Tesi etd-01122022-090507 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MANFREDI, SARA
URN
etd-01122022-090507
Titolo
"Heu vincit Venus". Iconografia del mito del Giudizio di Paride dalle origini a Rubens
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- apple
- beauty
- bellezza
- Discord
- Discordia
- dream
- Eris
- giudizio
- Giunone
- judgement
- Juno
- Medici
- Mercurio
- Minerva
- Pamphili
- Paride
- Paris
- pomo
- Raffaello
- Raimondi
- Raphael
- Rubens
- sogno
- Venere
- Venus
Data inizio appello
31/01/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
31/01/2092
Riassunto
L’elaborato è frutto di una ricerca iconografica svolta su un episodio mitologico, il Giudizio di Paride, investito nel corso dei secoli da una notevole fortuna iconografica.
Le fonti letterarie riguardo il mito variano in base al periodo preso in considerazione, ma tradizionalmente si narra che Paride, il figlio di Priamo abbandonato sul Monte Ida quando era un neonato a causa di un sogno funesto, sia stato cresciuto come un pastore e in seguito scelto da Giove quale giudice di una gara di bellezza sorta tra le divinità Giunone, Minerva e Venere, in occasione delle nozze di Peleo e Teti. La contesa fu scatenata da Eris, dea della Discordia, che decise di vendicarsi per non essere stata invitata al matrimonio gettando tra le dee un pomo d’oro con scritto sopra “Alla più bella”. Dopo aver ascoltato i doni che le dee gli avrebbero offerto in cambio della vittoria, Paride scelse Venere come vincitrice della gara, ottenendo da quest’ultima l’amore della donna più bella della Grecia, Elena, moglie di Menelao. Una decisione che scatenerà la guerra di Troia.
Il lavoro, suddiviso in quattro capitoli, prende in considerazione le opere che trattano il mito sin dalle origini, dal VII sec. a.C., per concludersi con la prima metà del Seicento, in particolare con Pieter Paul Rubens che, del Giudizio, realizzò una serie di dipinti. Il fulcro centrale della tesi, tuttavia, è costituito dalla figura di Raffaello, il cui disegno – oggi perduto – è servito da modello per la stampa del Giudizio di Paride di Marcantonio Raimondi, considerata la rappresentazione più nota del mito, ripresa innumerevoli volte dagli artisti di epoche successive.
Le fonti letterarie riguardo il mito variano in base al periodo preso in considerazione, ma tradizionalmente si narra che Paride, il figlio di Priamo abbandonato sul Monte Ida quando era un neonato a causa di un sogno funesto, sia stato cresciuto come un pastore e in seguito scelto da Giove quale giudice di una gara di bellezza sorta tra le divinità Giunone, Minerva e Venere, in occasione delle nozze di Peleo e Teti. La contesa fu scatenata da Eris, dea della Discordia, che decise di vendicarsi per non essere stata invitata al matrimonio gettando tra le dee un pomo d’oro con scritto sopra “Alla più bella”. Dopo aver ascoltato i doni che le dee gli avrebbero offerto in cambio della vittoria, Paride scelse Venere come vincitrice della gara, ottenendo da quest’ultima l’amore della donna più bella della Grecia, Elena, moglie di Menelao. Una decisione che scatenerà la guerra di Troia.
Il lavoro, suddiviso in quattro capitoli, prende in considerazione le opere che trattano il mito sin dalle origini, dal VII sec. a.C., per concludersi con la prima metà del Seicento, in particolare con Pieter Paul Rubens che, del Giudizio, realizzò una serie di dipinti. Il fulcro centrale della tesi, tuttavia, è costituito dalla figura di Raffaello, il cui disegno – oggi perduto – è servito da modello per la stampa del Giudizio di Paride di Marcantonio Raimondi, considerata la rappresentazione più nota del mito, ripresa innumerevoli volte dagli artisti di epoche successive.
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