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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01172020-140733


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MUCCIANTE, PAOLO
URN
etd-01172020-140733
Titolo
Admirabile est nomen tuum. Attributi divini e causalità nei commentari dionisiani di Alberto Magno
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Perfetti, Stefano
Parole chiave
  • Albert the Great
  • Alberto Magno
  • Divine Names
  • Nomi divini
  • Teologia
Data inizio appello
03/02/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Admirabile est nomen tuum. Poiché la natura di Dio si sottrae alla comprensione umana, anche il nome che la designa è così sfuggente da sembrare ineffabile. Tuttavia, l’uomo durante la vita terrena può ambire a conoscere questo nome. Dio, servendosi di intermediari, comunica se stesso delle anime, parla attraverso il loro linguaggio. Nelle Scritture, gli autori sacri hanno posto al Suo servizio la loro capacità discorsiva e sono stati capaci di esprimere la natura divina, attraverso gli strumenti che quest’ultima le ha donato. Grazie all'azione della luce divina che le consente di perfezionare le proprie capacità naturali, l’anima si dispiega in una ragione fondata su princìpi non razionali: spintasi al limite della propria natura, essa conosce Dio secondo la modalità che le è propria.

Attorno alla metà del XIII secolo, Alberto Magno (1200-1280) descrive il funzionamento di questo processo e, attraverso l’indagine razionale, rende noto il significato dei nomi di Dio. In parallelo alla fondazione e all'organizzazione dello studium generale a Colonia (1248-1250), il teologo domenicano perfeziona e sistematizza le conoscenze filosofiche acquisite nel decennio appena trascorso. Una volta epurata dagli errori, la ragione sarà consacrata al discorso su Dio: attraverso la speculazione filosofica, Alberto elabora una teologia affermativa.

Il presente lavoro è diviso in quattro parti. Nel primo capitolo, sosterrò la tesi che nel commentario dionisiano Super de divinis nominibus (1250 ca.) Alberto espone la propria teologia affermativa. Inizialmente chiarirò quali motivi giustificano la supposizione che il Maestro di Colonia abbia formulato un simile progetto. Quest’ultimo emergerà come risposta alla riflessione sui limiti della conoscenza umana che il teologo domenicano, a partire dallo studio della psicologia di Aristotele e dei suoi commentatori, matura nel decennio 1240-1250. Successivamente, dovrò motivare il perché della scelta del Super de divinis nominibus. Tra le opere di Alberto, infatti, quest’ultima non è l’unica che affronta il problema della conoscenza di Dio. Tuttavia, a differenza di tutti gli altri scritti del periodo in esame, essa gode di uno specifico metodo dell’indagine finalizzato alla conoscenza affermativa della realtà divina.

Nel secondo capitolo, tenterò di risalire alle ragioni che inducono lo stesso Alberto ad affrontare il problema della conoscenza umana di Dio nel Super de divinis nominibus. Il Maestro di Colonia discute una questione tanto delicata in un commentario e non in un'opera autonoma, ma il motivo di questa scelta non è quello di dare prestigio alla propria dottrina all'ombra del prestigio di Dionigi, all'epoca ritenuto diretto discepolo di San Paolo. La ragione è di ordine teorico: dalla lettura del testo dionisiano, Alberto ricava l’idea che la trasmissione della verità divina avvenga secondo gradi proporzionali. A partire da questo insegnamento, il Maestro di Colonia comprende che nella realtà creaturale non si dà una conoscenza univoca della realtà divina. L’immagine di Dio nell'anima non è lo stesso oggetto di visione per gli angeli, così come la loro visione di Dio non consiste in una comprensione dell’ essenza divina. Quest’ultima, infatti, è negata tanto alle anime quanto agli intelletti angelici perché l’idea ‘pura’ dell’essenza di Dio non esiste. Invece, ogni realtà conoscente si rapporta a Dio secondo i limiti delle sue facoltà, rispetto alle quali Dio è visione vera e conoscenza certa.

Nel terzo capitolo mostrerò che Alberto elabora un modello di causalità, finalizzato a descrivere in che modo Dio si comunica a tutte le cose secondo diversi gradi. Nel decennio 1240-1250, il teologo domenicano mostra interesse per la spiegazione del modo in cui le sostanze superiori agiscono su quelle inferiori. Per esprimere il rapporto tra Dio e la realtà creata, Alberto ha premura di liberare il campo da ogni prevedibile errore, scopo che richiederà un superamento della teoria causale avicenniana. Per comprendere le ragioni di questo superamento, occorre esaminare l’indagine sullo statuto della materia che Alberto elabora già negli stessi anni del Super de divinis nominibus, ma che esporrà soltanto più avanti nella Physica (1254 ca.). Da quest’indagine emergerà il modello di causalità di cui Alberto si serve per spiegare in che modo Dio si comunica alle creature.

Il capitolo conclusivo sarà dedicato al contenuto dei nomi divini. Per raggiungere la conoscenza di Dio che spetta all'anima in questa vita, il Maestro di Colonia esamina il significato degli attributi divini e interpreta ciascuno come espressione parziale della causalità divina. Dall'indagine sugli attributi di Dio sarà individuato il solo nome che esprime la sua natura in senso proprio: aeternum. Qualsiasi altro attributo sostanziale è ricavato dalle creature e viene attribuito al Creatore soltanto in seconda battuta. L’eternità divina, invece, non può essere conosciuta secondo ragioni diverse da quelle che sono presenti in Dio e, di conseguenza, è il contenuto affermativo che ne esprime la natura.

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