Tesi etd-01182017-094931 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BIMBI, SARA
URN
etd-01182017-094931
Titolo
Dalla street art al muralismo urbano: il dibattito critico e le esperienze di committenza in Italia
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Cortesini, Sergio
Parole chiave
- arte pubblica
- muralismo urbano
- periferie
- street art
Data inizio appello
06/02/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/02/2087
Riassunto
Lo spunto iniziale per il mio progetto di tesi è arrivato durante il mio anno di studio all’estero presso l’University of East Anglia di Norwich. Lì, mi sono avvicinata allo studio dell’arte nello spazio pubblico, con la complessità delle sue sfaccettature e l’importanza dell’impatto che questa ha nello spazio cittadino. Al rientro dall’esperienza Erasmus, ho deciso che mi sarebbe piaciuto approfondire lo stesso argomento in relazione all’Italia.
In particolare hanno attirato la mia attenzione quei casi quali i progetti SanBa, BigCityLife, Altrove ecc, in cui una particolare forma d’ arte già a lungo presente sul tessuto urbano veniva applicata a fini riqualificativi. Tale espressione artistica è –erroneamente- definita street art e nel mio elaborato cerco di analizzare sia il passaggio da una condizione di fondamentale illegalità ad una totale accettazione della pratica -al punto di essere ricercata dalle stesse amministrazioni comunali che da sempre l’hanno osteggiata- ma cerco anche di proporre una denominazione alternativa e più adeguata per tali esempi che non rientrano nei confini della street art né tanto meno dell’arte pubblica, ovvero quella di muralismo urbano.
-Nel primo capitolo ho tracciato una storia dell’avvento della street art in Italia; delineando tale evoluzione, ho posto l’accento sull’elemento di illegalità che ha originariamente caratterizzato tale pratica e ho segnalato problematiche terminologiche come quelle che alimentano la confusione fra tale pratica e quella del writing.
-Nel secondo capitolo ho analizzato una serie di recenti progetti realizzati sul territorio nazionale che danno prova della sempre maggiore attenzione dedicata a questi temi da pubblico, istituzioni ed associazioni culturali. Alcuni dei progetti presi in analisi sono: SanBa (San Basilio, Roma), Big City Life (Tormarancia, Roma); i festival Altrove (Catanzaro); il bando del Progetto Murales promosso da Poste Italiane; l’attenzione rivolta dall’Enciclopedia Treccani all’argomento con #Treccanidistrada.
-Nel terzo capitolo ho cercato di portare avanti una mia riflessione su quanto visto nel secondo capitolo, raccogliendo le voci di persone che hanno ruoli diversi in questo universo. Ho contattato street artist, curatori, studiosi dell’argomento per cercare di capire la loro posizione in merito a questa legittimazione ed accettazione della street art e sulla questione terminologica. Nel corso delle testimonianze il termine muralismo urbano si è fatto molte volte strada fra le parole degli intervistati, presentandosi come un buon compromesso fra due definizioni spesso utilizzate: street art e arte pubblica, a mio avviso entrambe erronee per le pratiche prese in analisi.
Per una maggiore comprensione dell’universo della street art, ho implementato lo studio teorico dell’argomento con un tirocinio della durata di due mesi alla Howard Griffin Gallery di Londra, galleria che si occupa di rappresentare sia street artist che muralisti, avendo ulteriore conferma della differenza di ruoli, intenti e obiettivi fra le due figure.
Ciò che auspico con la realizzazione di tale elaborato è il fare chiarezza in un argomento che suscita sempre maggiore interesse sia nel grande pubblico che fra le fila degli specialisti del settore, ma che ancora è caratterizzato da una grave confusione terminologica che porta ad uno svilimento dei confini della pratica originaria.
Con la delineazione della storia della pratica della street art, l’analisi di esempi e le riflessioni che ho portato avanti spero di provare la basilare differenza che intercorre fra le pratiche citate ed il mondo della street art originario che, inglobato dall’universo mainstream, ha dato vita ad un nuovo universo di significati.
In particolare hanno attirato la mia attenzione quei casi quali i progetti SanBa, BigCityLife, Altrove ecc, in cui una particolare forma d’ arte già a lungo presente sul tessuto urbano veniva applicata a fini riqualificativi. Tale espressione artistica è –erroneamente- definita street art e nel mio elaborato cerco di analizzare sia il passaggio da una condizione di fondamentale illegalità ad una totale accettazione della pratica -al punto di essere ricercata dalle stesse amministrazioni comunali che da sempre l’hanno osteggiata- ma cerco anche di proporre una denominazione alternativa e più adeguata per tali esempi che non rientrano nei confini della street art né tanto meno dell’arte pubblica, ovvero quella di muralismo urbano.
-Nel primo capitolo ho tracciato una storia dell’avvento della street art in Italia; delineando tale evoluzione, ho posto l’accento sull’elemento di illegalità che ha originariamente caratterizzato tale pratica e ho segnalato problematiche terminologiche come quelle che alimentano la confusione fra tale pratica e quella del writing.
-Nel secondo capitolo ho analizzato una serie di recenti progetti realizzati sul territorio nazionale che danno prova della sempre maggiore attenzione dedicata a questi temi da pubblico, istituzioni ed associazioni culturali. Alcuni dei progetti presi in analisi sono: SanBa (San Basilio, Roma), Big City Life (Tormarancia, Roma); i festival Altrove (Catanzaro); il bando del Progetto Murales promosso da Poste Italiane; l’attenzione rivolta dall’Enciclopedia Treccani all’argomento con #Treccanidistrada.
-Nel terzo capitolo ho cercato di portare avanti una mia riflessione su quanto visto nel secondo capitolo, raccogliendo le voci di persone che hanno ruoli diversi in questo universo. Ho contattato street artist, curatori, studiosi dell’argomento per cercare di capire la loro posizione in merito a questa legittimazione ed accettazione della street art e sulla questione terminologica. Nel corso delle testimonianze il termine muralismo urbano si è fatto molte volte strada fra le parole degli intervistati, presentandosi come un buon compromesso fra due definizioni spesso utilizzate: street art e arte pubblica, a mio avviso entrambe erronee per le pratiche prese in analisi.
Per una maggiore comprensione dell’universo della street art, ho implementato lo studio teorico dell’argomento con un tirocinio della durata di due mesi alla Howard Griffin Gallery di Londra, galleria che si occupa di rappresentare sia street artist che muralisti, avendo ulteriore conferma della differenza di ruoli, intenti e obiettivi fra le due figure.
Ciò che auspico con la realizzazione di tale elaborato è il fare chiarezza in un argomento che suscita sempre maggiore interesse sia nel grande pubblico che fra le fila degli specialisti del settore, ma che ancora è caratterizzato da una grave confusione terminologica che porta ad uno svilimento dei confini della pratica originaria.
Con la delineazione della storia della pratica della street art, l’analisi di esempi e le riflessioni che ho portato avanti spero di provare la basilare differenza che intercorre fra le pratiche citate ed il mondo della street art originario che, inglobato dall’universo mainstream, ha dato vita ad un nuovo universo di significati.
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