Tesi etd-01182017-122811 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FARINELLA, SIMONE
URN
etd-01182017-122811
Titolo
L'idea di casualità nei "Lineamenti della Filosofia del Diritto" di Hegel
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Iacono, Alfonso Maurizio
Parole chiave
- Georg Wilhelm Friedrich Hegel
- libertà
- Stato
Data inizio appello
06/02/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/02/2057
Riassunto
Avvicinandosi il bicentenario della prima pubblicazione dei Lineamenti della Filosofia del Diritto, sarebbe lecito chiedersi che cosa possa insegnarci ancora oggi una delle opere più discusse e controverse del pensiero filosofico occidentale.
Il tentativo d’avanzare una nuova ed originale interpretazione di un testo così approfonditamente dibattuto, vista anche l’incessante produzione di materiale bibliografico con il quale, nolens volens, si è costretti a misurarsi, rappresenta per lo studioso un compito estremamente difficile. Se non si vuole ricadere all’interno di filoni tematici ormai noti, come gli studi volti a rintracciare i tratti comuni fra il sistema hegeliano e la critica dell’economia politica marxiana, o come le indagini volte a definire il grado d’adesione/avversione della filosofia politica hegeliana nei riguardi del liberalismo politico e del liberismo economico, si deve cercare di andare al di là di queste tradizioni interpretative e d’operare, per quanto sia possibile, uno strappo ed una rottura con una pratica ermeneutica più attenta a cogliere questioni ideologiche che l’effettivo contenuto della Rechtsphilosophie . Sarebbe comunque presuntuoso o addirittura sintomatico di un pensare astratto esigere un’analisi assolutamente obiettiva di un’articolazione del sapere filosofico che, proprio in virtù del suo contenuto specifico, spinge l’interprete a prendere una posizione e a differenziarsi da coloro che si fanno sostenitori di un opposto, anche se altrettanto legittimo, punto di vista. Non essere puramente ideologici è il fine che ogni studioso dovrebbe prefiggersi; essere criticamente ideologici, ossia capaci di impiegare un determinato metodo filosofico-interpretativo senza esserne annullati e d’instaurare un confronto critico e proficuo con ciò che è altro da sé, è l’obiettivo reale a cui ogni ricerca scientifico-filosofica dovrebbe tendere.
Sulla base di questi presupposti, si può dire che il tema del presente lavoro, che mira ad offrire un’interpretazione della categoria logico-ontologica della Zufälligkeit (accidentalità) all’interno della costituzione oggettiva dell’Idea della libertà, non deve ridursi ad una mera ripetizione di ciò che la critica già da tempo ha fissato, ma deve organizzarsi come un’indagine che, a partire dalla conoscenza e dall’elaborazione critica di certe fonti, abbia come sua finalità un’analisi autentica della filosofia politica hegeliana. Comprendere il ruolo giocato dall’accidentalità nella Rph e contestualizzare il suo rapporto con ciò che nella realizzazione dell’Idea è sostanziale, significa interrogarsi sulla struttura di quello spazio di dipendenza reciproca, distinto ed allo stesso tempo contenuto nella realtà attuale dello stato moderno, identificabile con l’espressione latina societas civilis e con il corrispettivo tedesco bürgerliche Gesellschaft.
Vista la natura dell’argomento sarebbe lecito aspettarsi un’indagine volta a inquadrare il pensiero politico hegeliano all’interno di una di quelle scuole di pensiero che da almeno un secolo cercano o di fissare, cristallizzandole, le affinità della filosofia del diritto con le proprie convinzione o di dimostrare, travisandoli, l’incompatibilità di certi principi dell’opera hegeliana con i propri capisaldi.
Perseguire un fine del genere celerebbe con sé il rischio d’essere puramente ideologici ed incapaci di cogliere la specificità della proposta filosofica hegeliana che, indipendentemente dal filtro interpretativo su di essa applicata, si dimostra irriducibile ad una qualsivoglia lettura di parte. L’impossibilità di superare pienamente la parzialità e l’accidentalità del proprio punto di vista, però, non deve trasformarsi in un ostacolo insormontabile per colui che si cimenta nella lettura dei Lineamenti; al contrario è proprio a partire dalla consapevolezza della particolarità della propria prospettiva che si può pervenire alla formulazione di un’interpretazione criticamente seria di un testo che, a causa della sua struttura interna e del suo contenuto specifico, spinge a creare divisioni là dove ci dovrebbe essere confronto. Farsi carico di questa indicazione metodologica significa cimentarsi in modo più consapevole e speculativamente più maturo con un classico del pensiero filosofico occidentale che ancora oggi, nonostante i quasi duecento anni dalla sua prima apparizione, riesce a fornire stimoli a coloro chi si immergono nella sua lettura.
