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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01212015-154050


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LO VERME, CRISTINA
URN
etd-01212015-154050
Titolo
La traduzione dei nomi nella letteratura per l'infanzia
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Prof.ssa Bremer, Donatella
correlatore Prof.ssa Leonardi, Simona
Parole chiave
  • letteratura per l'infanzia
  • traduzione
  • onomastica
Data inizio appello
09/02/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
I nomi propri, che si tratti di antroponimi, di toponimi o di altri tipi di denominazioni, fanno parte di una categoria a sé, benché essi stessi traggano le loro origini dal lessico comune. Essi sono inoltre in grado di offrire ben più di una funzione identificativa, in quanto possono trasmettere tutta una serie di informazioni di tipo anche extra-linguistico sui loro portatori. Si può ad es. desumere con buona approssimazione il periodo in cui un individuo è nato, i gusti dei suoi genitori, la loro confessione religiosa o ideologia politica. Dal cognome si può risalire alla provenienza geografica degli antenati, o anche al loro status sociale. Nomi o cognomi “impegnativi”, quali quello della scrivente, possono aver condizionato, specie in età giovanile, l’atteggiamento del portatore nei confronti della propria stessa identità. Nomi ibridi, cioè che appartengono a lingue e culture diverse, possono essere il segnale di una scissione interiore o aver rappresentato problemi di adattamento. Per quel che riguarda i toponimi, è spesso possibile ricostruire caratteristiche del territorio che possono addirittura essere scomparse, o momenti della storia di un luogo, o ancora l’appartenenza a ben precise tradizioni.
Per quel che riguarda i nomi propri che sono calati in un testo letterario, il discorso si complica ulteriormente, perché si presume che ogni nome sia stato scelto dal suo “creatore” in base a ben precise e attente considerazioni, non sempre rintracciabili non solo da parte del lettore, che anzi tende spesso ad ignorarle, bensì anche da parte del critico, che è invece interessato a tutto quel che si nasconde nel retrobottega di un autore.
L’onomastica letteraria come disciplina nasce in epoca relativamente recente, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale. Maria Giovanna Arcamone, nel suo saggio L’Onomastica letteraria oltralpe, ricostruisce l’itinerario percorso dagli studiosi di onomastica letteraria e individua la data di nascita ufficiale di questo settore di ricerca nel 1970, “quando nella rivista di ICOS “Onoma” venne attivata la sezione bibliografica Literary Onomastics.”
Attualmente la ricerca in questo campo viene portata avanti principalmente in Italia grazie all’attività dell’associazione “Onomastica e Letteratura” (=O&L), fondata a Pisa nel 1994, che organizza annualmente un convegno, i cui atti sono regolarmente pubblicati nella rivista “il Nome nel testo”, oltre a curare una collana di studi di onomastica letteraria dal nome Nominatio.
Il crescente interesse nei confronti dell’onomastica letteraria ha condotto gli studiosi anche all’approfondimento di singoli aspetti teorici, fra i quali il problema della traduzione dei nomi. Laura Salmon Kovarski, che unisce alla propria attività di ricerca quella di traduttrice di testi dal russo in italiano, è stata, in Italia, nell’ambito dei congressi di O&L, fra i primi, nel 1997, ad affrontare la questione, aprendo la strada ad altri studi riguardanti l’onomastica letteraria in chiave traduttiva, fra i quali il ricco volume Denominazioni proprie e traduzione di Maurizio Viezzi, pubblicato nel non lontano 2010.
L’oggetto di questa tesi è costituito appunto dal problema della resa in altre lingue dei nomi propri letterari.
Nella prima parte del mio lavoro ho effettuato ricerche e elaborato un Forschungsbericht, individuando trattazioni di linguisti e critici letterari comparse in articoli di riviste, in atti di convegni, in volumi dedicati alla traduzione e alla mediazione culturale. Ho privilegiato le trattazioni che si occupavano prevalentemente di testi tedeschi tradotti in italiano, ma ho preso in considerazione, quando mi è sembrato opportuno, anche contributi in cui si faceva riferimento a testi in lingua inglese, francese e spagnola.
Nella seconda parte della tesi ho effettuato una sorta di verifica relativamente alle metodologie e strategie che sono state messe in pratica dai traduttori tedeschi di alcune delle opere di quattro autori italiani che occupano una posizione di rilievo nel campo della letteratura per l’infanzia: Italo Calvino, Gianni Rodari, Luigi Capuana e Mario Lodi.
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