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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01112021-102912


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
MACRI', GIADA
URN
etd-01112021-102912
Titolo
"Fat Anchor Orchiopexy": nuova tecnica chirurgica trans-scrotale per criptorchidismo. Studio anatomo-chirurgico e clinico su 150 casi.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Spinelli, Claudio
Parole chiave
  • criptorchidismo
  • orchidopessi
  • trans-scrotale
  • fat anchor
Data inizio appello
26/01/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/01/2091
Riassunto
Il criptorchidismo, o testicolo ritenuto (UDT) è la più frequente anomalia del tratto urogenitale maschile riscontrata al momento della nascita. Si parla di criptorchidismo quando, nel bambino a 6-12 mesi di vita, non si è completata correttamente la discesa del testicolo nella borsa scrotale, la quale rappresenta una protezione meccanica per la gonade e permette inoltre di mantenerla alla temperatura adeguata.
Questa condizione patologica ha delle implicazioni cliniche molto importanti, in quanto può causare un anomalo sviluppo del testicolo e alterarne la funzionalità. Nel lungo periodo può associarsi inoltre a sviluppo di infertilità, torsione testicolare e degenerazione maligna del testicolo stesso.
Per prevenire queste complicanze, si è rivelato fondamentale intervenire precocemente tra i 6 e 12 mesi di vita, qualora il testicolo non sia ancora disceso autonomamente. È estremamente raro, infatti, se non impossibile, che la discesa spontanea avvenga dopo i 6 mesi.
La procedura chirurgica più frequentemente utilizzata per trattare il criptorchidismo è l’orchidopessi, ovvero la fissazione chirurgica del testicolo ritenuto nella borsa scrotale, che si è rivelata efficace nel limitare il rischio di infertilità. In associazione alla chirurgia, la terapia ormonale può migliorare la maturazione spermatica e, successivamente, i parametri dello spermiogramma.
La tecnica di orchidopessi varia a seconda della posizione del testicolo ritenuto, individuata mediante l’esame obiettivo. Gli accessi utilizzati sono quelli inguino-scrotale e quello esclusivamente scrotale. Attualmente le procedure più eseguite sono la tecnica secondo Shoemaker, per quanto riguarda il doppio accesso inguinale e scrotale, e quella secondo Bianchi e Squire, che prevede invece l’accesso scrotale, e le loro modificazioni. Sono state proposte numerose tecniche chirurgiche per ancorare il testicolo nello scroto, una volta che è stato condotto nella corretta posizione, al fine di mantenerlo in sede; tuttavia, il metodo ottimale rimane ancora controverso. La tecnica introdotta per la prima volta in letteratura dal professor Spinelli, nota come “Fat Anchor Orchiopexy” (FAO), prevede un accesso tramite incisione trasversa scrotale, eseguita all’altezza della massima estensione caudale che il testicolo riesce a raggiungere, e utilizza un “ventaglio” di forma trapezoidale di tessuto adiposo sotto-scrotale per fissare il testicolo in sede.
Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare i risultati e il follow-up a lungo termine, nei pazienti criptorchidi trattati con questa procedura chirurgica. Abbiamo eseguito un‘analisi retrospettiva su 150 bambini con criptorchidismo unilaterale o bilaterale, sottoposti a FAO da Maggio 2013 a Maggio 2019 nella Sezione Dipartimentale Universitaria di Chirurgia Pediatrica e Adolescenziale dell’Università di Pisa.
Ci siamo inoltre concentrati sull’anatomia chirurgica della regione scrotale, cercando di caratterizzare meglio il tessuto adiposo utilizzato durante la procedura chirurgica. Il grasso sottocutaneo è scarsamente rappresentato nello scroto, se non completamente assente nell’adulto, probabilmente per contribuire alla regolazione termica del testicolo, che necessita di temperature di 34°C circa per la conservazione degli spermatozoi.
Come è ben noto, la parete scrotale che avvolge il testicolo e i suoi annessi, deriva in parte, e come tale è continuazione, della parete addominale. Durante la sua discesa dalla posizione intra-addominale verso la sacca scrotale, il testicolo si trova ad essere avvolto da rivestimenti derivati dagli strati sierosi, muscolari e fibrosi della parete addominale. Questi, accompagnando il processo vaginale nella sua discesa, partecipano innanzitutto alla formazione del canale inguinale e, in secondo luogo, a costituire parte del rivestimento del testicolo nella nuova sede. Mancando lo strato adiposo sottocutaneo, la cute scrotale è intimamente adesa al Dartos sottostante, derivante dalla fusione di fascia di Camper, fascia di Scarpa e fibre muscolari lisce. A sua volta lo strato sottocutaneo è suddivisibile in fascia di Dartos e strato sottodartoico, più in profondità, costituito da tessuto connettivo lasso che rappresenta il piano di scorrimento della cute sui tessuti circostanti.
Nei bambini in età prepuberale un piccolo strato di grasso sottocutaneo, probabilmente derivante dalla fascia di Camper, prima che questa si unisca a quella di Scarpa a costituire il Dartos, è ancora presente. Questo aspetto, citato da alcuni autori in letteratura, è stato confermato nei pazienti presi in esame nel nostro studio. In tutti i bambini operati infatti, si è evidenziata la presenza di tessuto adiposo sub-scrotale, che è stato appunto utilizzato per portare a termine l’orchidopessi secondo Spinelli.
In tutti i casi presi in esame, il processo di guarigione post-operatorio è stato rapido e non sono state segnalate infezioni delle ferite chirurgiche, riportando inoltre ottimi risultati anche in termini estetici. Durante un periodo medio di follow-up di 48 mesi, non sono state segnalate retrazioni, recidive o atrofia testicolare, le quali rappresentano le maggiori complicanze dell’intervento di orchidopessi. Lo studio ha quindi confermato la sicurezza e l’efficacia di questa nuova tecnica nel trattamento dei testicoli ritenuti in posizione distale.
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