Tesi etd-01152024-134257 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CECIONI, IRENE
URN
etd-01152024-134257
Titolo
La violenza ostetrica: analisi di genere di un fenomeno controverso e le prospettive de jure condendo.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Stradella, Elettra
Parole chiave
- autodeterminazione
- diritto alla salute
- diritto e genere
- habeas corpus di genere
- violenza ostetrica
Data inizio appello
01/02/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/02/2094
Riassunto
“Ogni uomo ha la proprietà sulla propria persona, su questa nessuno ha diritto se non egli stesso”: con questa frase viene sintetizzato il principio dell’inviolabilità della persona umana da Locke.
Si tratta di un principio valido per tutti? Abbiamo tutti la possibilità di compiere scelte libere in merito al nostro corpo? Siamo tutti “proprietari” di noi stessi?
Nella prima parte di questo elaborato, viene offerto un quadro delle numerose limitazioni della libertà della donna in merito alle scelte che essa può compiere sul proprio corpo. In altri termini, sarà affrontato il tema della eterodeterminazione sulle scelte delle donne, osservandone le cause e, tra le varie, una su tutte sarà oggetto di particolare attenzione, ossia la capacità di essere madre: sarà osservato come la funzione riproduttiva può fare della regolamentazione della sfera privata della donna una questione pubblica. Infatti, l’immediata identificazione del corpo della donna con il suo utero non consente di ottenere ad essa un controllo effettivo sulla propria vita; finché alla donna non verrà consentito il controllo sulla propria capacità riproduttiva, non sarà possibile parlare di autodeterminazione, di inviolabilità, di habeas corpus.
È merito dei femminismi se l’assetto legislativo diventa un terreno paritario, un trampolino di lancio per una società egualitaria e più equa: si pensi al “senza distinzioni di sesso” dell’art. 3 della costituzione; si pensi alle direttive antidiscriminatorie europee; si pensi all’elaborazione del principio di anti-subordinazione di genere.
Tutto questo, crea una solida base per la liberazione della donna dalla catena dell’eterodeterminazione, ma non basta.
Il percorso della donna di riappropriazione del proprio corpo può giungere alla propria meta solo se ad essa è consentito un effettivo controllo sulla propria capacità riproduttiva. Questo è reso possibile dalla sentenza della Corte costituzionale 49/1971 che abroga dal Codice penale del 1930 l’articolo 533 (“incitamento a pratiche contro la procreazione”) e, soprattutto, con la legge 194/1978 che, nonostante le sue criticità, legalizza e regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.
L’analisi si sposterà sul diritto alla salute, sull’articolo 32, sede del principio di autodeterminazione e sulla sentenza della Corte costituzionale 438/2008 relativa al consenso informato, che attraverso la (criticata) combinazione degli articoli 2, 13, 32, della Costituzione tutela il diritto all’informazione del paziente e all’autodeterminazione.
Seguirà un approfondimento in merito alle differenziazioni di genere per quanto riguarda i servizi e i beni della salute, necessari a causa delle differenze fisiche tra uomo e donna.
E se queste differenziazioni non bastassero a creare un diritto alla salute uguale per tutti? La seconda parte del secondo Capitolo si propone di rispondere anche a questo interrogativo: infatti, è noto come l’elaborazione di un modello neutro-maschile per la sperimentazione dei medicinali e l’interesse esclusivo per la salute sessuale-riproduttiva della donna hanno creato il c.d. androcentrismo della salute, per il quale le differenze anatomiche tra uomo e donna consisterebbero solamente nella diseguaglianza dei loro apparati riproduttivi.
Tuttavia, le differenze anatomiche tra uomo e donna vanno ben al di là dell’apparato riproduttivo. Per questo, è necessario un approccio di genere alla salute, che tenga di conto nella sperimentazione dei farmaci e nella cura dei pazienti delle differenze strutturali basate sull’anatomia e degli ostacoli legati al genere. Verrà fatto cenno alla normativa internazionale, americana ed europea in merito alla medicina di genere, per poi, infine, concentrarsi sulla legge 3/2018 e il Piano per l’applicazione e diffusione della medicina di genere.
Il tema del corpo e il tema della medicina di genere sono la base su cui si costruisce la riflessione sul tema successivamente affrontato: la violenza ostetrica. Questa, infatti, è una violenza che si commette nel momento in cui il corpo femminile svolge la sua funzione più caratteristica: quella di essere in gravidanza.
Il tema della violenza ostetrica è complesso e presenta dei confini poco definiti, tanto che lo stesso termine ‘violenza ostetrica’ viene costantemente messo in dubbio da molti studiosi (secondo alcuni sarebbe meglio utilizzare disrespect and abuse; secondo altri, sarebbe più appropriato utilizzare il termine mistreatment).
Con il sostegno delle riflessioni svolte grazie al Convegno Interdisciplinare sulla violenza ostetrica tenutosi a Pisa a maggio 2023, verranno analizzate le cause strutturali della violenza ostetrica, la sua origine in America Latina, la nuova sentenza della Corte Interamericana dei diritti dell’uomo Brìtez Arce vs Argentina.
In seguito, saranno analizzate le iniziative degli organismi internazionali e sarà svolta una riflessione sulle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo che più si avvicinano a questo tema.
Infine, si volgerà lo sguardo verso l’Italia: l’indagine svolta dall’Osservatorio della Violenza Ostetrica in Italia, il controllo a campione svolto dal Ministero della Salute nel 2013 sui tagli cesarei, il (fallito) progetto di Legge Zaccagnini del 2016 e la possibilità di individuare una copertura giuridica a questo fenomeno.
