Tesi etd-01112022-115201 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
DE VITA, FRANCESCO
URN
etd-01112022-115201
Titolo
LA VIDEOCONFERENZA NEL PROCESSO PENALE: EVOLUZIONE, UTILIZZI E PROSPETTIVE DI EFFICIENZA
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Galgani, Benedetta
Parole chiave
- esame a distanza
- partecipazione a distanza
- prospettive di efficienza
- videoconferencing in judicial proceedings
- videoconferenza giudiziaria
Data inizio appello
01/02/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’elaborato di Tesi si concentra sull’uso che nel processo – e più in generale nel procedimento – penale si fa dei sistemi di videoconference, ossia di quelle tecnologie, rientranti nel genus delle ICT, che permettono, grazie a collegamenti audiovisivi, di compiere un atto o realizzare riunioni virtuali tra persone fisicamente dislocate in posti lontani o, più genericamente, tali da non consentire un rapporto audiovisivo diretto. L’utilizzo che si è fatto di questi strumenti è sensibilmente cambiato nel corso del tempo. La disciplina delle videoconferenze giudiziarie – composta principalmente dagli artt. 147-bis e 146-bis disp. att. c.p.p – è, infatti, stata introdotta dalla l. 7 Agosto 1992, n. 356, prima, e corroborata dalla l. 7 Gennaio 1998, n. 11, poi, nel tentativo di cercare di arginare i fenomeni criminali di stampo mafioso, particolarmente gravi e funesti negli anni ’90. La disciplina ha in seguito subito notevoli modifiche ad opera della l. 103 del 2017, la c.d. riforma “Orlando”, la quale ha ampliato, in riferimento all’art. 146-bis disp. att. c.p.p. relativo alla partecipazione a distanza, le ipotesi obbligatorie, e non, di collegamento audiovisivo, trasformando, di fatto, la partecipazione a distanza nel tipo di partecipazione ordinaria per i soggetti detenuti per i reati c.d. di prima fascia. In ultimo, a causa dell’emergenza pandemica in atto, negli ultimi due anni si è assistito ad un grande – e innovativo quanto criticato in dottrina e dalle istituzioni forensi – utilizzo dei sistemi di videoconference, usati, ad esempio, per la celebrazione in toto telematica di alcune udienze o per dar luogo alla camera di consiglio, nel tentativo di evitare il contagio da Sars-Cov-2 e alla tendenza, destinata con grande probabilità a diventare una realtà consolidata nel futuro post-pandemico, per la “smaterializzazione” del rito penale. Nel presente elaborato, ricostruendo cronologicamente le implementazioni della videoconferenza giudiziaria, dall’origine, fino ai più recenti utilizzi, si è cercato, anche sottolineando – oltre alla ratio – le incoerenze, le criticità normative e i numerosi dubbi di legittimità costituzionale, di far sorgere interrogativi e riflessioni circa le potenzialità delle tecnologie di videoconferenza per l’accertamento penale. In altre parole, cercando di adottare il punto di vista di un osservatore esterno e – quanto più possibile – obiettivo, analizzando la parabola finora compiuta dalla videoconferenza giudiziaria, si è tentato di delineare una nuova – e certamente non definitiva – concezione delle tecnologie in questione e del loro rapporto con il rito penale. Queste, infatti, al pari di tutte le ICT, possono far da base, come è forse inevitabile in virtù dell’avvento della digital era, ad un processo che può rimanere, nonostante l’innovazione, un processo giusto, efficace ed efficiente. Del resto, la principale sfida del diritto penale contemporaneo, così come emerge anche dalle più recenti deleghe al governo – ad opera della riforma c.d. “Cartabia”, l. 27 Settembre 2021, n. 134 – e dal panorama sovranazionale, soprattutto dai rilievi della Council of Europe European Commission for the efficiency of justice (CEPEJ), è evolversi in chiave digitale, di certo, ma senza rinunciare a quel sostrato valoriale che da sempre lo caratterizza, il quale può essere utilizzato per fornire spunti per un utilizzo assiologicamente orientato delle nuove tecnologie digitali ed informatiche.
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