logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01182021-011138


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BONINI, NICOLA
URN
etd-01182021-011138
Titolo
Il doping sportivo: i principali interventi normativi, in una prospettiva internazionale e nazionale di riferimento; La Legge "Antidoping" n. 376 del 2000.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Notaro, Domenico
Parole chiave
  • criminal
  • diritto
  • doping
  • doping
  • law
  • penale
  • sportivo
  • sports
Data inizio appello
01/02/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La presente trattazione si propone di introdurre, inizialmente, il concetto di sport, e di come si sia sviluppata la concezione di agonismo nei secoli, anche a seconda dei cambiamenti storici.
Fatta questa premessa, doveroso è risultato spendere alcune parole su un tracciamento di confini fra ordinamento sportivo e quello statale; fra sanzione disciplinare e sanzione penale.
Abbiamo inoltre introdotto le varie ragioni per cui l'essere umano, da tempo immemore, tende a fare uso di sostanze dopanti al fine di potenziare le proprie capacità, per superare i record dell'atleta antagonista.
Sono state inoltre vagliate le caratteristiche peculiari della sanzione sportiva: i suoi pregi, ma soprattutto i suoi difetti, che hanno spinto il nostro legislatore a optare per lo strumento penalistico, fra i vari "messi a disposizione" dalla Convenzione contro il Doping di Strasburgo nei confronti degli stati firmatari.
Nel secondo capitolo descriviamo inoltre i principali interventi inseriti nel panorama internazionale, fra cui la sopracitata Convenzione di Strasburgo. Particolare rilevanza viene data, inoltre, all'agenzia appositamente creata con lo scopo di armonizzazione sistematica del fenomeno: la W.A.D.A.
Viene inoltre descritto il Codice di quest'ultima, un Corpus di regole commentate e interpretate, con lo scopo di coordinamento fra Stati.
Nel capitolo terzo, spieghiamo come mai gli strumenti a disposizione dall'ordinamento italiano precedentemente alla legge antidoping n. 376 del 2000 sono risultati inadatti a combattere il fenomeno: particolare risalto viene dato alla legge n. 401 del 1989 che disciplina, all'art. 1, la fattispecie di frode in competizioni sportive.
Nel quarto capitolo, il più corposo, viene dettagliatamente descritta la legge n. 376 del 2000, soprattutto riguardo ai suoi profili penalistici, partendo dalle condotte penalmente punibili e passando per alcuni concetti che hanno avuto bisogno di precisazioni giurisprudenziali e dottrinarie, per arrivare ad avere un equilibrio, e per contribuire alla creazione di un vero e proprio micro-sistema antidoping.
I punti salienti del capitolo quarto possono brevemente essere elencati: le presenza di condizioni patologiche come limite di punibilità; il dolo specifico di miglioramento della performance; la necessarie circoscrizione in via interpretativa del concetto di "prestazioni agonistiche"; la decisiva e differente, in quanto a forbice edittale, fattispecie di commercio illecito di sostanze dopanti; i beni giuridici tutelati dalla norma e la tipologia di pericolo; la determinazione tecnico-amministrativa delle classi di agenti dopanti, in una prospettiva costituzionalmente orientata, ovvero nel senso di necessario rispetto del principio di riserva di legge; la necessaria razionalizzazione del presupposto di "idoneità" delle sostanze a modificare le condizioni psicofisiche e biologiche dell'organismo.
sul finale di capitolo ci permettiamo di operare un raffronto, sotto il profilo intertemporale e sistematico, fra la frode in competizioni sportive e legge antidoping, in quanto alcune condotte sono in grado di integrare entrambe le fattispecie: vi può rientrare solo il doping eterogeno (nei confini della legge sulla frode) o anche il doping autogeno? Abbiamo ragionato dividendo, come nel resto della nostra trattazione, l'insieme delle condotte penalmente rilevanti, in queste due grandi macro-condotte.
Infine concludiamo con una modifica abbastanza recente, ovvero l'inserimento dell'art. 9 della legge 376 del 2000 nel codice penale: questo trapianto è stato messo in atto dal governo in attuazione della cosiddetta riserva di codice in materia penale, voluta fortemente dal legislatore delegante, in attuazione della "Legge Orlando". A nostro avviso il Governo, nell'attuare queste direttive, è ricaduto nell'eccesso di delega, in quanto non ha soltanto traslato le fattispecie tipiche da una legislazione complementare a Codice penale, ma ne ha anche modificato, in alcuni punti, i tratti caratteristici. Ci auspichiamo sotto questo aspetto, una sentenza manipolativa della Corte costituzionale, che deve ancora pronunciarsi sull'argomento.
Ci proponiamo, nel finale, di mettere in gioco delle modifiche de jure condendo alla legge 376 del 2000: il tutto, dopo aver operato un bilancio complessivo fra giudizi negativi e positivi della presente legge.
File