Problematizzare gli esiti derivanti dal libero sviluppo della libertà individuale, di ciò che è espressione concreta dell’articolazione concettuale della particolarità (die Besonderheit), mostrandone la riconciliazione relativa all’interno del sistema oggettivo della libertà, non implica l’appartenenza ad uno specifico filone interpretativo del pensiero hegeliano, ma piuttosto la presa di coscienza che, dalla correttezza di certe osservazioni e dall’insufficienza di certe analisi, si deve procedere, sulla base anche di un confronto costante con un’opposta tradizione critica, a far emergere ciò che in Hegel vi è ancora precipuamente d’hegeliano e ciò che di quel sistema può avere ancora un valore ed una rilevanza per il sapere filosofico.
Per impostare correttamente l’analisi e l’interpretazione della categoria logico-pratica della Zufälligkeit all’interno del processo realizzativo dell’Idea della libertà, divideremo il seguente lavoro in due capitoli.
Nel primo capitolo, a seguito di una breve discussione della sezione della Wirklichkeit, dove Hegel introduce e sviluppa un’interpretazione originale della categoria logica dell’accidentalità, procederemo ad un’analisi delle strutture pratiche dell’arbitrio e ad una disamina delle implicazioni economico-sociali derivanti dal concreto sviluppo della volontà particolare nel sistema dell’economia politica. La tendenza contraddittoria dei processi economici presenti all’interno della società moderna, congiunta all’impossibilità della società civile di trovare ad essi un’interna e risolutiva regolazione, consentirà di discutere, nel secondo capitolo, le modalità attraverso cui lo stato dovrebbe riconciliare in sé ciò che appare essere altro da sé. L’impossibilità di conferire piena razionalità al proprio essere altro, però, esporrà lo stato moderno al rischio della sua interna negazione e del suo trapasso. È a partire da questa considerazione che può essere inteso lo stato hegeliano come un organismo politico affetto da interna fragilità e la conoscenza filosofica come comprensione concettuale del proprio tempo e della potenzialità o possibilità reale in esso contenuto.
Non arrestarsi alla semplice contemplazione di ciò che è dato, ma cogliere in esso ciò che può tracciare un nuovo stadio di sviluppo dell’Idea della libertà, costituisce non tanto la mancanza o la miseria, quanto la grandezza di un sistema filosofico aperto nei confronti dell’avvenire e proteso verso ciò che, date certe condizione e posti certi presupposti, potrebbe essere realmente.
Il tentativo d’avanzare una nuova ed originale interpretazione di un testo così approfonditamente dibattuto, vista anche l’incessante produzione di materiale bibliografico con il quale, nolens volens, si è costretti a misurarsi, rappresenta per lo studioso un compito estremamente difficile. Se non si vuole ricadere all’interno di filoni tematici ormai noti, come gli studi volti a rintracciare i tratti comuni fra il sistema hegeliano e la critica dell’economia politica marxiana, o come le indagini volte a definire il grado d’adesione/avversione della filosofia politica hegeliana nei riguardi del liberalismo politico e del liberismo economico, si deve cercare di andare al di là di queste tradizioni interpretative e d’operare, per quanto sia possibile, uno strappo ed una rottura con una pratica ermeneutica più attenta a cogliere questioni ideologiche che l’effettivo contenuto della Rechtsphilosophie . Sarebbe comunque presuntuoso o addirittura sintomatico di un pensare astratto esigere un’analisi assolutamente obiettiva di un’articolazione del sapere filosofico che, proprio in virtù del suo contenuto specifico, spinge l’interprete a prendere una posizione e a differenziarsi da coloro che si fanno sostenitori di un opposto, anche se altrettanto legittimo, punto di vista. Non essere puramente ideologici è il fine che ogni studioso dovrebbe prefiggersi; essere criticamente ideologici, ossia capaci di impiegare un determinato metodo filosofico-interpretativo senza esserne annullati e d’instaurare un confronto critico e proficuo con ciò che è altro da sé, è l’obiettivo reale a cui ogni ricerca scientifico-filosofica dovrebbe tendere.
