Tesi etd-01122005-100051 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Caputo, Doriano
Indirizzo email
dorianocaputo@libero.it
URN
etd-01122005-100051
Titolo
Caratteristiche sedimentarie e paleoambientali dei depositi tardo messiniani di Cava Serredi (Li): implicazioni nell'interpretazione dell'evento 'Lago-mare'
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
relatore Dott. Sarti, Giovanni
Parole chiave
- Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
28/01/2005
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/01/2045
Riassunto
Elaborato
La presente tesi è il risultato di un lavoro multidisciplinare che ha avuto come scopo l’analisi e paleoambientale della fauna ad otoliti raccolta nei depositi terrigeni tardo miocenici di Cava Serredi, con l’intento di fornire nuovi dati in merito alla porzione terminale della Crisi di Salinità messiniana, meglio conosciuta come fase ‘Lago-mare’.
Il lavoro svolto si è basato sull’integrazione di dati derivanti da analisi di carattere paleontologico, sedimentologico e biostratigrafico. Tale studio è stato effettuato sulla successione tardo-miocenica affiorante presso Cava Serredi. La cava in questione è situata sulla strada che collega la S.S. 206 con il paese di Gabbro, piccolo centro a Sud di Pisa, in provincia di Livorno.
Tale lavoro è stato svolto, preliminarmente, mediante una fase di campagna, con lo scopo di effettuare l’interpretazione della successione stratigrafica affiorante in tale cava. Questa successione è limitata superiormente dal limite Mio-Pliocene ed inferiormente dagli affioramenti, recentemente esposti dall’attività estrattiva tuttora attiva. L’individuazione di otto livelli di accumulo, in questa fase, ha permesso di effettuare la campionatura dei resti ittici, soprattutto di otoliti, mediante il prelevamento di circa 600 dm3 di materiale. Sono stati raccolti, inoltre, numerosi campioni per l’analisi micropaleontologica, volta all’individuazione di markers biostratigrafici e, quando possibile, paleoambientali. Successivamente, tali campioni, sono stati preparati in laboratorio al fine di separare i fossili dal sedimento, i dati ottenuti sono stati analizzati da un punto di vista sia qualitativo sia statistico, con l’intento di fornire un quadro paleoambientale e paleoecologico, il più completo possibile, dell’associazione rinvenuta.
I dati acquisiti hanno permesso di descrivere e classificare gli otoliti ottenuti, la fauna è risultata essere composta da 5186 otoliti appartenenti a 21 taxa, tra i quali si registra la presenza di due generi stenoalini marini (Diaphus e Grammonus) e di almeno 11 taxa a sicura affinità marina tra gli otoliti e di alcuni scheletri articolati, anch’essi ad affinità marina. Tale caratteristica è evidenziata dalla presenza di gruppi marini occasionalmente migranti in acque salmastre, da forme tipicamente di ambiente transizionale, ma che necessitano del mare ai fini riproduttivi o da forme le cui larve e gli individui giovani stazionano in ambienti salmastri e protetti, ma migrano in mare non appena raggiunta lo stadio adulto. Le considerazioni effettuate, in merito alla peleoecologica ricavata dall’analisi dell’associazione, permettono di sostenere la presenza di un bacino marino nel Mediterraneo Messiniano. Lo studio paleoambientale interpretativo delle ittiofaune fossili costituisce un nuovo approccio all’analisi del modello della Crisi di Salinità, sebbene, fino ad oggi, il loro significato potenziale non sia mai stato preso realmente in considerazione.
La revisione della numerosa letteratura riguardante l’evento ‘Lago-mare’, unitamente ai dati acquisiti in questa sede, hanno permesso di riconsiderare le caratteristiche di tale evento e, in generale, di tutta la Crisi di Salinità. Si è potuto così concludere che gli assetti paleoambientali e paleoceanografici del Mediterraneo Messiniano, necessitano di una sostanziale revisione da un punto di vista sia sedimentologico sia paleoambientale.
