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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01162019-105938


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GIORLI, REBECCA
URN
etd-01162019-105938
Titolo
La soave inquisizione: il premio a chi collabora con la giustizia nella fase dell'esecuzione, tra presente e futuro
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Bresciani, Luca
Parole chiave
  • associazione a delinquere di stampo mafioso
  • collaborazione con la giustizia
  • esecuzione della pena
  • premio
  • regime preclusivo
Data inizio appello
04/02/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/02/2089
Riassunto
L’elaborato si prefigge l’obbiettivo di analizzare il trattamento che l’ordinamento penitenziario riserva ai condannati per delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso a seconda che intraprendano, o meno, la via della collaborazione con la giustizia.
A fronte di un breve excursus sul quadro normativo in materia di contrasto al crimine organizzato, il corpus della tesi, che può essere idealmente diviso in due parti, affronta dapprima il trattamento premiale che l’ordinamento penitenziario accorda a chi ha intrapreso la via della collaborazione con la giustizia. Trattamento in origine rappresentato dall’articolo 13 ter l. 82/1991 che dava vita ad una premialità “illimitata” e, per questo fortemente criticata dalla dottrina, tanto da determinarne l’abrogazione e la sostituzione dall’articolo 16 nonies l. 45/2001. Segue poi, nel capitolo successivo, l’analisi del trattamento di rigore che l’ordinamento predispone per chi, invece, tiene un atteggiamento omertoso e non collaborativo. Il trattamento di rigore emblematicamente rappresentato dall’art 4 bis introdotto dalla l. 152/1991 e a più riprese modificato presenta numerosi profili di contrasto con i principi costituzionali e con le finalità della pena come dimostra il susseguirsi di interventi in chiave livellatrice apportati dalla Corte Costituzionale ed è, in tempi recentissimi, divenuto oggetto di attenzione anche dai giudici della Corte EDU. L’elaborato si chiude poi con l’analisi dell’ultimo intervento apportato dal legislatore all’articolo 4 bis ad opera della legge c.d. “spazza corrotti” che è andata ad ampliarne la portata applicativa, impiegando come strumento di contrasto, anche, del fenomeno della corruzione.
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