Tesi etd-01122017-203705 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CAIME, FLAVIA
URN
etd-01122017-203705
Titolo
Il profilo clinico e immunologico in una coorte di pazienti affetti da Sindrome da delezione del cromosoma 22
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Consolini, Rita
Parole chiave
- 22q11DS
- immunologia
- pediatria
- Sindrome da delezione del cromosoma 22
Data inizio appello
31/01/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Riassunto
Introduzione: La sindrome da delezione del cromosoma 22 (22q11DS) è causata da una microdelezione del braccio lungo del cromosoma 22.
La 22q11DS è una delle più comuni sindromi genetiche, con una prevalenza che va da 1 caso su 6000 nati vivi fino a 1:4000. E’ stata riportata, più recentemente, anche una prevalenza più elevata, grazie all’introduzione di nuove tecniche diagnostiche, più accurate e sensibili; maschi e femmine sono affetti in egual misura.
La 22q11DS di una patologia malformativa congenita, che si configura come un complesso sindromico multistemico. Lo spettro fenotipico è estremamente variabile, con più di 190 caratteristiche riportate in letteratura. Si ritrovano con maggior frequenza malformazioni cardiache, tetania ipocalciemica neonatale e ipoparatiroidismo, dismorfismi facciali, immunodeficienza a prevalente componente T-cellulare e ipo/aplasia timica, con infezioni ricorrenti. Recentemente è stato visto, inoltre, un incremento dell’incidenza di patologie autoimmuni nelle età adolescenziale e adulta.
Molte sono le alterazioni genetiche associate alla microdelezione del cromosoma 22 che si correlano alle diverse alterazioni fenotipiche della sindrome. Lo spettro immunologico è estremamente variabile: si spazia da pazienti con un normale profilo immunologico a pazienti con completa assenza di linfociti che necessitano un trattamento con trapianto di timo o di midollo osseo. Proprio per la varietà del quadro immunologico possono essere distinte due forme della sindrome: una forma parziale, nei pazienti con ipoplasia timica, e una forma completa, rara, nei pazienti con aplasia timica e severa o completa linfopenia T. Oltre al prevalente coinvolgimento delle cellule T e cellule natural killer, anche le cellule denditiche, e il compartimento umorale, mostrano spesso evidenti alterazioni nei pazienti affetti.
Scopo dello studio: L’obiettivo della tesi è una valutazione immunologica estesa dei pazienti arruolati e la stratificazione, se possibile, dei pazienti in diversi sottogruppi sulla base del profilo immunologico e/o su determinate caratteristiche cliniche (morbilità frequente, autoimmunità, ipocalcemia/ipoparatiroidismo).
Pazienti e metodi: Lo studio è stato condotto su una coorte di 23 pazienti affetti da 22q11DS in forma parziale, dei quali 21 in età pediatrica e 2 adulti. Tra questi 14 di sesso femminile e 9 di sesso maschile. Sono stati arruolati, inoltre, soggetti sani scelti all’interno dello stesso range di età dei pazienti.
Relativamente ai parametri clinici, sono stati identificati all’interno della nostra coorte: 10 pazienti senza morbilità frequente; 13 con morbilità frequente, dei quali 4 presentano associata anche patologie autoimmuni; 4 soggetti con sola patologia autoimmune (senza morbilità frequente); 5 pazienti con ipoparatiroidismo.
Dal punto di vista laboratoristico sono stati analizzati il fenotipo esteso della linea cellulare T e le cellule dendritiche, nei due sottotipi mieloidi e plasmacitoidi. Addizionalmente sono state valutate le cellule B e natural killer e i livelli di immunoglobuline sieriche, in particolare le classi IgG, IgA e IgM.
Le metodiche utilizzate ai fini dello studio sono state: per la diagnosi della microdelezione del cromosoma 22 le tecniche FISH e CGH array, la citofluorimetria, per la determinazione delle popolazioni e sottopopolazioni linfocitarie e delle cellule dendritiche, e la nefelometria per la determinazione delle immunoglobuline sieriche.