Per concludere, verrà fatto un esperimento, nel tentativo di creare una definizione giuridica di questo fenomeno, basandosi sul modello offerto dalla già citata sentenza della Corte Interamericana dei diritti dell’uomo Brìtez vs Argentina.
Si tratta di un principio valido per tutti? Abbiamo tutti la possibilità di compiere scelte libere in merito al nostro corpo? Siamo tutti “proprietari” di noi stessi?
Nella prima parte di questo elaborato, viene offerto un quadro delle numerose limitazioni della libertà della donna in merito alle scelte che essa può compiere sul proprio corpo. In altri termini, sarà affrontato il tema della eterodeterminazione sulle scelte delle donne, osservandone le cause e, tra le varie, una su tutte sarà oggetto di particolare attenzione, ossia la capacità di essere madre: sarà osservato come la funzione riproduttiva può fare della regolamentazione della sfera privata della donna una questione pubblica. Infatti, l’immediata identificazione del corpo della donna con il suo utero non consente di ottenere ad essa un controllo effettivo sulla propria vita; finché alla donna non verrà consentito il controllo sulla propria capacità riproduttiva, non sarà possibile parlare di autodeterminazione, di inviolabilità, di habeas corpus.
È merito dei femminismi se l’assetto legislativo diventa un terreno paritario, un trampolino di lancio per una società egualitaria e più equa: si pensi al “senza distinzioni di sesso” dell’art. 3 della costituzione; si pensi alle direttive antidiscriminatorie europee; si pensi all’elaborazione del principio di anti-subordinazione di genere.
Tutto questo, crea una solida base per la liberazione della donna dalla catena dell’eterodeterminazione, ma non basta.
Il percorso della donna di riappropriazione del proprio corpo può giungere alla propria meta solo se ad essa è consentito un effettivo controllo sulla propria capacità riproduttiva. Questo è reso possibile dalla sentenza della Corte costituzionale 49/1971 che abroga dal Codice penale del 1930 l’articolo 533 (“incitamento a pratiche contro la procreazione”) e, soprattutto, con la legge 194/1978 che, nonostante le sue criticità, legalizza e regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.
L’analisi si sposterà sul diritto alla salute, sull’articolo 32, sede del principio di autodeterminazione e sulla sentenza della Corte costituzionale 438/2008 relativa al consenso informato, che attraverso la (criticata) combinazione degli articoli 2, 13, 32, della Costituzione tutela il diritto all’informazione del paziente e all’autodeterminazione.
Seguirà un approfondimento in merito alle differenziazioni di genere per quanto riguarda i servizi e i beni della salute, necessari a causa delle differenze fisiche tra uomo e donna.
E se queste differenziazioni non bastassero a creare un diritto alla salute uguale per tutti? La seconda parte del secondo Capitolo si propone di rispondere anche a questo interrogativo: infatti, è noto come l’elaborazione di un modello neutro-maschile per la sperimentazione dei medicinali e l’interesse esclusivo per la salute sessuale-riproduttiva della donna hanno creato il c.d. androcentrismo della salute, per il quale le differenze anatomiche tra uomo e donna consisterebbero solamente nella diseguaglianza dei loro apparati riproduttivi.
Tuttavia, le differenze anatomiche tra uomo e donna vanno ben al di là dell’apparato riproduttivo. Per questo, è necessario un approccio di genere alla salute, che tenga di conto nella sperimentazione dei farmaci e nella cura dei pazienti delle differenze strutturali basate sull’anatomia e degli ostacoli legati al genere. Verrà fatto cenno alla normativa internazionale, americana ed europea in merito alla medicina di genere, per poi, infine, concentrarsi sulla legge 3/2018 e il Piano per l’applicazione e diffusione della medicina di genere.
Il tema del corpo e il tema della medicina di genere sono la base su cui si costruisce la riflessione sul tema successivamente affrontato: la violenza ostetrica. Questa, infatti, è una violenza che si commette nel momento in cui il corpo femminile svolge la sua funzione più caratteristica: quella di essere in gravidanza.
Il tema della violenza ostetrica è complesso e presenta dei confini poco definiti, tanto che lo stesso termine ‘violenza ostetrica’ viene costantemente messo in dubbio da molti studiosi (secondo alcuni sarebbe meglio utilizzare disrespect and abuse; secondo altri, sarebbe più appropriato utilizzare il termine mistreatment).
Con il sostegno delle riflessioni svolte grazie al Convegno Interdisciplinare sulla violenza ostetrica tenutosi a Pisa a maggio 2023, verranno analizzate le cause strutturali della violenza ostetrica, la sua origine in America Latina, la nuova sentenza della Corte Interamericana dei diritti dell’uomo Brìtez Arce vs Argentina.
In seguito, saranno analizzate le iniziative degli organismi internazionali e sarà svolta una riflessione sulle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo che più si avvicinano a questo tema.
Infine, si volgerà lo sguardo verso l’Italia: l’indagine svolta dall’Osservatorio della Violenza Ostetrica in Italia, il controllo a campione svolto dal Ministero della Salute nel 2013 sui tagli cesarei, il (fallito) progetto di Legge Zaccagnini del 2016 e la possibilità di individuare una copertura giuridica a questo fenomeno.
Per concludere, verrà fatto un esperimento, nel tentativo di creare una definizione giuridica di questo fenomeno, basandosi sul modello offerto dalla già citata sentenza della Corte Interamericana dei diritti dell’uomo Brìtez vs Argentina.
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