Tesi etd-01102019-214126 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
SABATTINI, ARIANNA
URN
etd-01102019-214126
Titolo
Velocimetria Doppler sulle arterie uterine nella pre-eclampsia: correlazione con le manifestazioni materne e fetali della sindrome.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Strigini, Francesca Anna Letizia
Parole chiave
- arterie uterine
- manifestazioni fetali
- placenta
- pre-eclampsia
- velocimetria Doppler
Data inizio appello
29/01/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
La pre-eclampsia è una delle cause più importanti di mortalità e morbilità sia materna che feto-neonatale. Tale sindrome viene attualmente distinta in una forma precoce e in una tardiva. In particolare, la forma ad esordio precoce sarebbe causata da un difetto nella placentazione che avviene in maniera asintomatica nella prima metà della gravidanza, e successivamente provoca uno stress ossidativo che determina la pre-eclampsia conclamata. Nella forma ad esordio tardivo, invece, le alterazioni della placentazione sono minime, e lo stress ossidativo sarebbe legato ad uno sviluppo placentare tale da non poter più sostenere le proprie richieste di ossigeno (soprattutto in donne con comorbilità come la sindrome metabolica).
Lo studio della velocimetria Doppler sulle arterie uterine ha un ruolo fondamentale per la valutazione del processo di placentazione e quindi può costituire un elemento importante nella predizione della pre-eclampsia, in particolare per le forme ad esordio precoce.
Non è invece noto se un quadro patologico alla velocimetria Doppler sulle arterie uterine sia anche correlato con la gravità delle manifestazioni materne e fetali in corso di pre-eclampsia.
Lo scopo di questa tesi è stato quindi quello di valutare se la velocimetria Doppler sulle arterie uterine possa avere un ruolo predittivo per le diverse manifestazioni sia fetali che materne che si possono presentare nella pre-eclampsia.
Sono state incluse nello studio 74 pazienti consecutive affette da pre-eclampsia, che nell’arco di 10 anni (2008-2017) avessero effettuato almeno un esame velocimetrico Doppler sulle arterie uterine negli ambulatori di ecografia ostetrica dell’Università di Pisa.
I dati raccolti comprendevano, oltre a quelli della velocimetria Doppler sulle arterie uterine (presenza o assenza del notch protodiastolico e valori elevati di PI), anche parametri che potessero indicare il grado di compromissione materna (riscontro di sindrome HELLP completa o parziale e/o di eclampsia imminente/conclamata) e fetale (morte fetale intrauterina o interruzione volontaria di gravidanza, restrizione della crescita intrauterina, valori patologici all’esame velocimetrico Doppler sull’arteria ombelicale, assenza o inversione dell’onda a sul dotto venoso, tracciati cardiotocografici suggestivi di sofferenza fetale).
I risultati del presente studio hanno dimostrato una correlazione significativa fra un quadro patologico della velocimetria Doppler sulle arterie uterine e l’età gestazionale al parto (29,2 + 0,4 vs 33,4 + 0,5 settimane; p < 0,0001). Inoltre, una velocimetria Doppler alterata sulle arterie uterine, indicava un rischio aumentato di riduzione del diametro medio dell’addome fetale (MAD) (38% vs 12%; p = 0,0389), valori velocimetrici Doppler sull’arteria ombelicale patologici (assenza o inversione del flusso in telediastole, valori di PI aumentati; 40% vs 13%; p = 0,0172) e un esito sfavorevole composito fetale (costituito da feti che presentavano MAD < M – 2 DS, valori velocimetrici Doppler sull’arteria ombelicale patologici, assenza o inversione dell’onda a sul dotto venoso, distacco di placenta, morte intrauterina o interruzione volontaria di gravidanza, tracciati cardiotocografici patologici (39% vs 15%; p = 0,0132).
Il rischio di manifestazioni materne non era invece significativamente aumentato in presenza di Doppler patologico sulle arterie uterine (sindrome HELLP: 60%; eclampsia imminente/conclamata: 36%) in confronto alle gravidanze con velocimentria Doppler normale (rispettivamente 47% e 30%).