Risultati: I valori delle analisi di laboratorio hanno evidenziato una riduzione altamente significativa delle cellule T CD3+ in entrambi i subset, CD4+ e CD8+, nei pazienti rispetto ai controlli. D’interesse l’osservazione che all’interno dei subset CD4+ e CD8+, una riduzione altamente significativa delle sottopopolazioni naïve e recenti migranti timici. Uno dei valori più bassi di naïve è stato riscontrato in un paziente che ha sviluppato patologia tumorale.
La riduzione del numero assoluto di linfociti T non è predittiva del rischio di sviluppo di infezioni nei pazienti. Infatti, suddividendo i pazienti in due gruppi rispetto alla frequenza di morbilità, abbiamo visto che anche i pazienti che non presentano linfopenia T possono mostrare un quadro clinico caratterizzato da infezioni ricorrenti. Questo suggerisce che, come riportato in letteratura, la morbilità sia dovuta ad alterazioni del distretto otorinolaringoiatrico.
E’ stato rilevato un incremento delle cellule NK in 10 pazienti su 23 rispetto ai controlli per età. Una lieve riduzione delle classi A e M delle immunoglobuline sieriche è stata riscontrata nei pazienti rispetto ai controlli, ma non a un livello significativo.
Inoltre il numero assoluto delle cellule dendritiche circolanti nei pazienti è significativamente ridotto rispetto ai controlli sani. Tale riduzione sembra riconducibile al subset mieloide, in quanto il valore delle pDC risulta non significativamente diverso da quello dei controlli. Al contrario la percentuale (calcolata rispetto alle cellule mononucleate) delle DC totali, mDC e pDC nei pazienti non differisce dai controlli.
Conclusioni: La letteratura non riporta studi dettagliati sullo stato immune dei pazienti affetti da 22q11DS. Lo studio condotto sulla nostra coorte conferma il deficit di linfociti T e l’aumento, probabilmente compensatorio, delle cellule NK.
Tramite lo studio è stato raggiunto un interessante risultato riguardo le sottopopolazioni linfocitarie T naïve e recenti migranti timici, che conferma il deficit timico presente in questi pazienti. Il deficit timico sembra essere maggiormente presente in quei pazienti che sviluppano malattie infettive più severe.
Un’estensione dello studio ad un gruppo più ampio di pazienti e il follow-up dei parametri clinici e immunologici, può portare a una più precoce diagnosi e all’identificazione di un sottogruppo di pazienti a più alto rischio di sviluppare malattie autoimmuni, infettive e tumorali.
Introduzione: La sindrome da delezione del cromosoma 22 (22q11DS) è causata da una microdelezione del braccio lungo del cromosoma 22.
La 22q11DS è una delle più comuni sindromi genetiche, con una prevalenza che va da 1 caso su 6000 nati vivi fino a 1:4000. E’ stata riportata, più recentemente, anche una prevalenza più elevata, grazie all’introduzione di nuove tecniche diagnostiche, più accurate e sensibili; maschi e femmine sono affetti in egual misura.
La 22q11DS di una patologia malformativa congenita, che si configura come un complesso sindromico multistemico. Lo spettro fenotipico è estremamente variabile, con più di 190 caratteristiche riportate in letteratura. Si ritrovano con maggior frequenza malformazioni cardiache, tetania ipocalciemica neonatale e ipoparatiroidismo, dismorfismi facciali, immunodeficienza a prevalente componente T-cellulare e ipo/aplasia timica, con infezioni ricorrenti. Recentemente è stato visto, inoltre, un incremento dell’incidenza di patologie autoimmuni nelle età adolescenziale e adulta.
Molte sono le alterazioni genetiche associate alla microdelezione del cromosoma 22 che si correlano alle diverse alterazioni fenotipiche della sindrome. Lo spettro immunologico è estremamente variabile: si spazia da pazienti con un normale profilo immunologico a pazienti con completa assenza di linfociti che necessitano un trattamento con trapianto di timo o di midollo osseo. Proprio per la varietà del quadro immunologico possono essere distinte due forme della sindrome: una forma parziale, nei pazienti con ipoplasia timica, e una forma completa, rara, nei pazienti con aplasia timica e severa o completa linfopenia T. Oltre al prevalente coinvolgimento delle cellule T e cellule natural killer, anche le cellule denditiche, e il compartimento umorale, mostrano spesso evidenti alterazioni nei pazienti affetti.
