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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01192015-154837


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LACRIOLA, MICHELE
URN
etd-01192015-154837
Titolo
Il sistema economico di Terra di Bari
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA'
Relatori
relatore Torti, Cristiana
Parole chiave
  • Bari
  • economia
  • economico
  • polo industriale barese
  • Puglia
  • Regno delle Due Sicilie
  • sistema
  • Terra di Bari
Data inizio appello
09/02/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Con la fine del Decennio francese e del blocco continentale, i commerci via mare furono finalmente riaperti. Ma il blocco forzato delle esportazioni aveva provocato in Puglia la perdita dei tradizionali mercati di esportazione, sopratutto per le produzioni di olio e grano. La nuova borghesia emersa negli anni murattiani rispose alla sfida fiduciosa delle sue capacità, riuscendo con successo ad affrontare i nuovi mercati e a conseguire un prestigio sociale tale che sarà decisivo per i successivi sviluppi della provincia di Terra di Bari. Tra gli anni '20 e '40 dell'800 il commercio oleario iniziava a concentrarsi sempre più a Bari, nella quale un'emergente ceto commerciale (quello dei commercianti d'olio via mare) iniziava a intessere relazioni con proprietari di navi, marinai, produttori d'olio, notai, bottegai ecc., tutte figure che finirono per ruotare nell'orbita del capoluogo in un rapporto asimmetrico.
La nuova mentalità imprenditoriale che si andava affermando, fece si che si creasse un gap comunicativo tra un territorio in rapida trasformazione e il governo borbonico, in quanto una società che andava sempre più orientandosi verso i mercati europei viveva con particolare sofferenza i vincoli amministrativi che Napoli le imponeva. Inoltre, spesso le vedute del governo napoletano erano in disaccordo, quando non diametralmente opposte, a quelle che il rapido sviluppo della provincia imponeva. Per aggirare tale difficoltà, commercianti, negozianti, imprenditori e altre figure simili si insediarono nelle amministrazioni più vicine alle realtà locali (decurionati, consigli distrettuali) e ne promossero lo sviluppo, venendo per questo assecondati a livello provinciale dall'Intendenza, che provvederà ad appoggiare e finanziare vasti progetti di infrastrutturazione territoriale, come la costruzione della strada rotabile provinciale “mediterranea” e il nuovo porto di Bari.
Fondamentale per la provincia fu il rilancio della sua produzione olearia grazie ai frantoi dell'imprenditore francese Ravanas, che si diffusero in tutta la Conca barese. La nuova rete viaria costruita negli anni '30-'40 e le competenze commerciali che si erano frattanto cumulate, fecero si che Bari divenisse il centro direzionale dell'olivicoltura provinciale. Grazie all'azione dei mercanti baresi emersi in quel periodo, si andò definendo la centralità di Bari nella rete di infrastrutture promosse e realizzate su richiesta degli stessi e di tutto il ceto di proprietari terrieri provinciali. Il crescente peso che Terra di Bari andava assumendo nel complesso dell'economia regnicola, fece si che verso il suo capoluogo il re Ferdinando II largheggiasse in concessioni: commissioni per i crediti doganali, la Camera Consultiva di Commercio, la Borsa Merci, il Tribunale di Commercio, la filiale barese del Banco delle Due Sicilie. Questo apparato istituzionale diede a Bari quelle capacità di autogoverno economico che essa necessitava per accreditarsi quale polo di sviluppo economico al pari di Napoli, capacità che l'oligarchia dei commercianti cittadini non esitò ad usare sin da subito1.
Grazie a queste nuove istituzioni, l'accumulazione di risorse divenne frenetica e si intrecciò con la diversificazione degli investimenti prima, e dei consumi poi. Vista la favorevole situazione, molti imprenditori stranieri iniziarono a recarsi in Bari (caso unico in cui stranieri preferivano stanziarsi con le loro attività in provincia, piuttosto che nei dintorni di Napoli2), integrandosi senza difficoltà nel tessuto locale ed anzi apportandovi quelle fondamentali innovazioni (metodi, competenze e nuove relazioni) cui la borghesia locale abbisognava per proiettarsi con maggior profitto verso mercati extraregnicoli.
Con la fine del Regno delle Due Sicilie, l'economia in generale vivrà (nei primi decenni post-unitari) un'esplosione di inventiva affaristica, spesso con la costituzione di società moderne ed innovative, oltre a vedere un peso crescente del settore finanziario, grazie all'apertura di numerose banche di credito agrario e cooperativo. Le funzioni urbane di Bari verranno ulteriormente ampliate, sia tramite la maggior affluenza di prodotti provenienti da vaste aree (Puglia, Basilicata e Calabria), sia con il diffondersi dal capoluogo verso le sue aree di influenza di prodotti “immateriali”, come servizi finanziari, di intermediazione, di formazione ecc.
Presto però, anche Terra di Bari sperimenterà tutti gli svantaggi posti dalla “periferizzazione” del Mezzogiorno da parte del nuovo ceto dirigente italiano. Per tale ragione, la crisi del 1880 sarà la prima, catastrofica conseguenza, di scelte politiche a livello nazionale sbagliate, perché pensate ed attuate avendo in mente un tipo di economia (quella settentrionale) che si basava su presupposti diversi. E' questa un'ulteriore chiave di lettura della crisi che va ad aggiungersi ad altre avanzate in diversi lavori storiografici (dipendenza dell'economia provinciale da un'agricoltura affidata a mercanti esteri incontrollabili, povertà delle funzioni di produzione ed organizzazione territoriale) e messa in evidenza dal quadro economico-produttivo generale, delineatosi in quasi un secolo, che emerge dalle fonti d'archivio consultate, abbinate alle informazioni reperite da un gran numero di fonti indirette più o meno coeve ai fatti trattati.
Gli anni centrali di formazione di un sistema economico in Terra di Bari sono quelli che vanno dagli 1810 al 1880, in quanto il periodo precedente vide un tipo di sviluppo del tutto diverso da quello trattato (ma che fu ugualmente importante) e dopo il 1880, con l'inizio della crisi agricola, cominciarono a mostrarsi i primi segni di cedimento economico del sistema, pur se gli ultimi 20 anni precedenti il 1900 sono quelli in cui molti processi avviatisi anni prima trovavano il loro compimento. Ad ogni modo, questo periodo è stato di fondamentale importanza per la Puglia e per Terra di Bari, in quanto il paesaggio agricolo, urbano e sociale del territorio che esce fuori è lo stesso che oggi chiunque viva in quelle zone conosce bene. Non è certo in tutto e per tutto uguale al passato, ma fa parte del quotidiano esistere di un abitante di Bari e provincia.