Le nuove ipotesi paleogeografiche e paleoambientali formulabili per la fase ‘Lago-mare’ andrebbero comunque testate in altre sequenze ed estese cronologicamente all’intero Messiniano, cosi da produrre un quadro di maggiore completezza in merito alle cause ed agli eventi ecologici, climatici, oceanografici e biogeografici che ebbero luogo nel Mediterraneo Messiniano.
La presente tesi è il risultato di un lavoro multidisciplinare che ha avuto come scopo l’analisi e paleoambientale della fauna ad otoliti raccolta nei depositi terrigeni tardo miocenici di Cava Serredi, con l’intento di fornire nuovi dati in merito alla porzione terminale della Crisi di Salinità messiniana, meglio conosciuta come fase ‘Lago-mare’.
Il lavoro svolto si è basato sull’integrazione di dati derivanti da analisi di carattere paleontologico, sedimentologico e biostratigrafico. Tale studio è stato effettuato sulla successione tardo-miocenica affiorante presso Cava Serredi. La cava in questione è situata sulla strada che collega la S.S. 206 con il paese di Gabbro, piccolo centro a Sud di Pisa, in provincia di Livorno.
Tale lavoro è stato svolto, preliminarmente, mediante una fase di campagna, con lo scopo di effettuare l’interpretazione della successione stratigrafica affiorante in tale cava. Questa successione è limitata superiormente dal limite Mio-Pliocene ed inferiormente dagli affioramenti, recentemente esposti dall’attività estrattiva tuttora attiva. L’individuazione di otto livelli di accumulo, in questa fase, ha permesso di effettuare la campionatura dei resti ittici, soprattutto di otoliti, mediante il prelevamento di circa 600 dm3 di materiale. Sono stati raccolti, inoltre, numerosi campioni per l’analisi micropaleontologica, volta all’individuazione di markers biostratigrafici e, quando possibile, paleoambientali. Successivamente, tali campioni, sono stati preparati in laboratorio al fine di separare i fossili dal sedimento, i dati ottenuti sono stati analizzati da un punto di vista sia qualitativo sia statistico, con l’intento di fornire un quadro paleoambientale e paleoecologico, il più completo possibile, dell’associazione rinvenuta.
I dati acquisiti hanno permesso di descrivere e classificare gli otoliti ottenuti, la fauna è risultata essere composta da 5186 otoliti appartenenti a 21 taxa, tra i quali si registra la presenza di due generi stenoalini marini (Diaphus e Grammonus) e di almeno 11 taxa a sicura affinità marina tra gli otoliti e di alcuni scheletri articolati, anch’essi ad affinità marina. Tale caratteristica è evidenziata dalla presenza di gruppi marini occasionalmente migranti in acque salmastre, da forme tipicamente di ambiente transizionale, ma che necessitano del mare ai fini riproduttivi o da forme le cui larve e gli individui giovani stazionano in ambienti salmastri e protetti, ma migrano in mare non appena raggiunta lo stadio adulto. Le considerazioni effettuate, in merito alla peleoecologica ricavata dall’analisi dell’associazione, permettono di sostenere la presenza di un bacino marino nel Mediterraneo Messiniano. Lo studio paleoambientale interpretativo delle ittiofaune fossili costituisce un nuovo approccio all’analisi del modello della Crisi di Salinità, sebbene, fino ad oggi, il loro significato potenziale non sia mai stato preso realmente in considerazione.
La revisione della numerosa letteratura riguardante l’evento ‘Lago-mare’, unitamente ai dati acquisiti in questa sede, hanno permesso di riconsiderare le caratteristiche di tale evento e, in generale, di tutta la Crisi di Salinità. Si è potuto così concludere che gli assetti paleoambientali e paleoceanografici del Mediterraneo Messiniano, necessitano di una sostanziale revisione da un punto di vista sia sedimentologico sia paleoambientale.
Le nuove ipotesi paleogeografiche e paleoambientali formulabili per la fase ‘Lago-mare’ andrebbero comunque testate in altre sequenze ed estese cronologicamente all’intero Messiniano, cosi da produrre un quadro di maggiore completezza in merito alle cause ed agli eventi ecologici, climatici, oceanografici e biogeografici che ebbero luogo nel Mediterraneo Messiniano.
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