Tesi etd-01162018-124141 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ANTONINI, SIMONA
URN
etd-01162018-124141
Titolo
L'agente 007 del nuovo millennio. Il cinema fra serialità e ripetizione.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Ambrosini, Maurizio
Parole chiave
- cinema
- James Bond
- reboot
- ripetizione
- serialità
- serie
Data inizio appello
05/02/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi sul cinema che andrò ad esporre riguarda i concetti di ripetizione e serialità e nozioni quali remake, autoremake, saga, serie, e tanti altri. Concetti e termini che sono molto attuali (basti guardare ai recenti film in programma nelle sale cinematografiche quali Blade Runner 2049, Star Wars: Gli Ultimi Jedi, IT...) ma che in realtà ritroviamo, in buona parte, già a partire dalla nascita del cinema. Questo infatti, fin da subito ci ha abituati alla pratica della ripetizione, del rifacimento e del riuso di storie e personaggi già esistenti, spesso presi dalla letteratura e dal teatro, ma anche dal cinema stesso. E, come sappiamo, pratica ancora corrente è quella di dare un seguito a un film di successo, riprendere formule vincenti e riempire gli schermi di citazioni.
Attraverso un’accurata riflessione andrò quindi a considerare nella prima parte della tesi questi fenomeni di ripetizione (adattamenti, rifacimenti, remake, autoremake, citazioni) e serialità (serial, serie, saghe, prequel, sequel, spin-off), che hanno avuto la meglio su unicità e individualità. Attraverso la ripetizione lo spettatore sa cosa succederà, ma vuole che la storia gli venga raccontata ancora, vuole ritrovare elementi comuni nelle storie di cui fruisce, presenta il desiderio di vedere e rivedere le stesse immagini anche se in realtà devono contenere in sé anche qualcosa di nuovo. Il fascino del “già visto” va di moda e rende! La serializzazione inoltre tiene aperta la possibilità di realizzare un mondo diegetico durevole, che resiste al di fuori dello spazio dello schermo, persistente e resiliente.
In secondo luogo analizzerò poi il caso di James Bond, protagonista di una delle serie più famose della storia del cinema, una serie di spionaggio ispirata dai romanzi dello scrittore Ian Fleming, una delle più longeve fra quelle tuttora in atto e che vanta il record di essere l’unica ad aver avuto, nella sua storia, una continuità sostanziale di uscita (la pausa maggiore è stata di 6 anni) delle pellicole, che, per adesso sono 24. È già stata infatti annunciata l’uscita del venticinquesimo capitolo della serie nel novembre del 2019.
Come vedremo, 007, pur riproponendo da più di cinquant’anni “la stessa storia”, è riuscito ad attrarre un gran numero di spettatori di tutte le età, grazie a piccoli mutamenti quali nuovi gadget, nuove ambientazioni, nuovi personaggi ecc., ed è qui che sta il successo di Bond: sta nella sua giovinezza, capace di non far diventare ripetitivo un personaggio storico nonostante la ridondanza di vizi e virtù.
James Bond è riuscito ad essere sempre attuale e ciò lo si può confermare soprattutto facendo riferimento al “riavvio” della serie avuto luogo con il “nuovo” attore Daniel Craig nei panni dell’agente segreto a partire da Casino Royale (2006).
Bisognava ripartire dall’inizio, scrivere una nuova pagina del Bond cinematografico, creare una rivoluzione etica ed estetica. James Bond non poteva più essere una “macchina” perfetta: questo tipo di visione era ormai inattuale rispetto allo scenario narrativo contemporaneo, dove ogni eroe vive travagli interiori e tensioni emotive molto forti.