Scopo dello studio: L’obiettivo della tesi è una valutazione immunologica estesa dei pazienti arruolati e la stratificazione, se possibile, dei pazienti in diversi sottogruppi sulla base del profilo immunologico e/o su determinate caratteristiche cliniche (morbilità frequente, autoimmunità, ipocalcemia/ipoparatiroidismo).
Pazienti e metodi: Lo studio è stato condotto su una coorte di 23 pazienti affetti da 22q11DS in forma parziale, dei quali 21 in età pediatrica e 2 adulti. Tra questi 14 di sesso femminile e 9 di sesso maschile. Sono stati arruolati, inoltre, soggetti sani scelti all’interno dello stesso range di età dei pazienti.
Relativamente ai parametri clinici, sono stati identificati all’interno della nostra coorte: 10 pazienti senza morbilità frequente; 13 con morbilità frequente, dei quali 4 presentano associata anche patologie autoimmuni; 4 soggetti con sola patologia autoimmune (senza morbilità frequente); 5 pazienti con ipoparatiroidismo.
Dal punto di vista laboratoristico sono stati analizzati il fenotipo esteso della linea cellulare T e le cellule dendritiche, nei due sottotipi mieloidi e plasmacitoidi. Addizionalmente sono state valutate le cellule B e natural killer e i livelli di immunoglobuline sieriche, in particolare le classi IgG, IgA e IgM.
Le metodiche utilizzate ai fini dello studio sono state: per la diagnosi della microdelezione del cromosoma 22 le tecniche FISH e CGH array, la citofluorimetria, per la determinazione delle popolazioni e sottopopolazioni linfocitarie e delle cellule dendritiche, e la nefelometria per la determinazione delle immunoglobuline sieriche.
Risultati: I valori delle analisi di laboratorio hanno evidenziato una riduzione altamente significativa delle cellule T CD3+ in entrambi i subset, CD4+ e CD8+, nei pazienti rispetto ai controlli. D’interesse l’osservazione che all’interno dei subset CD4+ e CD8+, una riduzione altamente significativa delle sottopopolazioni naïve e recenti migranti timici. Uno dei valori più bassi di naïve è stato riscontrato in un paziente che ha sviluppato patologia tumorale.
La riduzione del numero assoluto di linfociti T non è predittiva del rischio di sviluppo di infezioni nei pazienti. Infatti, suddividendo i pazienti in due gruppi rispetto alla frequenza di morbilità, abbiamo visto che anche i pazienti che non presentano linfopenia T possono mostrare un quadro clinico caratterizzato da infezioni ricorrenti. Questo suggerisce che, come riportato in letteratura, la morbilità sia dovuta ad alterazioni del distretto otorinolaringoiatrico.
E’ stato rilevato un incremento delle cellule NK in 10 pazienti su 23 rispetto ai controlli per età. Una lieve riduzione delle classi A e M delle immunoglobuline sieriche è stata riscontrata nei pazienti rispetto ai controlli, ma non a un livello significativo.
Inoltre il numero assoluto delle cellule dendritiche circolanti nei pazienti è significativamente ridotto rispetto ai controlli sani. Tale riduzione sembra riconducibile al subset mieloide, in quanto il valore delle pDC risulta non significativamente diverso da quello dei controlli. Al contrario la percentuale (calcolata rispetto alle cellule mononucleate) delle DC totali, mDC e pDC nei pazienti non differisce dai controlli.
Conclusioni: La letteratura non riporta studi dettagliati sullo stato immune dei pazienti affetti da 22q11DS. Lo studio condotto sulla nostra coorte conferma il deficit di linfociti T e l’aumento, probabilmente compensatorio, delle cellule NK.
Tramite lo studio è stato raggiunto un interessante risultato riguardo le sottopopolazioni linfocitarie T naïve e recenti migranti timici, che conferma il deficit timico presente in questi pazienti. Il deficit timico sembra essere maggiormente presente in quei pazienti che sviluppano malattie infettive più severe.
Un’estensione dello studio ad un gruppo più ampio di pazienti e il follow-up dei parametri clinici e immunologici, può portare a una più precoce diagnosi e all’identificazione di un sottogruppo di pazienti a più alto rischio di sviluppare malattie autoimmuni, infettive e tumorali.
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