Sulla base di questi presupposti, si può dire che il tema del presente lavoro, che mira ad offrire un’interpretazione della categoria logico-ontologica della Zufälligkeit (accidentalità) all’interno della costituzione oggettiva dell’Idea della libertà, non deve ridursi ad una mera ripetizione di ciò che la critica già da tempo ha fissato, ma deve organizzarsi come un’indagine che, a partire dalla conoscenza e dall’elaborazione critica di certe fonti, abbia come sua finalità un’analisi autentica della filosofia politica hegeliana. Comprendere il ruolo giocato dall’accidentalità nella Rph e contestualizzare il suo rapporto con ciò che nella realizzazione dell’Idea è sostanziale, significa interrogarsi sulla struttura di quello spazio di dipendenza reciproca, distinto ed allo stesso tempo contenuto nella realtà attuale dello stato moderno, identificabile con l’espressione latina societas civilis e con il corrispettivo tedesco bürgerliche Gesellschaft.
Vista la natura dell’argomento sarebbe lecito aspettarsi un’indagine volta a inquadrare il pensiero politico hegeliano all’interno di una di quelle scuole di pensiero che da almeno un secolo cercano o di fissare, cristallizzandole, le affinità della filosofia del diritto con le proprie convinzione o di dimostrare, travisandoli, l’incompatibilità di certi principi dell’opera hegeliana con i propri capisaldi.
Perseguire un fine del genere celerebbe con sé il rischio d’essere puramente ideologici ed incapaci di cogliere la specificità della proposta filosofica hegeliana che, indipendentemente dal filtro interpretativo su di essa applicata, si dimostra irriducibile ad una qualsivoglia lettura di parte. L’impossibilità di superare pienamente la parzialità e l’accidentalità del proprio punto di vista, però, non deve trasformarsi in un ostacolo insormontabile per colui che si cimenta nella lettura dei Lineamenti; al contrario è proprio a partire dalla consapevolezza della particolarità della propria prospettiva che si può pervenire alla formulazione di un’interpretazione criticamente seria di un testo che, a causa della sua struttura interna e del suo contenuto specifico, spinge a creare divisioni là dove ci dovrebbe essere confronto. Farsi carico di questa indicazione metodologica significa cimentarsi in modo più consapevole e speculativamente più maturo con un classico del pensiero filosofico occidentale che ancora oggi, nonostante i quasi duecento anni dalla sua prima apparizione, riesce a fornire stimoli a coloro chi si immergono nella sua lettura.
Problematizzare gli esiti derivanti dal libero sviluppo della libertà individuale, di ciò che è espressione concreta dell’articolazione concettuale della particolarità (die Besonderheit), mostrandone la riconciliazione relativa all’interno del sistema oggettivo della libertà, non implica l’appartenenza ad uno specifico filone interpretativo del pensiero hegeliano, ma piuttosto la presa di coscienza che, dalla correttezza di certe osservazioni e dall’insufficienza di certe analisi, si deve procedere, sulla base anche di un confronto costante con un’opposta tradizione critica, a far emergere ciò che in Hegel vi è ancora precipuamente d’hegeliano e ciò che di quel sistema può avere ancora un valore ed una rilevanza per il sapere filosofico.
Per impostare correttamente l’analisi e l’interpretazione della categoria logico-pratica della Zufälligkeit all’interno del processo realizzativo dell’Idea della libertà, divideremo il seguente lavoro in due capitoli.
Nel primo capitolo, a seguito di una breve discussione della sezione della Wirklichkeit, dove Hegel introduce e sviluppa un’interpretazione originale della categoria logica dell’accidentalità, procederemo ad un’analisi delle strutture pratiche dell’arbitrio e ad una disamina delle implicazioni economico-sociali derivanti dal concreto sviluppo della volontà particolare nel sistema dell’economia politica. La tendenza contraddittoria dei processi economici presenti all’interno della società moderna, congiunta all’impossibilità della società civile di trovare ad essi un’interna e risolutiva regolazione, consentirà di discutere, nel secondo capitolo, le modalità attraverso cui lo stato dovrebbe riconciliare in sé ciò che appare essere altro da sé. L’impossibilità di conferire piena razionalità al proprio essere altro, però, esporrà lo stato moderno al rischio della sua interna negazione e del suo trapasso. È a partire da questa considerazione che può essere inteso lo stato hegeliano come un organismo politico affetto da interna fragilità e la conoscenza filosofica come comprensione concettuale del proprio tempo e della potenzialità o possibilità reale in esso contenuto.
Non arrestarsi alla semplice contemplazione di ciò che è dato, ma cogliere in esso ciò che può tracciare un nuovo stadio di sviluppo dell’Idea della libertà, costituisce non tanto la mancanza o la miseria, quanto la grandezza di un sistema filosofico aperto nei confronti dell’avvenire e proteso verso ciò che, date certe condizione e posti certi presupposti, potrebbe essere realmente.
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