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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01162019-102646


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
DI CECCO, LUDOVICA
URN
etd-01162019-102646
Titolo
Il riconoscimento delle sentenze straniere
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Calamia, Antonio Marcello
Parole chiave
  • mutuo riconoscimento
  • riconoscimento automatico
  • sentenze straniere
Data inizio appello
04/02/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il riconoscimento delle sentenze straniere è un tema chiave del diritto internazionale privato e processuale e proprio per questo coinvolge ampiamente i diversi ordinamenti: trova, infatti, il suo spazio a livello nazionale, comunitario e internazionale.
La disciplina ha acquisito nel tempo una particolare rilevanza poiché si è posta in passato e si pone ancora oggi come la traduzione pratica di uno dei principi cardine della cooperazione giudiziaria tra i vari stati: il principio del mutuo riconoscimento, ossia un accordo di reciproca fiducia tra i vari stati per cui ciascun ordinamento cerca di “concedere fiducia” ai provvedimenti emanati dai giudici stranieri al fine, da un lato, di garantire una maggiore apertura rispetto agli ordinamenti stranieri e, dall’altro, di limitare costi, sia economici che tempistici.
La disciplina positiva relativa all’efficacia delle sentenze straniere è il risultato delle scelte operate da ciascun legislatore rispetto all’accertamento del provvedimento posto in essere da parte dei giudici stranieri e riguardante una controversia che tocchi in qualche modo l’ordinamento interno.
In particolare, in ogni sistema normativo viene considerata la possibilità che la sentenza emessa al di fuori del territorio nazionale produca i suoi effetti subordinando , tuttavia, la realizzazione di questi ultimi a determinate procedure aventi ad oggetto la dichiarazione di efficacia della sentenza straniera e volte alla verifica della sussistenza di particolari condizioni poste dal legislatore.
La tesi è suddivisa in quattro capitoli. Dopo aver individuato al primo capitolo i punti di contatto tra le varie discipline, ponendo particolare attenzione al ruolo fondamentale che il riconoscimento delle sentenze possiede nell’ambito della cooperazione giudiziaria tra stati, viene trattato il tema nei vari ordinamenti e vengono affrontati casi applicativi.
In particolare, il secondo capitolo si incentra sulla disciplina interna e la sua evoluzione: si passa, infatti, da un regime improntato ad un forte nazionalismo giudiziario, che sottoponeva il riconoscimento delle sentenze straniere al procedimento di delibazione di cui all'art. 796 c.p.c., ad un sistema aperto fondato sul principio del riconoscimento automatico delle sentenze, introdotto dalla legge n 218/1995.
Il terzo capitolo definisce la disciplina convenzionale, soffermandosi in un primo momento sul ruolo fondamentale che questa possiede, e solo successivamente sulle varie convenzioni, di carattere bilaterale e multilaterale, che hanno trattato la materia, con particolare riguardo alla Convenzione di Bruxelles del 1968, concernente la competenza giurisdizionale e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, alla quale si ispireranno la disciplina Europea e la stessa legge di riforma del diritto internazionale privato e processuale.
Infine, il quarto capitolo analizza la disciplina europea, soffermandosi in modo specifico sul Regolamento Bruxelles I ( n. 44/2001) e sul successivo Regolamento Bruxelles I bis ( n. 1215/2012), in quanto questo “sistema” non solo sostituisce la Convenzione di Bruxelles, ma ne rappresenta, altresì, la sua più concreta evoluzione. Si occupa, inoltre, di un caso applicativo concernente il principio dell’equo processo e di due casi a limite della disciplina Europea: il primo riguardante l’applicabilità della disciplina relativa al riconoscimento delle sentenze prevista dal Regolamento Bruxelles I ad una sentenza austriaca pronunciata nei confronti di un soggetto domiciliato in Repubblica Ceca prima che quest’ultima entrasse a far parte dell’Unione europea, il secondo relativo all’applicabilità del “sistema Bruxelles” al caso Brexit.
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