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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01132024-101526


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BERNARDO, ANGELA
URN
etd-01132024-101526
Titolo
I disturbi alimentari nei pazienti con disturbi dell'asse intestino-cervello: un problema emergente
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Prof. Bellini, Massimo
correlatore Dott.ssa Gianserra, Alessandra
Parole chiave
  • gut-brain interaction disorder
  • avoidant/restrictive eating disorders
  • eating behavior disorders
  • disturbo dell'interazione intestino-cervello
  • disturbi dell'alimentazione evitante/restrittiva
  • disturbi del comportamento alimentare
Data inizio appello
21/02/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/02/2027
Riassunto
Vi è un’alta sovrapposizione tra i disturbi dell’asse intestino-cervello (DGBI) e i disturbi alimentari; in particolare nel contesto gastroenterologico si sta assistendo a un crescente riconoscimento dei disturbi alimentari non incentrati su problemi di peso/forma, come il disturbo alimentare evitante/restrittivo (ARFID). La selettività alimentare è una fase tipica della prima infanzia caratterizzata dall’esclusione o dal rifiuto di alimenti sulla base del colore, gusto, consistenza, soprattutto di frutta e verdura; tale fase può risolversi spontaneamente o evolvere in un disturbo alimentare evitante/restrittivo. L’ARFID, incluso nel Dsm-5, è un disturbo alimentare diffuso principalmente tra pazienti di età pediatrica, ma si ritrova spesso anche in individui adulti e, affinché possa esservi una diagnosi, è necessario che siano rispettati almeno uno dei seguenti criteri:
1. Perdita significativa di peso (o, in età evolutiva, mancata crescita ponderale/staturale).
2. Carenze nutrizionali significative.
3. Dipendenza dalla nutrizione artificiale enterale o da supplementi nutrizionali.
4. Interferenza marcata con il funzionamento psico-sociale.

L’eziologia dell’ARFID non è definita, analogamente agli altri disturbi alimentari è probabile che l’interazione tra fattori biologici e ambientali predisponga alla sua insorgenza. Ad esempio, la preparazione dei pasti, l’osservazione dei comportamenti della famiglia riguardo al cibo e l’esposizione a diete o ad un’alimentazione restrittiva in casa possono influenzare o predisporre allo sviluppo del suddetto disturbo. Da alcuni studi sono emerse ulteriori sottocategorie correlate alla restrizione alimentare quali sintomi gastrointestinali, alimentazione selettiva fin dalla prima infanzia, ansia generalizzata, insieme a fattori ambientali e socioculturali. È importante evidenziare come la diagnosi di ARFID possa essere effettuata considerando non soltanto una condizione di sottopeso dell’individuo, poiché il calo ponderale o la crescita lenta sono solo una delle potenziali espressioni dei criteri diagnostici.
In letteratura sono state descritte tre presentazioni primarie del disturbo in esame:
- Paura di conseguenze avverse, caratterizzata dal timore di un esito negativo consequenziale all’atto di mangiare (soffocamento, vomito, dolore addominale, diarrea).
-Mancanza di interesse/scarso appetito, si presenta con la dimenticanza di mangiare, con mancato interesse o piacere nel mangiare, oppure vi può essere una disregolazione dell’appetito con sazietà precoce e scarsa fame.
-Sensibilità sensoriale si definisce come l’evitamento di specifici alimenti a causa di ipersensibilità alla consistenza, al gusto e all’odore.
La conseguenza dell’evitamento/restrizione cronica dell’assunzione di cibo può essere l’incapacità di fornire al corpo nutrienti ed energia sufficienti, che si traduce nella maggior parte dei casi in un significativo calo ponderale. L'ARFID può portare a gravi conseguenze dovute alla malnutrizione, rischio di amenorrea, carenze nutrizionali, bradicardia, intervallo QT prolungato all'elettrocardiogramma e anomalie elettrolitiche come l'ipokaliemia. Inoltre, questo disturbo è associato a marcate compromissioni psico-sociali e della qualità della vita, come difficoltà legate a mangiare fuori casa, il contesto familiare, il disagio generale per le limitazioni alimentari.
DGBI (Disorder of Gut-Brain Interaction) è un termine recente che comprende molteplici disturbi che si verificano in oltre il 40% degli adulti e dei bambini ed ha sostituito la dicitura di “disturbi gastrointestinali funzionali”, con la pubblicazione di Roma IV nel 2016, poiché il termine “funzionale” dava una percezione di minore gravità rispetto ad altri disturbi. Il DGBI racchiude diverse condizioni patologiche come la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) e la dispepsia funzionale (FD), disturbi esofagei e patologie gastroduodenali. La sintomatologia del disordine correlato all’interazione intestino-cervello comprende:
• disturbi della motilità,
• ipersensibilità viscerale,
• alterazione della funzione immunitaria e della mucosa,
• alterazione del microbiota intestinale,
• alterazione della funzione centrale,
• alterata elaborazione del sistema nervoso (SNC).