Il “periodo Craig” inoltre, non poteva non guardare alla riconfigurazione del blockbuster contemporaneo in linea con il diffondersi di meccanismi di serializzazione a cui il grande pubblico è sempre più abituato, soprattutto a causa del fenomeno di culto della nuova serialità televisiva. Come analizzerò infatti nel capitolo dedicato alla tetralogia “Bond-Craig”, Casino Royale, Quantum of Solace, Skyfall e Spectre sono quattro capitoli tutti collegati fra loro in un modo o nell’altro: facile è notare come Quantum of Solace inizi subito dopo Casino Royale o come Skyfall funga da trampolino per l’atto finale. Un fascino seriale confermato anche dai titoli di testa di Spectre, pieni di frammenti dei tre film precedenti, schegge e ricordi di eventi che assomigliano proprio alla sigla di una serie televisiva.
Attraverso un’accurata riflessione andrò quindi a considerare nella prima parte della tesi questi fenomeni di ripetizione (adattamenti, rifacimenti, remake, autoremake, citazioni) e serialità (serial, serie, saghe, prequel, sequel, spin-off), che hanno avuto la meglio su unicità e individualità. Attraverso la ripetizione lo spettatore sa cosa succederà, ma vuole che la storia gli venga raccontata ancora, vuole ritrovare elementi comuni nelle storie di cui fruisce, presenta il desiderio di vedere e rivedere le stesse immagini anche se in realtà devono contenere in sé anche qualcosa di nuovo. Il fascino del “già visto” va di moda e rende! La serializzazione inoltre tiene aperta la possibilità di realizzare un mondo diegetico durevole, che resiste al di fuori dello spazio dello schermo, persistente e resiliente.
In secondo luogo analizzerò poi il caso di James Bond, protagonista di una delle serie più famose della storia del cinema, una serie di spionaggio ispirata dai romanzi dello scrittore Ian Fleming, una delle più longeve fra quelle tuttora in atto e che vanta il record di essere l’unica ad aver avuto, nella sua storia, una continuità sostanziale di uscita (la pausa maggiore è stata di 6 anni) delle pellicole, che, per adesso sono 24. È già stata infatti annunciata l’uscita del venticinquesimo capitolo della serie nel novembre del 2019.
Come vedremo, 007, pur riproponendo da più di cinquant’anni “la stessa storia”, è riuscito ad attrarre un gran numero di spettatori di tutte le età, grazie a piccoli mutamenti quali nuovi gadget, nuove ambientazioni, nuovi personaggi ecc., ed è qui che sta il successo di Bond: sta nella sua giovinezza, capace di non far diventare ripetitivo un personaggio storico nonostante la ridondanza di vizi e virtù.
James Bond è riuscito ad essere sempre attuale e ciò lo si può confermare soprattutto facendo riferimento al “riavvio” della serie avuto luogo con il “nuovo” attore Daniel Craig nei panni dell’agente segreto a partire da Casino Royale (2006).
Bisognava ripartire dall’inizio, scrivere una nuova pagina del Bond cinematografico, creare una rivoluzione etica ed estetica. James Bond non poteva più essere una “macchina” perfetta: questo tipo di visione era ormai inattuale rispetto allo scenario narrativo contemporaneo, dove ogni eroe vive travagli interiori e tensioni emotive molto forti.
Il “periodo Craig” inoltre, non poteva non guardare alla riconfigurazione del blockbuster contemporaneo in linea con il diffondersi di meccanismi di serializzazione a cui il grande pubblico è sempre più abituato, soprattutto a causa del fenomeno di culto della nuova serialità televisiva. Come analizzerò infatti nel capitolo dedicato alla tetralogia “Bond-Craig”, Casino Royale, Quantum of Solace, Skyfall e Spectre sono quattro capitoli tutti collegati fra loro in un modo o nell’altro: facile è notare come Quantum of Solace inizi subito dopo Casino Royale o come Skyfall funga da trampolino per l’atto finale. Un fascino seriale confermato anche dai titoli di testa di Spectre, pieni di frammenti dei tre film precedenti, schegge e ricordi di eventi che assomigliano proprio alla sigla di una serie televisiva.
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