinanti corrispondenti al dominio III (DIII), altamente antigenico, e ai domini DI e DII. Inoltre, per aumentare la capacità discriminatoria del nostro sistema, abbiamo prodotto altri due antigeni, descritti in letteratura come altamente specifici: le proteine NS5 e PrM/M. Le proteine ricombinanti sono quindi state testate in western blot con un pannello di sieri umani. I risultati mostravano come la proteina PrM/M fosse aspecifica, la proteina NS5 poco sensibile mentre l’antigene DIII mostrava una sensibilità e specificità rispettivamente dell’86% e dell’87%. I sieri umani erano testati anche con la metodica ELISA, ma i risultati con gli antigeni PrM/M e NS5 erano comparabili a quelli ottenuti in western blot mentre la sensibilità e la specificità sia per l’antigene DIII che per l’antigene DI/DII erano rispettivamente del 78,6% e del 93%. Poiché i due antigeni identificavano in modo differente i campioni positivi e negativi, si sono considerati i risultati dei due test non separatamente ma in modo complementare, ottenendo valori di sensibilità e specificità rispettivamente del 100% e dell’87%. Sulla base di questi dati le proteine PrM/M e NS5 non sono state impiegate in questo studio. Allo scopo di studiare la diffusione del WNV in Italia, abbiamo analizzato i cavalli dell’Esercito Italiano che sono dislocati su tutto il territorio nazionale. In questa prima fase del progetto abbiamo analizzato 360 sieri di cavallo raccolti nel 2009 e nel 2011 nel Lazio, nelle Marche ed in Sardegna. Allo scopo di valutare il nostro test immunoenzimatico, abbiamo eseguito il test di sieroneutralizzazione su tutti i campioni. Questo test identificava 11 campioni positivi, nove dei quali erano di soggetti vaccinati mentre due erano effettivamente positivi al virus. I campioni sono stati quindi analizzati con il test ELISA ed i risultati mostravano una maggiore sensibilità e specificità dell’antigene DIII rispetto all’antigene DI/DII. Il risultato dei due antigeni insieme confermava tutti i campioni vaccinati ed uno dei due campioni positivi, mostrando una minore sensibilità e specificità rispetto a quanto osservato con i sieri umani. In conclusione, la scelta di impiegare entrambi gli antigeni ricombinanti dell'envelope nei test sierologici per lo screening dei campioni risulta promettente. Per quanto riguarda l’indagine epidemiologica, i dati raccolti indicano l’assenza di circolazione del virus nelle aree esaminate
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