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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-01102022-163431


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PACINI, MARIA DOMENICA
URN
etd-01102022-163431
Titolo
Land grabbing e Slum: il circolo vizioso delle espulsioni
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI E COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
Relatori
relatore Prof.ssa Paone, Sonia
relatore Dott. Macchioni, Fabio
Parole chiave
  • neocolonialismo
  • espulsioni
  • slum
  • land grabbing
Data inizio appello
31/01/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
31/01/2092
Riassunto
La tesi analizza come una determinata visione del mondo stia generando due fenomeni di espulsione. Il Land grabbing: un fenomeno sempre più diffuso che espelle le popolazioni rurali dalle loro terre, e la crescita di insediamenti informali slum: dove gli ultimi sono espulsi dalle opportunità offerte dallo spazio urbano.
Il land grabbing è spesso definito come neocolonialismo, per questo motivo il primo capitolo ripercorrerà le fasi salienti del primo colonialismo. Si partirà dalla conquista dell’America, per proseguire con un breve accenno alla tratta degli schiavi e il loro utilizzo nelle piantagioni; l’ascesa di un nuovo modello economico: “Economia mondo” e il primato che conquistò l’Inghilterra.
Lo scopo, oltre a dare un sub-strato storico alla tesi è di rendere evidente come proprio in quel periodo la natura divenne merce e inizia l’ipersfruttamento delle risorse naturali.
Nel secondo capitolo molto brevemente si ricostruirà la nascita del pensiero ecologista, perché se oggi si parla di land grabbing e no d’investimenti esteri, lo dobbiamo a una presa di coscienza ecologista e umanitaria.
Il terzo capitolo sarà dedicato alla analisi dettagliata del fenomeno del land grabbing. In questo capitolo si analizza un tipo speciale di merce: la terra. Si parte dal 2008 quando due crisi mondiali: finanziaria e agricola portano entrambe a quello che De Castro chiama “corsa alla terra”.
Si tematizzano due visioni del mondo che ruotano attorno alla questione terra: la visione di chi detiene il potere economico e/o politico mondiale o nazionale, che considera l’acquisizione della terra da parte di stati stranieri, multinazionali o semplici privati un’opportunità per tutti, è la narrazione win-win.
L’altra posizione è di chi quelle terre le sta abitando da generazioni, ma non può provarne il possesso. Queste persone sono scacciate dalle proprie terre con metodi anche brutali, la loro visione è chiara, non hanno dubbi, si tratta di furto, di nuovo colonialismo; accanto a questo gruppo ci sono varie associazioni civili.
Ogni attore della vicenda è trattato separatamente con lo scopo di rendere il più chiaro possibile un fenomeno molto nebuloso.
Si presta particolare attenzione alle definizioni perché le parole creano il nostro modo di vedere il mondo e gli altri. Il land grabbing esiste anche grazie a una guerra di parole, descrivere le popolazioni locali come sottosviluppate evoca persone cui va portata la cultura, i saperi, i cui modi di agire sono irrazionali, dunque, è una fortuna che qualcuno si occupi di loro. Eppure queste popolazioni hanno saputo coesistere con una natura ostile da centinaia d’anni, si possano veramente considerare, privi di cultura?
Per riunire i diversi aspetti del land grabbing, al termine del capitolo, è presentato un caso, dove è coinvolta anche un’azienda italiana.
L’ultimo capitolo tratta degli slum, luoghi conosciuti anche come baraccopoli, bidonville, barios, favelas… tanti nomi dati per quello che è chiamato anche il “vivere informale” di un’umanità lasciata indietro. Vivere informale è una locuzione edulcorata per dire vite da scarto. Lo scarto di un modo malato di concepire la vita: il mercato doveva risolvere tutti i problemi, ha mantenuto la sua promessa o ha cambiato solo i valori? Sappiamo chi sono gli uomini o le donne più ricchi del pianeta no i più saggi. Il mercato che avrebbe dovuto risolvere tutto vede nel land grabbing, nella distruzione degli ecosistemi, nella crescita delle città che hanno perso il loro profilo liberatorio per acquistare il volto di baraccopoli infinite il suo fallimento
Dopo la caduta del muro di Berlino (1989) F. Fukuyama (1992) parlò di “fine della storia” il capitalismo aveva dimostrato di essere superiore a ogni altro sistema mai concepito. La distesa degli slum nel mondo, in ogni continente in ogni nazione ci dovrebbe dimostrare che non è così.
Chi sono gli abitanti degli Slum? Una parte della popolazione degli slum proviene dal rurale tra questi anche gli sfollati del land grabbing. Una parte è spinta fuori dai centri urbani riqualificati, secondo alcuni autori, ad esempio F. van Noorloos, C. Klaufus, Griet Steel, anche questo dovrebbe essere considerato accaparramento di terra.
La vita negli slum è la precarietà fatta città, nessuno è sicuro che la propria casa, anche se una baracca, non sarà distrutta per bonificare la zona. I ricchi si accaparrano i posti migliori e il vivere informale si sposta sempre più lontano dal centro città in zone che nessuno vuole, molte volte anche contaminate dagli scarti del vivere stellare di una piccola parte della popolazione umana: molti slum nascono sulle montagne di rifiuti dei ricchi.
La riflessione finale vuole essere uno spunto per uscire da questo circolo vizioso di espulsioni.
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