Tesi etd-01102020-115350 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
PIEROTTI, DEBORA
URN
etd-01102020-115350
Titolo
Modulazione farmacologica dell'autofagia come possibile approccio terapeutico della Sclerosi Laterale Amiotrofica
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Dott.ssa Piano, Ilaria
relatore Prof.ssa Gargini, Maria Claudia
relatore Prof.ssa Gargini, Maria Claudia
Parole chiave
- Arimoclomol
- autofagia
- induttori di autofagia
- Litio
- Metformina
- Rapamicina
- Sclerosi Laterale Amiotrofica
- SLA
- Tamoxifene
Data inizio appello
29/01/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che consentono i movimenti della muscolatura volontaria. Si tratta di una patologia con decorso rapido, a prognosi ed esito finale infausti.
Ad oggi, viene ancora considerata una patologia rara, sebbene rappresenti la più frequente tra le malattie degenerative dei motoneuroni.
Nonostante la letteratura sia ricca di studi, le cause e i meccanismi eziopatogenetici che conducono all’insorgenza della malattia restano, per gran parte, ancora sconosciuti. Sappiamo che si tratta di una patologia ad eziologia multifattoriale provocata dall’instaurarsi di meccanismi patogeni multipli, probabilmente concatenati e che non si escludono a vicenda.
Attualmente, non sono ancora state individuate terapie farmacologiche in grado di arrestare o almeno rallentare significativamente la progressione della malattia; gli approcci terapeutici, sia di tipo farmacologico che non farmacologici puntano a preservare più a lungo possibile la qualità di vita dei pazienti, alleviandone i sintomi e tentando di rallentare il declino funzionale.
L’identificazione di trattamenti più efficaci e nuovi bersagli terapeutici risulta quindi fondamentale.
Uno degli argomenti oggetto di studio da diversi anni a questa parte riguarda la comprensione degli effetti tossici provocati dalle proteine mal ripiegate e dagli aggregati da esse formati che vengono a crearsi all’interno del citoplasma dei motoneuroni: questi aggregati sembrerebbero capaci di alterare diversi meccanismi e funzioni intracellulari fondamentali con conseguenti effetti neurotossici. Gli aggregati derivano da una non efficiente rimozione delle proteine con conformazione errata da parte di sistemi specializzati e contengono proteine associate alla malattia (come SOD1, TDP-43 e diverse altre). È stato osservato che nei motoneuroni l’induzione farmacologica del processo autofagico rappresenta una risposta protettiva, attivata con lo scopo di eliminare le proteine errate che sfuggono ad altri sistemi di degradazione, di mantenere l’omeostasi neuronale evitando in questo modo la morte neuronale.
Ad oggi, viene ancora considerata una patologia rara, sebbene rappresenti la più frequente tra le malattie degenerative dei motoneuroni.
Nonostante la letteratura sia ricca di studi, le cause e i meccanismi eziopatogenetici che conducono all’insorgenza della malattia restano, per gran parte, ancora sconosciuti. Sappiamo che si tratta di una patologia ad eziologia multifattoriale provocata dall’instaurarsi di meccanismi patogeni multipli, probabilmente concatenati e che non si escludono a vicenda.
Attualmente, non sono ancora state individuate terapie farmacologiche in grado di arrestare o almeno rallentare significativamente la progressione della malattia; gli approcci terapeutici, sia di tipo farmacologico che non farmacologici puntano a preservare più a lungo possibile la qualità di vita dei pazienti, alleviandone i sintomi e tentando di rallentare il declino funzionale.
L’identificazione di trattamenti più efficaci e nuovi bersagli terapeutici risulta quindi fondamentale.
Uno degli argomenti oggetto di studio da diversi anni a questa parte riguarda la comprensione degli effetti tossici provocati dalle proteine mal ripiegate e dagli aggregati da esse formati che vengono a crearsi all’interno del citoplasma dei motoneuroni: questi aggregati sembrerebbero capaci di alterare diversi meccanismi e funzioni intracellulari fondamentali con conseguenti effetti neurotossici. Gli aggregati derivano da una non efficiente rimozione delle proteine con conformazione errata da parte di sistemi specializzati e contengono proteine associate alla malattia (come SOD1, TDP-43 e diverse altre). È stato osservato che nei motoneuroni l’induzione farmacologica del processo autofagico rappresenta una risposta protettiva, attivata con lo scopo di eliminare le proteine errate che sfuggono ad altri sistemi di degradazione, di mantenere l’omeostasi neuronale evitando in questo modo la morte neuronale.
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Tesi non consultabile. |