Tesi etd-01132016-220210 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CASINI, CHIARA
URN
etd-01132016-220210
Titolo
L'imaging in Risonanza Magnetica quale elemento predittivo di evoluzione verso la malignità del nodulo in cirrosi
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Neri, Emanuele
Parole chiave
- hcc
- hcc
- high-grade dysplastic nodule
- liver-specific contrast agents
- magnetic resonance
- mezzi di contrasto epatospecifici
- nodulo displasico di alto grado
- risonanza magnetica
Data inizio appello
02/02/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il carcinoma epatocellulare rappresenta la più frequente evoluzione della cirrosi epatica.
Allo stato dell’arte, la diagnosi di epatocarcinoma viene posta grazie all’impiego delle metodiche di Imaging (Ecografia, Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica); in particolare, lo studio del comportamento dinamico della lesione dopo somministrazione di mezzo di contrasto permette di evidenziare il tipico comportamento dell’epatocarcinoma.
Sebbene quindi lo studio della fase dinamica rappresenti il fondamento diagnostico, oggigiorno sono disponibili particolari mezzi di contrasto, classificati come mezzi di contrasto epatobiliari, utilizzabili negli studi di Risonanza Magnetica, che permettono di esplorare la funzionalità e il grado di differenziazione degli epatociti, consentendo di suggerire l’eventuale progressione in senso maligno del nodulo anche in fasi precoci.
Scopo del nostro studio è stato quello di effettuare una valutazione retrospettiva delle intensità di segnale delle nodularità su cirrosi atipiche da un punto di vista di enhancement vascolare, in modo da identificare elementi predittivi di evoluzione verso la malignità. In secondo luogo, abbiamo valutato la tempistica di evoluzione verso la malignità delle nodularità.
Il nostro studio origina dalle osservazioni emerse dall’analisi di dati estrapolati da un dedicato database, nel quale sono stati inseriti i dati relativi alla valutazione imaging dei pazienti cirrotici che hanno effettuato almeno un esame di Risonanza Magnetica con Gd-EOB-DTPA nel periodo compreso tra Gennaio 2013 e Giugno 2015.
Sulla base di tale database, abbiamo retrospettivamente selezionato due distinti gruppi di pazienti:
Gruppo 1, nel quale sono stati inseriti pazienti che rispondevano ai seguenti criteri di inclusione:
(1) pazienti che avevano effettuato due esami RM di follow up con Gd-EOB-DTPA entro sei mesi; (2) pazienti che mostravano almeno un nodulo ipovascolare in fase arteriosa e ipointenso in fase tardiva dinamica e/o in fase epatobiliare al primo esame RM con Gd-EOB-DTPA (Tempo 0 MR); (3) pazienti che non presentavano noduli riferibili a HCC tipici al Tempo0 RM; (4) pazienti nei quali il nodulo atipico all’esame RM al tempo 0 era progredito ad HCC all’esame RM al tempo 1, sulla base degli attuali criteri dinamici; (5) nessun trattamento percutaneo né intravascolare era stato effettuato su alcun nodulo nel periodo tra l’esame RM al tempo 0 e al tempo 1. Infine, dal nostro database istituzionale, abbiamo selezionato 34 pazienti consecutivi (M: 23 , F: 11 ,età media:70aa; range: 48-84) che rispettavano i criteri di inclusione, con un numero totale di noduli atipici alla Tempo0 RM progrediti ad HCC all’esame RM al tempo 1 di 59.
Gruppo 2: come gruppo di controllo abbiamo selezionato 13 pazienti espiantati (M: 8, F: 5, età media: 62aa; range: 43-64), nei fegati nativi dei quali era stato evidenziato all’analisi istologica post espianto, almeno 1 nodulo displasico di alto grado (HGDN), per un totale di 33 HGDN.
Tutti i 17 pazienti avevano eseguito un esame RM con Gd-EOB-DTPA entro 6 mesi da trapianto (Tempo 0 RM).