I risultati del presente studio sono in accordo con quanto riportato in letteratura sulla capacità della velocimetria Doppler sulle arterie uterine di predire la restrizione della crescita fetale.
Al contrario, la mancata predittività della velocimetria Doppler sulle arterie uterine rispetto alle manifestazioni materne suggerisce che queste siano correlate all’entità dello stress ossidativo, indipendentemente dai meccanismi con cui è prodotto.
Inoltre, non si è dimostrata alcuna correlazione significativa fra le manifestazioni materne e fetali nel corso di pre-eclampsia, a dimostrazione del fatto che la compromissione del benessere fetale fondamentalmente non dipende dalla gravità del quadro materno.
Lo studio della velocimetria Doppler sulle arterie uterine ha un ruolo fondamentale per la valutazione del processo di placentazione e quindi può costituire un elemento importante nella predizione della pre-eclampsia, in particolare per le forme ad esordio precoce.
Non è invece noto se un quadro patologico alla velocimetria Doppler sulle arterie uterine sia anche correlato con la gravità delle manifestazioni materne e fetali in corso di pre-eclampsia.
Lo scopo di questa tesi è stato quindi quello di valutare se la velocimetria Doppler sulle arterie uterine possa avere un ruolo predittivo per le diverse manifestazioni sia fetali che materne che si possono presentare nella pre-eclampsia.
Sono state incluse nello studio 74 pazienti consecutive affette da pre-eclampsia, che nell’arco di 10 anni (2008-2017) avessero effettuato almeno un esame velocimetrico Doppler sulle arterie uterine negli ambulatori di ecografia ostetrica dell’Università di Pisa.
I dati raccolti comprendevano, oltre a quelli della velocimetria Doppler sulle arterie uterine (presenza o assenza del notch protodiastolico e valori elevati di PI), anche parametri che potessero indicare il grado di compromissione materna (riscontro di sindrome HELLP completa o parziale e/o di eclampsia imminente/conclamata) e fetale (morte fetale intrauterina o interruzione volontaria di gravidanza, restrizione della crescita intrauterina, valori patologici all’esame velocimetrico Doppler sull’arteria ombelicale, assenza o inversione dell’onda a sul dotto venoso, tracciati cardiotocografici suggestivi di sofferenza fetale).
I risultati del presente studio hanno dimostrato una correlazione significativa fra un quadro patologico della velocimetria Doppler sulle arterie uterine e l’età gestazionale al parto (29,2 + 0,4 vs 33,4 + 0,5 settimane; p < 0,0001). Inoltre, una velocimetria Doppler alterata sulle arterie uterine, indicava un rischio aumentato di riduzione del diametro medio dell’addome fetale (MAD) (38% vs 12%; p = 0,0389), valori velocimetrici Doppler sull’arteria ombelicale patologici (assenza o inversione del flusso in telediastole, valori di PI aumentati; 40% vs 13%; p = 0,0172) e un esito sfavorevole composito fetale (costituito da feti che presentavano MAD < M – 2 DS, valori velocimetrici Doppler sull’arteria ombelicale patologici, assenza o inversione dell’onda a sul dotto venoso, distacco di placenta, morte intrauterina o interruzione volontaria di gravidanza, tracciati cardiotocografici patologici (39% vs 15%; p = 0,0132).
Il rischio di manifestazioni materne non era invece significativamente aumentato in presenza di Doppler patologico sulle arterie uterine (sindrome HELLP: 60%; eclampsia imminente/conclamata: 36%) in confronto alle gravidanze con velocimentria Doppler normale (rispettivamente 47% e 30%).
I risultati del presente studio sono in accordo con quanto riportato in letteratura sulla capacità della velocimetria Doppler sulle arterie uterine di predire la restrizione della crescita fetale.
Al contrario, la mancata predittività della velocimetria Doppler sulle arterie uterine rispetto alle manifestazioni materne suggerisce che queste siano correlate all’entità dello stress ossidativo, indipendentemente dai meccanismi con cui è prodotto.
Inoltre, non si è dimostrata alcuna correlazione significativa fra le manifestazioni materne e fetali nel corso di pre-eclampsia, a dimostrazione del fatto che la compromissione del benessere fetale fondamentalmente non dipende dalla gravità del quadro materno.
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