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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-01152019-094526


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VIGNALI, ANDREA
URN
etd-01152019-094526
Titolo
Il nemico invisibile. Per una storia globale dell'uso e della regolamentazione delle mine antiuomo.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA
Relatori
relatore Marzano, Arturo
controrelatore Polsi, Alessandro
Parole chiave
  • storia
  • Trattato di Ottawa
  • regolamentazione
  • Processo di Ottawa
  • mine antiuomo
  • Mine Ban Treaty
  • divieto di uso delle mine antiuomo
  • Convenzione su certe armi convenzionali
  • Convention on Certain Conventional Weapons
  • anti-personnel mines (APLs)
  • uso delle mine antiuomo
Data inizio appello
04/02/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/02/2089
Riassunto
Con le guerre mondiali la mina fece la sua comparsa nei campi di battaglia. Arma inizialmente sconosciuta alla maggior parte della popolazione civile mondiale, la mina diventò ben presto un must degli arsenali militari nazionali. Dati i bassissimi costi di produzione e di acquisto le anti-personnel mines (APLs) risultarono essere infatti le armi perfette per quei nuovi Stati economicamente e militarmente deboli nati dal processo di decolonizzazione. Armi che erano però difficili da rimuovere e che causavano gravi danni alla vita economica e sociale dei paesi coinvolti. Ben presto la comunità internazionale dovette quindi dotarsi di strumenti per regolamentarne l’uso.
Questo lavoro metterà in risalto i passaggi chiave e le motivazioni che portarono alla firma del Trattato di Ottawa (Mine Ban Treaty) nel dicembre 1997: la mancata applicazione del Protocollo II della Convention on Certain Conventional Weapons, primo accordo multilaterale per regolamentare l’uso di APLs, e le guerre combattute tra gli anni ’80 e gli anni ’90 provocarono una vera e propria emergenza umanitaria dovuta al forte incremento di vittime civili da mine antiuomo. In un mondo alle prese con il disarmo nucleare e con nuovi assetti geopolitici, furono le ONG e le agenzie umanitarie a portare alla luce ciò che stava accadendo e a guidare il processo diplomatico terminato poi con la firma del MBT.
Il lavoro chiarirà infine il ruolo e la posizione assunti dall’Italia, uno dei maggiori esportatori di mine in tutto il mondo negli anni ’80 ma anche uno dei paesi dove la campagna contro le mine antiuomo ebbe più successo in termini politici e legislativi.
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