Sono state valutate in termini quantitativi, le intensità di segnale delle nodularità nelle diverse fasi dello studio RM, in particolare, sono state registrate le intensità di segnale sia dei noduli progrediti in HCC sia degli HGDN diagnosticati su fegati espiantati all’esame RM effettuato al Tempo 0 nelle sequenze: basale T2 e T1 pesate, arteriosa, tardiva ed epatobiliare.
I dati ottenuti dall’analisi delle intensità di segnale nelle diverse fasi di acquisizione sono stati confrontati con un software dedicato per analisi statistiche biomediche, applicando il test Chi quadrato.
L’analisi con curva ROC (receiver operating characteristics) è stata effettuata per valutare la progressione temporale verso la malignità.
Sono stati considerati come significativi, valori di P ottenuti <0.05.
Sulla base di risultati ottenuti, l’associazione più significativa nel predire l’evoluzione maligna delle nodularità atipiche (come comportamento dinamico) in cirrosi è risultato essere la ipointensità nodulare nelle fasi tardiva dello studio dinamico ed in fase epatobiliare (p= 0.0001).
Ulteriore fattore che pone il sospetto di rapida progressione verso la malignità è la isointensità delle nodularità nelle sequenze basali sia T2, sia T1 pesate (p=0.03).
Infine, ulteriore fattore predittivo verso evoluzione maligna è risultato essere la isointensità della nodularità in fase arteriosa associato alla ipointensità della stessa in fase epatobiliare (p=0.03).
Riguardo alla tempistica di evoluzione, dall’analisi dei nostri dati è emerso che il 60% (63/92) dei noduli ipointensi in fase tardiva dello studio dinamico ed in fase epatobiliare entro 6 mesi progrediva verso la carcinogenesi franca, diagnosticata sulla base del comportamento dinamico tipico (“wash in” in fase arteriosa e “wash out” in fase epatobiliare).
In definitiva, in base ai risultati del nostro studio, è lecito affermare che, sebbene a tutt’oggi il comportamento tipico allo studio dinamico permetta di formulare diagnosi di HCC su fegati cirrotici con alta specificità, nel caso di noduli atipici allo studio vascolare, esistono elementi fortemente predittivi di rapida evoluzione verso la malignità.
Il riscontro di tali elementi permette di porre diagnosi di “premalignità”; tale riscontro è fondamentale al fine di stratificare i pazienti cirrotici in follow-up in classi di criticità, sulla base di rischio di progressione verso una condizione neoplastica.
Allo stato dell’arte, la diagnosi di epatocarcinoma viene posta grazie all’impiego delle metodiche di Imaging (Ecografia, Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica); in particolare, lo studio del comportamento dinamico della lesione dopo somministrazione di mezzo di contrasto permette di evidenziare il tipico comportamento dell’epatocarcinoma.
Sebbene quindi lo studio della fase dinamica rappresenti il fondamento diagnostico, oggigiorno sono disponibili particolari mezzi di contrasto, classificati come mezzi di contrasto epatobiliari, utilizzabili negli studi di Risonanza Magnetica, che permettono di esplorare la funzionalità e il grado di differenziazione degli epatociti, consentendo di suggerire l’eventuale progressione in senso maligno del nodulo anche in fasi precoci.
Scopo del nostro studio è stato quello di effettuare una valutazione retrospettiva delle intensità di segnale delle nodularità su cirrosi atipiche da un punto di vista di enhancement vascolare, in modo da identificare elementi predittivi di evoluzione verso la malignità. In secondo luogo, abbiamo valutato la tempistica di evoluzione verso la malignità delle nodularità.
Il nostro studio origina dalle osservazioni emerse dall’analisi di dati estrapolati da un dedicato database, nel quale sono stati inseriti i dati relativi alla valutazione imaging dei pazienti cirrotici che hanno effettuato almeno un esame di Risonanza Magnetica con Gd-EOB-DTPA nel periodo compreso tra Gennaio 2013 e Giugno 2015.
