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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01212024-142925


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUGLIELMI, SILVIA
URN
etd-01212024-142925
Titolo
La rappresentazione della merce nella letteratura contemporanea
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof. Brugnolo, Stefano
Parole chiave
  • feticcio
  • American Psycho
  • Bret Easton Ellis
  • Verso Occidente l'Impero dirige il suo corso
  • Una cosa divertente che non farò mai più
  • David Foster Wallace
  • Underworld
  • DeLillo
  • letteratura
  • merce
  • consumismo
  • feticizzazione delle merci
  • rifiuti
  • status symbol
  • pubblicità
  • capitalismo
  • cultura consumistica
Data inizio appello
09/02/2024
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’oggetto di questa tesi è la rappresentazione della merce nei romanzi contemporanei della letteratura americana. In particolare, attraverso tre autori, Don DeLillo, David Foster Wallace e Bret Easton Ellis, e alcune delle loro opere più importanti, si è cercato di osservare come, a poco a poco, la corsa sfrenata ai consumi sia diventata così inarrestabile e frenetica da riguardare ogni aspetto della nostra vita. Accanto alle analisi sociologiche, dalle quali emerge un quadro fosco della società consumistica e che forse non lascia ben sperare circa il futuro prossimo, si pone l’atteggiamento curioso della letteratura nei confronti della spettacolarizzazione delle merci. È innegabile, infatti, che le merci esercitino su chiunque un potere attrattivo che ci spinge a comprare, a consumare, a conservare; attraverso gli oggetti, infatti, noi ricordiamo, stabiliamo relazioni con gli altri, soddisfiamo desideri e bisogni. Tutto questo ci viene mostrato senza alcun giudizio morale dalla letteratura, affinché i lettori siano liberi di lasciarsi guidare fin dentro le ossessioni, la superficialità, la cultura consumistica raccontata nei romanzi. Nel romanzo di Don DeLillo, Underworld, veniamo trascinati dentro la persistenza di un ricordo così forte da diventare una vera e propria ossessione. Qui la merce viene considerata per la capacità che ha di acquistare significati simbolici, in altre parole, la capacità di trasformarsi in feticcio. Un oggetto apparentemente insignificante è il filo conduttore del romanzo: una pallina da baseball che ricopre, per alcuni personaggi, significati profondi. Il primo capitolo della presente tesi illustra dunque il modo in cui avviene la trasfigurazione della merce in feticcio, carico di valore simbolico.
Dai feticci si giunge poi, nel secondo capitolo, alla rappresentazione della merce come immagine di se stessa: la pubblicità. I testi di David Foster Wallace presi in esame, Una cosa divertente che non farò mai più e Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso, raccontano, meglio di qualsiasi testo critico, i meccanismi perversi della pubblicità e il ruolo di quelli che vengono comunemente definiti come “persuasori occulti”, ovvero i pubblicitari. La pubblicità è l’immagine che la merce offre di se stessa: è l’idea di un prodotto ad essere venduta, più che il prodotto in sé. Dietro ogni pubblicità, infatti, come ci mostra Wallce, c’è un procedimento ben studiato che consente al meccanismo del consumo di andare avanti e non fermarsi mai. Qualunque dettaglio di ogni pubblicità è progettato affinché possa attecchire su paure e bisogni di ognuno di noi, senza però mai soddisfarli davvero, ma anzi creandone sempre di nuovi.
Tra i desideri dell’individuo consumatore c’è sicuramente quello di sentirsi parte di un gruppo, dell’élite sociale. Il terzo capitolo è incentrato proprio sulla merce in qualità di marcatore sociale: attraverso gli oggetti l’individuo può comunicare qualcosa di sé, riguardo il suo successo professionale, la disponibilità del suo capitale. American Psycho di Bret Easton Ellis racconta la vita di Patrick Bateman, uno yuppie americano che cerca disperatamente di mostrarsi all’altezza del mondo elitario che frequenta, attraverso l’ostentazione di abiti e oggetti di lusso, una cura maniacale della persona e la condivisione dei valori della civiltà consumistica; in un mondo in cui tutto è prodotto in serie, però, anche le identità finiscono per essere intercambiabili e, dunque, l’impossibilità di farsi riconoscere e di riconoscersi a sua volta, porteranno Bateman a un senso di alienazione totale dalla realtà.
Il quarto capitolo, infine, esplora l’elemento mortuario che ci cela dietro lo spettacolo delle merci feticizzate. L’excursus sui molteplici volti della merce nei romanzi contemporanei si chiude con il romanzo da cui siamo partiti, Underworld. Il mondo dei rifiuti rappresenta l’altro volto della merce, quello sporco ed esecrabile. È la merce osservata nel ciclo finale della sua vita, quando rappresenta ormai uno scarto, qualcosa che non ha più alcun valore. Eppure, DeLillo ci mostra anche il lato seducente, affascinante di questo mondo, che più viene spinto ai margini della società, più esso irrompe di nuovo con forza ovunque. «Se vedi la spazzatura dappertutto è perché è dappertutto»: questo è ciò che rivela uno dei protagonisti di Underworld, proprio a conferma della pervasività della merce in ogni sua forma. Oltre l'aspetto mortuario, DeLillo però ci dimostra che anche ciò che viene scartato ha ancora qualcosa da raccontare e può trasformarsi in un’opera d’arte.
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