Tesi etd-01132021-114018 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BARABINO, MICHELE
URN
etd-01132021-114018
Titolo
L'invasivita del captatore informatico e la nuova disciplina delle intercettazioni
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Bonini, Valentina
Parole chiave
- captatore informatico invasività intercettazioni
Data inizio appello
01/02/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’evoluzione digitale della società ha influenzato non poco la delinquenza abituale: oggi, infatti, molti reati sono compiuti con l’ausilio di strumenti tecnologici; per continuare a svolgere il compito di reprimere la criminalità, anche gli organi investigativi si sono serviti delle nuove tecnologie. Gli ultimi anni, in particolare, hanno visto l’affermazione del captatore informatico, il trojan horse: si tratta di un malware che viene inoculato all’interno di un dispositivo portatile (smartphone, tablet, personal computer), non per danneggiarlo o per distruggerlo, bensì per controllarlo e apprendere qualsiasi dato che ivi possa trovarsi, compresi indizi o prove di un reato.
Le potenzialità di questo strumento sono straordinarie: sebbene sia disciplinato all’interno del Capo IV del Libro III del codice di procedura penale, ovvero la parte riguardante le intercettazioni, le sue funzioni vanno ben oltre la possibilità di captare comunicazioni e conversazioni.
L’utilizzo del captatore informatico ha suscitato, però, non poche problematiche e perplessità: se da un lato i benefici portati all’efficienza investigativa sono notevoli, dall’altro non possiamo ignorare il fatto che le sue potenzialità si scontrano in maniera evidente con i diritti inviolabili della Costituzione italiana, in particolar modo con gli articoli 14 e 15, che invocano l’inviolabilità del domicilio e la libertà e segretezza della corrispondenza. Diritti che sono riconosciuti anche a livello sovranazionale, non solo dal Trattato dell’Unione Europea, ma anche dalla normativa CEDU (articolo 8).
L’elaborato si propone di esaminare la disciplina codicistica delle intercettazioni e di come l’uso del captatore informatico abbia cambiato il sistema investigativo. Saranno prese in considerazioni le pronunce giurisprudenziali più importanti e le due riforme legislative che hanno disciplinato lo strumento, ovvero il decreto legislativo 216/2017 e il decreto legge 161/2019, convertito con modifiche in legge 7/2020, la quale è entrata in vigore il 28 febbraio ed è divenuta efficacie il 1 settembre dello stesso anno (le restrizioni seguite ai provvedimenti emanati per il contenimento della pandemia da virus Covid 19 hanno posticipato l’efficacia della legge, che avrebbe dovuto riguardare tutti i procedimenti penali iscritti dopo il 30 aprile 2020).
Non mancano, inoltre, riflessioni dottrinali riguardanti l’utilizzo del trojan: viene sottolineato come lo strumento consenta, oltre che l’attivazione da remoto del microfono del dispositivo bersaglio al fine di eseguire intercettazioni (attività chiamata online surveillance), la realizzazione a distanza di perquisizioni online e l’apprensione di dati informatici (attività chiamata online search) nel dispositivo portatile, mediante l’attivazione del malware in funzione Keylogger, Screenshot e Screencast.
Le potenzialità di questo strumento sono straordinarie: sebbene sia disciplinato all’interno del Capo IV del Libro III del codice di procedura penale, ovvero la parte riguardante le intercettazioni, le sue funzioni vanno ben oltre la possibilità di captare comunicazioni e conversazioni.
L’utilizzo del captatore informatico ha suscitato, però, non poche problematiche e perplessità: se da un lato i benefici portati all’efficienza investigativa sono notevoli, dall’altro non possiamo ignorare il fatto che le sue potenzialità si scontrano in maniera evidente con i diritti inviolabili della Costituzione italiana, in particolar modo con gli articoli 14 e 15, che invocano l’inviolabilità del domicilio e la libertà e segretezza della corrispondenza. Diritti che sono riconosciuti anche a livello sovranazionale, non solo dal Trattato dell’Unione Europea, ma anche dalla normativa CEDU (articolo 8).
L’elaborato si propone di esaminare la disciplina codicistica delle intercettazioni e di come l’uso del captatore informatico abbia cambiato il sistema investigativo. Saranno prese in considerazioni le pronunce giurisprudenziali più importanti e le due riforme legislative che hanno disciplinato lo strumento, ovvero il decreto legislativo 216/2017 e il decreto legge 161/2019, convertito con modifiche in legge 7/2020, la quale è entrata in vigore il 28 febbraio ed è divenuta efficacie il 1 settembre dello stesso anno (le restrizioni seguite ai provvedimenti emanati per il contenimento della pandemia da virus Covid 19 hanno posticipato l’efficacia della legge, che avrebbe dovuto riguardare tutti i procedimenti penali iscritti dopo il 30 aprile 2020).
Non mancano, inoltre, riflessioni dottrinali riguardanti l’utilizzo del trojan: viene sottolineato come lo strumento consenta, oltre che l’attivazione da remoto del microfono del dispositivo bersaglio al fine di eseguire intercettazioni (attività chiamata online surveillance), la realizzazione a distanza di perquisizioni online e l’apprensione di dati informatici (attività chiamata online search) nel dispositivo portatile, mediante l’attivazione del malware in funzione Keylogger, Screenshot e Screencast.
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