Sintomi clinicamente significativi di ARFID sono stati riportati nel 13-40% dei soggetti con DGBI, in quanto tra le varie osservazioni vi è la paura del paziente di consumare determinati alimenti per evitare di esacerbare o promuovere l’insorgenza di sintomi gastrointestinali.
Si analizzano tre modalità di sviluppo dell’ARFID in relazione al DGBI: esso può esistere prima di un DGBI; può presentarsi in concomitanza al disturbo dell’asse intestino-cervello o il paziente potrebbe avere un DGBI preesistente rispetto all’ARFID.
La comorbilità tra DGBI e ARFID pone l’attenzione sul ruolo delle diete di esclusione frequentemente utilizzate nel trattamento dei DGBI, le quali possono mettere a rischio alcuni pazienti di sviluppare l’ARFID, e, l’evitamento continuo degli alimenti può rafforzare e prolungare i sintomi del disturbo stesso. Per questo, l’identificazione del modo in cui ARFID e DGBI possono rafforzarsi a vicenda è fondamentale per individuare i fattori coinvolti e migliorare i sintomi. L’utilizzo di test di screening in caso di sintomi del disturbo evitante/restrittivo è utile al fine di garantire un adeguato trattamento terapeutico ed evitare le raccomandazioni standard nella gestione dietetica del DGBI, in quanto possono essere controproducenti nei soggetti ARFID. È fondamentale che il nutrizionista monitori e segua nel tempo il paziente con un piano alimentare strettamente personalizzato, adeguandolo alle sue esigenze e volto al miglioramento della sintomatologia, consentendo al paziente di vivere un rapporto sereno con il cibo.
English version
There is a high overlap between gut-brain axis disorders (DGBI) and eating disorders; in particular in the gastroenterological context there is a growing recognition of eating disorders not focused on weight/shape issues, such as avoidant/restrictive eating disorder (ARFID). Food selectivity is a typical phase of early childhood characterized by the exclusion or rejection of foods based on colour, taste, consistency, especially fruit and vegetables; this phase can resolve spontaneously or evolve into an avoidant/restrictive eating disorder. ARFID, included in the DSM-5, is an eating disorder widespread mainly among pediatric patients, but is also often found in adults and for a diagnosis to be made, at least one of the following criteria must be met:
1. Significant weight loss (or, in developmental age, lack of weight/height growth).
2. Significant nutritional deficiencies.
3. Dependence on artificial enteral nutrition or nutritional supplements.
4. Marked interference with psychosocial functioning.
The etiology of ARFID is not defined, similarly to other eating disorders it is likely that the interaction between biological and environmental factors predisposes to its onset. For example, preparing meals, observing family behaviors regarding food and exposure to diets or restrictive eating at home can influence or predispose to the development of the aforementioned disorder. From some studies, further subcategories related to food restriction have emerged such as gastrointestinal symptoms, selective eating from early childhood, generalized anxiety, together with environmental and sociocultural factors. It is important to highlight how the diagnosis of ARFID can be made considering not only the individual's underweight condition, since weight loss or slow growth are only one of the potential expressions of the diagnostic criteria.
Three primary presentations of the disorder in question have been described in the literature:
- Fear of adverse consequences, characterized by the fear of a negative outcome resulting from eating (choking, vomiting, abdominal pain, diarrhea).
-Lack of interest/poor appetite, presents with forgetting to eat, with lack of interest or pleasure in eating, or there may be appetite dysregulation with early satiety and poor hunger.
-Sensory sensitivity is defined as the avoidance of specific foods due to hypersensitivity to texture, taste and smell.
The consequence of chronic avoidance/restriction of food intake can be the inability to provide the body with sufficient nutrients and energy, which in most cases results in significant weight loss. ARFID can lead to serious consequences due to malnutrition, risk of amenorrhea, nutritional deficiencies, bradycardia, prolonged QT interval on electrocardiogram, and electrolyte abnormalities such as hypokalemia. Furthermore, this disorder is associated with marked psycho-social and quality of life impairments, such as difficulties related to eating out, family context, general discomfort due to food limitations.
DGBI (Disorder of Gut-Brain Interaction) is a recent term that includes multiple disorders that occur in over 40% of adults and children and has replaced the term "functional gastrointestinal disorders", with the publication of Rome IV in 2016 , since the term “functional” gave a less serious perception compared to other disorders. DGBI encompasses several pathological conditions such as irritable bowel syndrome (IBS) and functional dyspepsia (FD), esophageal disorders and gastroduodenal pathologies. Symptoms of gut-brain interaction disorder include:
• motility disorders,
• visceral hypersensitivity,
• alteration of immune and mucosal function,
• alteration of the intestinal microbiota,
• alteration of the central function,
• impaired processing of the nervous system (CNS).

Clinically significant symptoms of ARFID have been reported in 13-40% of subjects with DGBI, as among various observations, there is the patient's fear of consuming certain foods to avoid exacerbating or promoting the onset of gastrointestinal symptoms.
Three ways of developing the ARFID in relation to the DGBI are analyzed: it can exist before a DGBI; it may occur in conjunction with the gut-brain axis disorder or the patient may have a pre-existing DGBI compared to ARFID.
The comorbidity between DGBI and ARFID draws attention to the role of exclusion diets frequently used in the treatment of DGBI, which may place some patients at risk of developing ARFID and continued food avoidance may strengthen and prolong the symptoms of the disorder itself. Therefore, identifying how ARFID and DGBI can reinforce each other is crucial to identifying the factors involved and improving symptoms. The use of screening tests in case of symptoms of avoidant/restrictive disorder is useful in order to guarantee adequate therapeutic treatment and avoid the standard recommendations in the dietary management of DGBI, as they can be counterproductive in ARFID subjects. It is essential that the nutritionist monitors and follows the patient over time with a strictly personalized food plan, adapting it to his needs and aimed at improving the symptoms, allowing the patient to experience a peaceful relationship with food.
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