Sulla base di tale database, abbiamo retrospettivamente selezionato due distinti gruppi di pazienti:
Gruppo 1, nel quale sono stati inseriti pazienti che rispondevano ai seguenti criteri di inclusione:
(1) pazienti che avevano effettuato due esami RM di follow up con Gd-EOB-DTPA entro sei mesi; (2) pazienti che mostravano almeno un nodulo ipovascolare in fase arteriosa e ipointenso in fase tardiva dinamica e/o in fase epatobiliare al primo esame RM con Gd-EOB-DTPA (Tempo 0 MR); (3) pazienti che non presentavano noduli riferibili a HCC tipici al Tempo0 RM; (4) pazienti nei quali il nodulo atipico all’esame RM al tempo 0 era progredito ad HCC all’esame RM al tempo 1, sulla base degli attuali criteri dinamici; (5) nessun trattamento percutaneo né intravascolare era stato effettuato su alcun nodulo nel periodo tra l’esame RM al tempo 0 e al tempo 1. Infine, dal nostro database istituzionale, abbiamo selezionato 34 pazienti consecutivi (M: 23 , F: 11 ,età media:70aa; range: 48-84) che rispettavano i criteri di inclusione, con un numero totale di noduli atipici alla Tempo0 RM progrediti ad HCC all’esame RM al tempo 1 di 59.
Gruppo 2: come gruppo di controllo abbiamo selezionato 13 pazienti espiantati (M: 8, F: 5, età media: 62aa; range: 43-64), nei fegati nativi dei quali era stato evidenziato all’analisi istologica post espianto, almeno 1 nodulo displasico di alto grado (HGDN), per un totale di 33 HGDN.
Tutti i 17 pazienti avevano eseguito un esame RM con Gd-EOB-DTPA entro 6 mesi da trapianto (Tempo 0 RM).
Sono state valutate in termini quantitativi, le intensità di segnale delle nodularità nelle diverse fasi dello studio RM, in particolare, sono state registrate le intensità di segnale sia dei noduli progrediti in HCC sia degli HGDN diagnosticati su fegati espiantati all’esame RM effettuato al Tempo 0 nelle sequenze: basale T2 e T1 pesate, arteriosa, tardiva ed epatobiliare.
I dati ottenuti dall’analisi delle intensità di segnale nelle diverse fasi di acquisizione sono stati confrontati con un software dedicato per analisi statistiche biomediche, applicando il test Chi quadrato.
L’analisi con curva ROC (receiver operating characteristics) è stata effettuata per valutare la progressione temporale verso la malignità.
Sono stati considerati come significativi, valori di P ottenuti <0.05.
Sulla base di risultati ottenuti, l’associazione più significativa nel predire l’evoluzione maligna delle nodularità atipiche (come comportamento dinamico) in cirrosi è risultato essere la ipointensità nodulare nelle fasi tardiva dello studio dinamico ed in fase epatobiliare (p= 0.0001).
Ulteriore fattore che pone il sospetto di rapida progressione verso la malignità è la isointensità delle nodularità nelle sequenze basali sia T2, sia T1 pesate (p=0.03).
Infine, ulteriore fattore predittivo verso evoluzione maligna è risultato essere la isointensità della nodularità in fase arteriosa associato alla ipointensità della stessa in fase epatobiliare (p=0.03).
Riguardo alla tempistica di evoluzione, dall’analisi dei nostri dati è emerso che il 60% (63/92) dei noduli ipointensi in fase tardiva dello studio dinamico ed in fase epatobiliare entro 6 mesi progrediva verso la carcinogenesi franca, diagnosticata sulla base del comportamento dinamico tipico (“wash in” in fase arteriosa e “wash out” in fase epatobiliare).
In definitiva, in base ai risultati del nostro studio, è lecito affermare che, sebbene a tutt’oggi il comportamento tipico allo studio dinamico permetta di formulare diagnosi di HCC su fegati cirrotici con alta specificità, nel caso di noduli atipici allo studio vascolare, esistono elementi fortemente predittivi di rapida evoluzione verso la malignità.
Il riscontro di tali elementi permette di porre diagnosi di “premalignità”; tale riscontro è fondamentale al fine di stratificare i pazienti cirrotici in follow-up in classi di criticità, sulla base di rischio di progressione verso una condizione neoplastica.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Tesi_Cas...hiara.pdf | 659.95 Kb |
Contatta l’autore |